Dalila Cavallo: bisogna definire meglio le figure professionali BIM

Dopo la laurea in Architettura presso l’Università La Sapienza di Roma e qualche esperienza lavorativa che l’ha introdotta al mondo del “BIM” e dei software Object Oriented, l’Architetto, e Ingegnere, Dalila Cavallo ha deciso nel 2016 di approfondire la tematica del digitale nelle costruzioni frequentando il Masterkeen BIM Specialist presso “AM4 Training Center” di Lecco e così ha iniziato la sua carriera professionale nel mondo dell’Information Management digitale. Dalila Cavallo ha da pochi giorni concluso un fruttuoso periodo lavorativo a Londra per lo studio Foster + Partners, in qualità di BIM Coordinator, un obiettivo importante raggiunto con tenacia e determinazione e grazie ad un consiglio di un amico: “Se si vuole essere presi in considerazione dai recruiters inglesi bisogna avere sul curriculum un numero inglese (vivere in UK a tutto tondo) e le occasioni per, chi merita, non mancheranno”.

Qual è stato il suo percorso di studi e professionale che l’hanno portata al BIM?
Ho studiato architettura e mi sono laureata nel 2012 all’Università La Sapienza – Roma – e, dopo l’abilitazione da Architetto, ho avuto le mie prime esperienze lavorative, sempre a Roma, dove, in una di queste, l’ultima in termini di tempo, ho scoperto il software, “Object Oriented”, Tekla Structures, rendendomi subito conto delle potenzialità di questo nuovo approccio alla progettazione. A quel punto ho deciso di frequentare il Masterkeen BIM Specialist presso l’AM4 Training Center di Lecco dove, per 8 mesi, sono stata immersa in una realtà completamente “BIM” e ho potuto confrontarmi con quelli che, ancora oggi, sono forse tra i migliori professionisti specializzati in questo campo. Dopo il master ho quindi lavorato come BIM Specialist, prima, e come BIM Coordinator, poi, avendo la possibilità di vedere da vicino progetti importanti come Manifattura Tabacchi, le Trilogy Towers in Milano, Chorus Life, ecc., alcuni dei progetti BIM più significativi in Italia nel settore edile-architettura. In quegli anni ho preso però anche l’abilitazione da Ingegnere vista l’espansione avuta dal BIM anche nei rami più tecnologici. Nel 2019 ho deciso di iniziare una nuova esperienza professionale nel Regno Unito e, nonostante la difficoltà iniziali, sono stata chiamata, quasi subito, in modo stabile, presso una società di consulenza a Manchester, advisor che lavora per grandi players immobiliari, imprese di costruzioni e studi di progettazione, e che si occupa principalmente di verifiche e revisione dei modelli geometrici e dei modelli informativi in genere. L’esperienza successiva mi ha quindi portato a Londra, dove ho iniziato a lavorare per un general contractor inglese, come BIM Coordinator, per seguire, dapprima, la divisione di ingegnerizzazione delle facciate continue e, poi, la divisione MEP, gestendo l’implementazione del processo digitale che, all’epoca, era agli esordi. Dopo qualche tempo, e molte soddisfazioni, sono, in fine, riuscita a realizzare un mio grande sogno, tenuto nel cassetto e coltivato fin dall’università, lavorare come BIM and Design System Coordinator presso Foster + Partners, nel dipartimento digitale dello studio.

Quali sono le caratteristiche della sua figura professionale?
Affronto il lavoro sia con un approccio di natura architettonica sia con uno di natura più ingegneristica. Dal punto di vista del digitale ho maturato esperienza dapprima come modellatore delle informazioni e poi come coordinatore dei flussi informativi.
Quando ho lavorato allo Studio Foster and Partners, che lavora stabilente in BIM e comunque con processi digitalizzati ormai strutturati da diversi anni, ho lavorato in un dipartimento digitale interno che conta oltre 100 persone. In questo contesto ogni figura professionale “digitale” ha un ruolo ben preciso e definito nei processi aziendali, a partire dai progettisti stessi che operano, tutti, in digitale. Come BIM and Design System Coordinator mentre lavoravo a Foster+Partners mi occupavo del coordinamento dei flussi informativi dei progetti e mi assicuravo che venissero seguiti gli standards interni, molto rigorosi, ed ovviamente curavo il soddisfacimento dei requirements del cliente, espressi nell’ EIR (Exchange Information Requirements). Mi occupavo anche della verifica dei modelli, attraverso un rigoroso QA/QC process, della compilazione del MIDP (Master Information Delivery Plan), della individuazione delle interferenze geometriche e delle incoerenze informative, in relazione ai differenti stages progettuali, e, non ultimo, della redazione delle regole, facendo quindi una attività di management degli standard e dei flussi informativi.

Come si lavorava in BIM all’interno dello studio Foster+Partners?
Lo studio gestisce progetti multidisciplinari con un processo informativo digitale molto, e ben, strutturato. Tutti i professionisti coinvolti lavorano utilizzando tools BIM in un ambiente di condivisione dei dati di commessa interdipartimentale con un livello, quindi, di interoperabilità, molto elevato. Spesso gli viene chiesta dal cliente, in qualità di Lead Design, anche la gestione delle interferenze geometriche e delle incoerenze informative, che vengono, prima, analizzate e riscontrate all’interno, e, poi, riassegnate, per la loro risoluzione, alle altre società supplier coinvolte nel progetto.

