Emiliano Capasso: il BIM Manager, progettista esperto di software

Dopo la laurea in Ingegneria Edile-Architettura all’Università Politecnica delle Marche nel 2014 Emiliano Capasso, grazie a una partnership con l’Università, è entrato nel mondo lavorativo in UK con uno stage di 6 mesi nello studio Dos Architects a Londra. A settembre del 2014 ha iniziato a lavorare per Hopkins Architects, una delle icone dell’architettura high-tech, nel momento in cui lo studio stava preparando la migrazione da Microstation a Revit; in questo modo ha potuto conoscere e approfonditamente la metodologia BIM. “Avevo già padronanza nell’utilizzo dei software, ad esempio Revit”, racconta Emiliano Capasso, “in quanto ho da sempre avuto la passione per l’informatica (dico sempre che sono un ingegnere informatico mancato), ma conoscere un software non vuol dire conoscere il BIM. Il coinvolgimento nei processi collaborativi di progetti di varie dimensioni e l’estrema capacità gestionale e organizzativa di un ufficio strutturato da 40 anni hanno aumentato le mie competenze di Project e Team Management. Nel 2017 ho ricevuto un’offerta dallo studio Antonio Citterio Patricia Viel dove, dopo un periodo di 6 mesi come BIM Coordinator, da gennaio 2018 ricopro il ruolo di BIM Manager”.

Quali sono le caratteristiche principali della sua figura professionale?
Non è facile descrivere in maniera precisa un BIM Manager, in quanto si tratta di una figura professionale estremamente nuova. Sicuramente la caratteristica principale è La multidisciplinarietà: per fare il BIM Manager bisogna avere una formazione personale quanto più variegata possibile. Bisogna innanzitutto essere un progettista: pensare di ricoprire questo ruolo senza aver vissuto e compreso in prima persona i processi di coordinamento nel mondo reale dell’industria delle costruzioni è impossibile. Ma anche avere conoscenze di informatica approfondite: algoritmi, analisi dei dati, processi, programmazione (visuale, attraverso programmi come Dynamo, e non), capacità di analisi e adattamento al continuo e rapido evolversi del panorama software. Necessitano inoltre competenze di Team e Project Leader, pianificazione degli obiettivi da raggiungere, interazione con gli stakeholders coinvolti nel processo BIM, e di mediatore, perché il BIM è un processo di condivisione e non di scarico delle responsabilità sugli altri: compito dl BIM Manager è far lavorare tutti come in un’orchestra, affinché il risultato sia un insieme armonico di molteplici modelli che formano il modello federato dell’edificio. Non da ultime, infine, servono capacità di pianificazione: il BIM Manager deve saper impostare una roadmap per l’ufficio, deve essere in grado di avere una visione per il futuro per poter mantenere il vantaggio competitivo rispetto alle altre aziende, continuare a fare ricerca costante per portare vantaggi e aumentare l’efficienza nei workflow. Non è e non deve essere considerato solo come un esperto di software.

Come opera quotidianamente, con quali strumenti e con quali obiettivi?
Gli strumenti che adoperiamo variano da Revit, Naviswork e Dynamo principalmente, per passare a quelli non specifici per il mondo AEC come programmi di business intelligence per analizzare i dati provenienti dai modelli, database, ambienti di sviluppo software e così via. Come BIM Manager non ho la responsabilità di un singolo progetto, ma piuttosto che tutti i diversi progetti all’interno dell’ufficio seguano gli standard e le linee guida. Nel nostro ufficio gestiamo in media 8 – 10 progetti in contemporanea, e per poter controllare tutti i modelli in maniera veloce ed efficiente ho sviluppato un workflow che estrapola le informazioni dai modelli in automatico, che riesco poi a controllare attraverso una dashboard. Poi, a seconda della tipologia di progetto e della sua complessità, intervengo anche singolarmente sulla singola commessa per aiutare e supportare il BIM Coordinator nell’implementazione di nuove procedure o metodi standard.
Attualmente abbiamo un team di sette BIM Coordinator che seguono i progetti e sono responsabili della coerenza dei dati e della geometria dei modelli. Ogni settimana ci riuniamo, e ognuno di loro mi aggiorna sui progetti che segue, sulle loro problematiche e le criticità, a cui verranno assegnate delle priorità e poi affrontate settimanalmente da me o dal mio Vice BIM Manager Vincenzo Panasiti.

