Fiorella Schiavo: il BIM nell’architettura del paesaggio

Architetto abilitato al Politecnico di Milano, dopo il Master in Architettura del Paesaggio (IFLA) presso l’Universitat Politècnica de Catalunya e il Dottorato in Geografia, Pianificazione territoriale e Gestione ambientale presso l’Università di Barcellona, Fiorella Schiavo oggi è BIM Manager presso lo studio LAND, a capo del gruppo di ricerca per lo sviluppo del LIM landscape information modelling®, oltre che consulente BIM specializzata nell’applicazione di questa metodologia alla progettazione del paesaggio e alla rigenerazione urbana, come racconta a BIMportale.

Quale è stato il suo percorso professionale fino a diventare BIM Manager?
Il mio interesse per il BIM, così come quello per l’architettura del paesaggio, è nato negli anni dell’Università, con un primo approccio all’utilizzo di software come Archicad e Autocad. Le difficoltà che riscontravo nell’integrare questi due software mi hanno portato a voler conoscere anche Revit e Rhino seguendo un corso durante un’esperienza Erasmus in Spagna alla IE University di Segovia, realtà accademica particolarmente innovativa per l’insegnamento di tecnologie e strumenti informatici in architettura.
Dopo i primi anni di esperienza professionale come progettista, nel 2016 ho avuto l’opportunità di collaborare con un’impresa di Barcellona che stava accreditandosi come centro di formazione Autodesk: mi occupavo di preparare i programmi di formazione per gli architetti che volevano specializzarsi nell’uso del BIM e, allo stesso tempo, ho iniziato a seguire progetti internazionali complessi con il ruolo di BIM Coordinator. In quel momento il mio percorso è diventato sempre più marcatamente orientato al BIM e questo mi ha portato ad approfondire le conoscenze relative agli strumenti, al computational design, seguendo progetti anche molto diversi tra loro, non solo architettonici ma anche impiantistici, di ingegneria civile e infrastrutture. Finché sono riuscita a unire i due grandi filoni di mio interesse, quello del BIM e quello dell’architettura del paesaggio: un percorso che nel 2020 mi ha portata ad assumere il ruolo di BIM Manager del gruppo LAND.

Lei è anche la cofondatrice di BIM Creatives: di cosa si tratta?
BIM Creatives è la società che ho cofondato con l’idea di portare il BIM negli studi professionali con un approccio di consulenza orientato alla sostenibilità ambientale, all’architettura del paesaggio ma anche alla formazione e all’accompagnamento all’utilizzo degli strumenti. In BIM Creatives mettiamo in sinergia i temi del landscape con quelli della sostenibilità ambientale ed energetica aiutando i professionisti che applicano questa metodologia a plasmare e gestire progetti di qualità in modo più efficace. Siamo un team caratterizzato da una consolidata esperienza progettuale e da un solido background nella ricerca accademica e questo ci consente di tradurre in BIM sfide complesse ed esplorare approcci meno convenzionali.

Quali sono le caratteristiche principali della sua figura professionale all’interno dello studio LAND?
Oltre a gestire tutti i temi che riguardano l’implementazione della metodologia BIM nei progetti, seguire l’interfaccia con le altre discipline e il coordinamento di progetti complessi, mi occupo anche dello sviluppo delle competenze all’interno dello studio e di creare un percorso di crescita e di formazione per i colleghi, sia nella sede in Italia che in Germania e Svizzera.
Per rendere il BIM una metodologia diffusa e calata all’interno dello studio, portiamo avanti la visione del “progettista BIM”, cioè un architetto del paesaggio in grado, a vari livelli, di gestire i ruoli e le metodologie legate all’applicazione del BIM.

In che modo viene utilizzata la metodologia BIM in LAND? Come siete strutturati?
Abbiamo distribuito le competenze e il ruolo di Coordinamento BIM all’interno dello studio in modo orizzontale: in ognuna delle business unit di LAND c’è una figura di riferimento per il BIM. Non esiste un team di esperti BIM e un team di progettisti: c’è un team unico in cui i progettisti hanno una competenza, maggiore o minore a seconda dei casi, su questi temi, per far sì che nel gruppo che segue il progetto ci sia una trasversalità di competenze.
L’adozione del BIM è uno standard per tutte le grosse commesse. Invece nei progetti di medie dimensioni o in quelli in cui il landscape non ha un grande peso spesso non è richiesto.
Noi cerchiamo comunque di utilizzarlo perché ci aiuta a progettare meglio e ci permette di inserirci nel processo multidisciplinare dell’opera.

