Square Architects nasce nel 2021 dall’idea di quattro amici e architetti che, unendosi, hanno colto l’occasione per esercitare un nuovo modo di fare architettura, più sensibile ai temi della sostenibilità, sempre sfruttando i processi digitali, come ci ha raccontato Fabrizio Pontico, uno dei quattro soci fondatori.
Da quali esigenza di mercato nasce Square Architects?
Abbiamo deciso di fondare il nostro studio nel 2021, ma l’idea è nata molti anni prima sui banchi della Facoltà di Architettura Roma Tre. Insieme, abbiamo poi svolto il master in BIM a Lecco nella sede di “Volcano High” prima di fare, separatamente, esperienze professionali diverse in grandi studi di architettura e ingegneria. Abbiamo recentemente festeggiato i tre anni di attività e possiamo affermare di essere cresciuti molto, non solo dal punto di vista delle competenze, ma anche in termini di organico, infatti il nostro team è attualmente composto da nove professionisti tra architetti e ingegneri.
Nasciamo prima di tutto per dare spazio a nuovo modo di concepire l’architettura e progettare dal concept alla realizzazione dell’opera introducendo nuove tecnologie costruttive, investire su soluzioni energeticamente efficienti, sfruttando i processi digitali, ponendoci sul mercato per prima cosa come progettisti.
Il nostro approccio è totalmente digitale e questo ci porta oggi ad essere spesso chiamati come consulenti con l’incarico di portare avanti il processo di gestione di un progetto BIM. Crediamo molto che le nuove tecnologie devono essere viste come strumenti a supporto della creatività, non come dei limiti: la digitalizzazione permette all’architetto di poter gestire i processi in maniera più efficiente e con una maggiore qualità di esecuzione. A mio avviso, anche l’acronimo BIM (Building Information Modeling) è superato perché riduce i metodi e i processi che lo definiscono alla sola produzione di modelli tridimensionali. Per questo motivo noi preferiamo parlare di Building Information Management che quindi caratterizza una metodologia che segue tutto l’intero iter di progettazione e costruzione.
Come siete strutturati?
Lavoriamo con i software di casa Autodesk, ma, a seconda della commessa, siamo in grado di interagire con altri professionisti usando strumenti diversi. Abbiamo poi delle linee guida interne che utilizziamo per gestire i diversi progetti. Credo che uno dei nostri principali punti di forza sia l’adattabilità e per questa ragione siamo in grado di collaborare con diverse società, molte delle quali diventate partner. Siamo una società molto giovane ma abbiamo avuto già molte occasioni per misurarci all’interno di complessi processi di progettazione e costruzione di un manufatto.
Chi sono i vostri principali clienti?
Sono enti pubblici e clienti privati, general contractor e medie o piccole imprese che ci richiedono servizi di architettura e ingegneria, sviluppati con metodi e processi BIM, dalla progettazione definitiva e esecutiva alla direzione lavori fino alla cantierabilità.
Vista la vostra esperienza con le stazioni appaltanti, cosa ne pensate del loro approccio al BIM?
Il mondo delle costruzioni sta subendo un rapido cambiamento e una svolta importante verso la digitalizzazione, ma le stazioni appaltanti non sono al passo con l’evoluzione tecnologica e faticano ad implementare nei loro processi organizzativi il digitale. Ovviamente, dipende moltissimo con quale realtà ci si confronta e devo dire che gli enti pubblici con cui abbiamo avuto modo di lavorare noi non sono pronti per questo nuovo approccio. Lo scoglio, oggi, è proprio la pubblica amministrazione e, per questa ragione, noi ci stiamo strutturando anche per fare formazione non solo a loro, ma anche a studi professionali o imprese. Gli stakeholder che fanno parte di un processo costruttivo devono essere al passo con questa metodologia. C’è in Italia una mentalità molto restia al cambiamento, ma gli obiettivi di questo processo sono molto chiari: è un approccio che permette di ottimizzare i tempi, di gestire meglio dal punto di vista qualitativo il progetto. Insomma, uno step di crescita necessario. Anche con la committenza privata, talvolta, si ha qualche problema nel far comprendere il vero valore del BIM. Noi approcciamo qualsiasi progetto con questa metodologia, ma spesso non viene compreso il vantaggio che porta a tutto il processo. Alcune realtà private sono più sensibili: stiamo ad esempio lavorando con un general contractor che in fase post progettazione ci richiede lo studio e lo sviluppo di modelli per l’ottimizzazione del progetto attraverso il controllo interferenze e quantità. Sperimentiamo con loro dei processi per automatizzare e ottimizzare la realizzazione di alcune residenze per anziani.
Cosa ne pensa dell’interoperabilità?
Al di là degli strumenti e delle tecnologie, l’aspetto collaborativo è una delle cose più importanti del BIM: non è sufficiente essere bravi consulenti, ma ci deve essere una forte interazione tra le diverse professionalità coinvolte. Ci troviamo spesso a lavorare con il file di interscambio IFC, ma questo a volte rende tutto più complesso e faticoso in quanto vengono quasi sempre generati dei modelli solo ed esclusivamente geometrici, privi di ogni altro elemento informativo, sminuendo e non sfruttando le vere potenzialità del progetto.
Ci può raccontare qualche progetto che in particolare ha segnano il vostro percorso?
Progetti a cui teniamo molto, ancora in corso di realizzazione, sono tre asili nido a Campobasso, in particolare l’asilo di Via dei Gasperi che ha previsto un intervento di demolizione e ricostruzione. Metodi e processi BIM non sono stati richiesti dalla stazione appaltante perché era un intervento sottosoglia, ma noi lo abbiamo sviluppato ugualmente, coordinando tutte le diverse fasi a livello interdisciplinare. Siamo poi di supporto a un cliente nella progettazione esecutiva di una scuola di cui abbiamo consegnato qualche mese fa tutta la progettazione esecutiva architettonica e impiantistica, creando modelli digitali interattivi collegati con il computo metrico. Sempre per un edificio scolastico abbiamo sviluppato un sistema di codifiche per l’estrazione delle quantità funzionali al cantiere portando avanti anche il controllo delle interferenze e una serie di attività propedeutiche al cantiere inerenti alla fase costruttiva dell’opera. Un altro lavoro interessante che abbiamo realizzato è il modello scan to BIM di alcuni edifici dell’Università di Urbino, finalizzato alla restituzione dello stato di fatto (As-is) utile per lo sviluppo del progetto esecutivo della ristrutturazione dell’opera.
Cosa ne pensa dello sviluppo del BIM in Italia?
Credo che lo sviluppo del BIM in Italia è in forte crescita, tra dal 2015 ad oggi la media degli appalti in BIM ha avuto un importante crescita. La direzione è quella giusta: molte società si stanno adeguando a questi processi, ma credo ci sia ancora una parte di professionisti della vecchia scuola che invece mostra qualche resistenza. Implementare il BIM non è facile perché la tecnologia cambia in maniera molto rapida ed è importante essere continuamente aggiornati.
State sperimentando qualche nuovo strumento?
Sì, in virtù del fatto che è importante rimanere sempre aggiornati, cerchiamo di avere qualche possibilità in più per poter arrivare prima sul mercato ed essere maggiormente competitivi. Stiamo studiando la strategia per applicare l’intelligenza artificiale al processo progettuale. La nostra forza è quella di essere un team dinamico e vogliamo sempre rimanere al passo.