In che modo viene utilizzata la metodologia BIM all’interno del vostro studio?
All’interno dello Studio Antonio Citterio Patricia Viel il BIM è stato implementato a partire dal 2008. Lo Studio crede nel BIM come strumento per migliorare la cooperazione tra tutti gli attori del processo progettuale. Il portfolio dello studio comprende numerosi progetti svolti in ambiente di collaborazione multidisciplinare e sviluppati con partner internazionali, secondo gli standard britannici del Level 2. Poiché la società crede fortemente che il BIM sia lo strumento non solo del futuro ma anche del presente il 100% dello staff è in grado di usare gli strumenti software e capire i principi del BIM, a partire dal semplice progettista fino ai partners. Tutti i progetti sono sviluppati in BIM, indipendentemente dalla tipologia, dallo showroom di 100 metri quadrati alle torri, a partire dal concept fino al progetto esecutivo. Come da nostro standard ai committenti non consegnamo più file CAD ma solo tavole in formato PDF e i modelli da cui sono estratte. Nei prossimi mesi, anche grazie all’aumento delle conoscenze BIM tra i nostri committenti, la consegna del progetto inizierà a basarsi esclusivamente sul modello, i cui usi sono contrattualmente definiti all’interno del Bim Execution Plan (BEP).

Mi può parlare di un suo progetto di recente realizzazione sviluppato con metodologia BIM?
Mi piacerebbe parlare di quello che sto facendo adesso, ma purtroppo i progetti che sto seguendo al momento nello studio sono tutti confidenziali. Però posso raccontarle dell’ultimo progetto che ho seguito a Londra prima di tornare in Italia e che è attualmente in fase di costruzione, i Theme District di Expo 2020 a Dubai. Il design principale è stato sviluppato dall’ufficio di Dubai di Hopkins Architects, e noi eravamo incaricati di portare avanti le fasi successive, tra le quali cercare di rendere costruibile le grandi strutture ombreggianti. La sfida più grande è stata quella di modellare i pannelli come componenti adattivi parametrici con parametri che venivano controllati da una macro di Revit. Lo script modificava la posizione del punto di rotazione per spostare il centro della massa del pannello, libero di ruotare al vento, in modo che andando verso l’alto della “chioma” ne avrebbe seguito la forma. A livello di maturità BIM si può dire che ci trovavamo a un Livello 2 avanzato: lavoravamo al file del progetto dei padiglioni che compongono i distretti tematici direttamente su una piattaforma cloud insieme agli impiantisti e strutturisti, che continuavano ad avere modelli separati (quindi ben lontani dal noto Level 3 della PAS). Tra i vari compiti di nostra ompetenza rientrava il controllo delle interferenze (Clash Detection) settimanale attraverso Naviswork e la creazione delle varie issue con BIM Track (un software cloud per la gestione delle issue) per comunicarle agli altri membri del team che si trovavano a Dubai.

Quali sono secondo lei le prospettive future del BIM in Italia?
 E’ scontato dirlo, ma il BIM è sicuramente una grande opportunità per l’industria delle costruzioni in Italia: credo sia l’occasione di poter far finalmente evolvere un settore che è sempre stato “low tech”, a differenza di molti altri Paesi. Considerando che l’Italia ha un patrimonio storico incalcolabile, la digitalizzazione dell’ambiente costruito e l’uso ragionato della grande quantità di informazioni che si potranno così estrapolare possono portare infiniti benefici nel tenere sotto controllo gli immobili. La digitalizzazione delle Amministrazioni comunali, delle Soprintendenze potranno essere veicolo di efficienza e di controllo riducendo così gli sprechi e possibilmente la piaga degli abusi edilizi costantemente praticati nel nostro bel paese. Oltre ad essere un’opportunità per l’Italia lo è anche per i progettisti Italiani (architetti, ingegneri e geometri), che molto spesso quando escono dall’università, sono disillusi e spaesati dall’eccessivo numero dei professionisti praticanti in Italia. La conoscenza della metodologia BIM e del software è attualmente appannaggio di pochi, mentre la richiesta di queste figure è alta. È quindi un notevole vantaggio competitivo che ogni progettista può utilizzare per entrare con successo nel mondo del lavoro.

(Foto: cortesia Hopkins.co.uk)

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, dopo i primi anni a rincorrere notizie di cronaca e attualità ha deciso di fermarsi per seguire più da vicino il mondo dell’architettura e del design. Collabora con diverse testate di questo settore alla ricerca di progetti e nuove iniziative da raccontare e descrivere con una particolare attenzione alle idee più innovative approfondendo anche tematiche legante al rispetto dell’ambiente e alle fonti rinnovabili.


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