Cos’è il progetto di ricerca LIM portato avanti da LAND?
La dicitura LIM esiste in ambito dell’architettura del paesaggio ed è spesso usata come traduzione di “BIM per l’architettura del paesaggio”. Lo studio LAND ha sviluppato uno strumento proprio, una metodologia applicata all’uso del BIM, per valutare la performance che un progetto ha sul paesaggio che ha chiamato appunto LIM landscape information modelling®.
Abbiamo introdotto degli indicatori per valutare la performance e i servizi eco-sistemici che un progetto paesaggistico dà alla città o al territorio in cui è inserito. Gli indicatori misurano la qualità dell’aria, la produzione ossigeno, la presenza di allergeni (importanti per esempio nell’ambito di progetti di scuole ospedali); altri sono legati all’acqua, al bisogno idrico della vegetazione, alle capacità dalle specie di trattenere acqua anche in relazione alla specificità del suolo e alle sue caratteristiche di permeabilità. Questi dati servono al progettista per prendere decisioni migliori, ma anche alla committenza per pianificare una gestione adeguata e ottenere certificazioni di sostenibilità, oltre che al fruitore per conoscere lo spazio urbano e la natura in cui vive.

Quali sono i vantaggi del BIM nell’ambito dell’architettura del paesaggio?
I paesaggisti lavorano con materia vivente, piante ed elementi naturali, quindi hanno la necessità di considerare non solo dati fissi ma anche delle variabili che cambiano nel corso del tempo. Per esempio, la capacità di un albero di produrre ossigeno o assorbire CO2 cambia nel corso della sua crescita. Concetti come la quarta dimensione, (il tempo), la quinta dimensione (i costi), la gestione di un’opera in tutto il suo ciclo di vita e la sostenibilità sono particolarmente importanti per tradurre il dinamismo della natura in un modello BIM.
Permangono poi tutti i vantaggi “classici” del BIM nella progettazione, se pur declinati in modo differente rispetto al mondo architettonico tradizionale. Per esempio la clash detection nell’architettura del paesaggio permette di indagare se le radici degli alberi compromettono i sottoservizi, o se le fronde disturbano l’illuminazione in città.
Un altro importante vantaggio del BIM è la possibile integrazione con i sistemi di informazione geografica e con la metodologia GIS, che ci consente di lavorare su una scala territoriale più grande.

Qual è lo scenario del BIM applicato all’architettura del paesaggio e quali sono gli ostacoli alla sua diffusione?
Il BIM per il landscape è meno codificato e meno diffuso rispetto che nell’architettura tradizionale, nonostante dal mio punto di vista sia più necessario proprio per le caratteristiche intrinseche alla disciplina di essere interfaccia tra interno ed esterno, tra edifici, natura e città, in una multidisciplinarità che ben si sposa con l’idea cardine della collaborazione legata al BIM.
A volte si riscontra una mancanza di integrazione tra la disciplina del paesaggio e le altre coinvolte in un progetto; inoltre nell’IFC per il landscape è difficile classificare elementi a livello dettagliato, non ci sono tante categorie previste, al di là di quello che genericamente viene definito “contesto”.
Infine, parlando di LOD e gradi di dettaglio nella progettazione, questi sono calibrati sull’edilizia e quindi i paesaggisti difficilmente riescono a ottenere LOD elevati; si fa ancora molta fatica a spiegare che i LOD legati al paesaggio sono inferiori a quelli dell’architettura. E questo non è uno svantaggio, poiché i paesaggisti spesso non hanno la necessità di ottenere un’immagine fedelissima della realtà, serve piuttosto fare un’approssimazione progressiva e trattare nel modo corretto l’informazione.

Può raccontarci qualche progetto significativo su cui sta lavorando in BIM?
Cito MIND, Milano Innovation District, un’area di un milione di metri quadrati alle porte di Milano che sorgerà nella ex sede Expo e ospiterà il campus dell’Università Statale di Milano, lo Human Technopole e il nuovo ospedale Galeazzi. È un progetto a cui stiamo lavorando da diversi anni, che ha portato lo studio a effettuare una transizione consolidando internamente l’utilizzo del BIM in molteplici aspetti.

 

 

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Giornalista della redazione di BIMportale, professionista della comunicazione e del marketing per il settore AEC – Architetture Engineering & Construction. Ha lavorato per molti anni nell’editoria B2B dirigendo una delle principali testate specializzate per l’industria delle costruzioni, per la quale è stato autore di numerosi articoli, inchieste e speciali. Durante questa lunga esperienza editoriale ha avuto modo di vivere e monitorare direttamente l’evoluzione del settore e la sua continua trasformazione, lavorando a stretto contatto con i principali protagonisti del mercato: imprese edili, progettisti, committenti, produttori. Su tali premesse nel 2007 ha fondato l’agenzia di comunicazione e marketing Sillabario, che si occupa delle attività di comunicazione e ufficio stampa di importanti marchi industriali del settore delle costruzioni.


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