Secondo lei il percorso di evoluzione del BIM in Italia sta seguendo una strada corretta come quella inglese?
Devo dire che nelle realtà aziendali grandi e ben strutturate non vedo una particolare differenza tra l’Italia ed il Regno Unito, il vero problema sono le piccole e medie realtà italiane, che rappresentano la maggior parte degli operatori nel nostro Paese e che faticano ad affrontare cambiamenti culturali di questa portata, non avendo, inoltre, la capacità finanziaria – proprio perché troppo piccole – per investire nella formazione e nei software, indispensabili entrambi.
In Italia vedo ancora flussi che sono totalmente “analogici” o digitali “1.0”, che vengono poi riportati in un modello tridimensionale “3D”, ma che non è un modello informativo BIM, con all’interno ed interrelati tutti i dati necessari allo sviluppo realmente digitale del progetto. Purtroppo, inoltre, in questo senso vedo ancora una grande disparità all’interno del nostro paese, tra nord e sud della penisola. Disparità che, anche in questo campo, costringe ancora i nostri ragazzi a forti migrazioni, sia per la formazione, sia per il lavoro. Fino a chi, come me, supera anche le alpi e atterra in Europa e ancor più fuori. Un grandissimo dispendio di conoscenza che, forse, non ci possiamo nemmeno più permettere come paese. Il problema del PNRR non sono i soldi od i progetti ma la mancanza di giovani professionisti – digitali – che ci lavorino, basta fare un giro negli studi e nelle imprese per rendersene conto.
Se analizzo invece l’aspetto umano, più che professionale, devo purtroppo rilevare che l’Inghilterra è davvero anni luce avanti rispetto al nostro paese. Data l’infinita domanda di professionisti che caratterizza il mercato inglese, tutte le figure del mondo AEC, ed in particolare quelle digitali, sono lì stra-ricercate, incentivate e super apprezzate (anche in senso economico), mentre in Italia sono ancora viste come figure “obbligate”, non indispensabili, che “bimmizzano” ex-post per i (veri) progettisti 2D e, di nuovo, purtroppo, anche in questo caso, il meridione primeggia in questo pessimo approccio.
La dignità lavorativa e professionale che si ha nel mondo UK, purtroppo, non è neanche lontanamente immaginabile, al momento, nel mercato Italiano, delle troppe “partite IVA”. Ed è per questo che molti colleghi, con storie di successo a Londra, tentano di rientrare in Italia ma poi, constatando che lo scenario nazionale stenta ancora a cambiare, pur nell’era digitale, decidono di restare in Inghilterra. Spero con tutto il cuore, da Italiana, che la situazione prima o poi possa prendere una svolta positiva.

Ci può raccontare anche la sua esperienza ai tavoli di lavoro UNI e CEN?
Mi affascina moltissimo la parte di normazione tecnica volontaria del mio lavoro e la scrittura degli standard credo sia un passaggio fondamentale della transizione digitale. Rappresento ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) prima in UNI, per la normazione Italiana, e adesso al CEN, normazione europea, dove sono impegnata, sotto il coordinamento del Professor Ciribini, nella stesura della norma sulle “Competence”. Questa norma, che dovrebbe uscire in un anno, ha come obiettivo quello di standardizzare finalmente le figure professionali legate al mondo del BIM, definendo bene i ruoli, per avere un mercato del lavoro unificato in Europa (sulla scorta di quanto già definito in Italia nella UNI 11337 parte 7). Oggi infatti, come quotidianamente vediamo, non ci sono logiche ben definite e chiare ed ognuno definisce a piacer proprio le skills legate alle varie figure sul Digitale senza che ci sia, a volte, corrispondenza alcuna tra le stesse (es. il BIM Manager che fa le clash).

Ci può indicare qualche progetto su cui sta lavorando per lei particolarmente significativo?
La mia esperienza nello studio Foster+Partners mi ha dato la possibilità di seguire progetti affascinanti e molto complessi. In particolare, durante il periodo in cui ho lavorato per Foster+Partners, ho lavorato per un Master Plan. Siamo partiti da un piccolo arcipelago assolutamente deserto sul quale, immersi nella natura, che verrà assolutamente preservata, sorgeranno alberghi extra lusso, ville, campi da golf, palestre, piscine, ecc., in materiali naturali, nel rispetto dell’ambiente, ecc.  È stato un progetto molto importante per me perché ho potuto seguirlo dal concept al design development alla progettazione esecutiva.
Molto importante in una realtà come Foster+Partners è la possibilità di collaborare sui progetti con contractors del calibro di WSP, Jacobs, Aecom, giusto per citarne alcuni, e svolgere con essi meeting settimanali per confronti e coordinamento progettuale. Devo ammettere che è stata una grande esperienza ed il proprio know-how ne esce sicuramente arricchito.
La cosa più importante resta comunque il progetto umano che Norman Foster ha creato con 1.900 persone, 1.600 solo a Londra. Un grande “architetto e uomo”, in tutti i sensi.

 

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Giornalista della redazione di BIMportale, professionista della comunicazione e del marketing per il settore AEC – Architetture Engineering & Construction. Ha lavorato per molti anni nell’editoria B2B dirigendo una delle principali testate specializzate per l’industria delle costruzioni, per la quale è stato autore di numerosi articoli, inchieste e speciali. Durante questa lunga esperienza editoriale ha avuto modo di vivere e monitorare direttamente l’evoluzione del settore e la sua continua trasformazione, lavorando a stretto contatto con i principali protagonisti del mercato: imprese edili, progettisti, committenti, produttori. Su tali premesse nel 2007 ha fondato l’agenzia di comunicazione e marketing Sillabario, che si occupa delle attività di comunicazione e ufficio stampa di importanti marchi industriali del settore delle costruzioni.


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