Eleonora Lucchese, Cimolai: Il BIM significa sviluppare un processo con un sistema di qualità

Dopo la laurea in Ingegneria strutturale presso il Politecnico di Milano, Eleonora Lucchese ha iniziato la sua carriera professionale come ricercatrice presso l’università IUAV di Venezia per conto del Council of Tall Building and Uman Habitat, l’ente di ricerca americano che si occupa di edifici alti, compresi i grattacieli, e della progettazione urbana sostenibile. Oggi è BIM Manager di Cimolai SpA.

 Quale è stato il suo percorso professionale che l’ha portata al BIM?
In parallelo all’attività di ricercatrice, ho avviato il mio percorso professionale in Cimolai, a partire dal 2014, come ingegnere di progetto all’interno dell’Ufficio Tecnico. Ho partecipato fin da subito a commesse estere,

Ing. Eleonora Lucchese

sperimentando il BIM e occupandomi del coordinamento delle discipline di progetto tramite modelli multidisciplinari. Nel 2018, questo ruolo si è evoluto in Design Manager e coordinatore di progetto per l’Ufficio Tecnico. All’inizio del 2021 ho infine assunto la carica di BIM Manager.

Quali sono le principali caratteristiche della sua figura professionale?
L’azienda Cimolai Spa ha come core business la fornitura di carpenteria metallica, che richiede una serie di attività a completamento dell’offerta che riguardano la progettazione costruttiva e, alle volte, esecutiva, il trasporto e il montaggio della struttura in acciaio. In qualità di BIM Manager mi occupo della gestione del processo digitale di tutte le singole fasi, dalla progettazione alla posa in opera. Il BIM Manager deve essere in grado di conoscere la modellazione in BIM per poterla applicare alle singole commesse, in base alle esigenze specifiche del progetto, rispettando anche le richieste della committenza. Deve quindi avere una buona conoscenza di base della progettazione e della gestione del progetto, in relazione alle diverse fasi costruttive. Una qualità importante è quella di saper adattare gli strumenti e i metodi, oltre a saper assegnare le risorse necessarie ad ogni commessa in base alla caratteristica della stessa.

Come si lavora in BIM all’interno della sua realtà aziendale? Come è organizzato l’ufficio tecnico per quanto riguarda BIM e digitalizzazione delle commesse e dei processi? Ci sono professionalità certificate ai sensi della UNI 11337?
Il Gruppo BIM fa parte dell’Ufficio Tecnico ed è composto da sette BIM Coordinator, sette BIM Specialist, tre CDE Manager e un BIM Manager. I CDE manager si occupano in particolare dello sviluppo e

Sede Cimolai

dell’implementazione della nostra piattaforma di condivisione dei dati (abbiamo, infatti, sviluppato un ACDat interno). Il gruppo BIM è un team multidisciplinare, composto da un gruppo di persone che, con le proprie specificità e professionalità, offre servizi trasversali inserendosi di volta in volta all’interno dei team di progetto, a seconda delle necessità di ogni singola commessa. Si interfaccia quindi con vari dipartimenti aziendali lavorando a fianco della Direzione Tecnica e Commerciale. Al momento abbiamo un BIM Manager, un BIM Coordinator e un CDE Manager certificati, ma abbiamo in programma la certificazione di altre figure professionali. Intendiamo, infatti, sviluppare e ampliare il nostro gruppo; proprio recentemente abbiamo inserito in organico altre due nuove giovani risorse, appena laureate. I processi digitali sono trasversali all’interno dell’azienda, perciò le persone afferenti al gruppo BIM si interfacciano con tutti i dipartimenti. Abbiamo, inoltre, dei progetti specifici del nostro gruppo; stiamo lavorando, ad esempio, all’eliminazione delle stampe di grande formato. È un progetto che abbiamo avviato qualche mese fa e che ha come obiettivo la riduzione dei disegni 2D a favore del modello 3D, sia in officina che in cantiere. Stiamo pianificando di istituire dei BIM corner nei nostri cantieri, laddove possibile, per offrire un punto di accesso al modello, consentendone la visione e l’interrogazione in qualsiasi momento, facilitando così la gestione delle attività. Uno strumento operativo, dunque, per le fasi di cantiere. Potrebbe trattarsi di una stazione fissa, un totem, oppure diverse postazioni mobili che prevedano l’utilizzo di tablet. In alcuni cantieri stiamo

ELT: render

già sperimentando queste soluzioni con ottimi risultati. Come gruppo BIM cerchiamo, poi, di tenerci sempre aggiornati, confrontandoci con l’esterno e partecipando ad eventi organizzati da università, enti e associazioni di settore.

Quali vantaggi, secondo lei, porta il BIM alla progettazione, esecuzione e gestione delle opere edili e infrastrutturali?
Secondo me, i reali vantaggi di un processo BIM emergono solo quando la richiesta del committente è chiara e viene applicata e controllata una metodologia condivisa. Tali vantaggi si manifestano quando tutta la filiera contribuisce alla realizzazione di un’opera e all’attuazione del metodo attraverso una comunicazione efficace e diretta. Uno dei più importanti vantaggi è sicuramente l’accessibilità dei dati e del modello tridimensionale, oltre alla collaborazione tra i team di progetto. Inoltre, vi sono degli aspetti aggiuntivi che, sebbene non siano immediati, sono cruciali: la metodologia BIM supporta, infatti, le analisi relative alla sostenibilità e all’impatto ambientale, prima fra tutti l’analisi LCA (Life Cycle Assessment).
Insomma, i vantaggi del BIM sono sicuramente molteplici, ma è importante sottolineare che l’applicazione della metodologia richiede molto impegno e l’impiego di molte risorse preparate. Spesso questi aspetti vengono, invece, trascurati o poco considerati.
La metodologia BIM non è rigida e ogni azienda o struttura di progettazione dovrebbero essere in grado di valutare e analizzare i costi e i benefici per capire fino a che punto spingersi nella sua applicazione.

Può descriverci, tra i molti, qualche progetto su cui sta lavorando nell’ambito del quale in BIM ha un ruolo particolarmente significativo?
Recentemente ci hanno affidato, in qualità di general contractor, il progetto di realizzazione del Telescopio ELT di ESO, collocato nel deserto dell’Atacama in Cile, a 3000 metri di altitudine. È un telescopio ottico con

ELT: modello federato

specchio primario di 39 metri di diametro, unico nel suo genere. Cimolai si occupa della progettazione, fornitura, installazione, spedizione, montaggio e della gestione del cantiere. Nel disegno progettuale è stata prevista una cupola (dome) rotante a 360° attorno al proprio asse verticale, posta su dei carrelli che corrono su una fondazione circolare. Questa cupola è dotata di due portoni scorrevoli, che permettono la visione del cielo, e di due wind screen che proteggono il telescopio dal vento.
Questa struttura è estremamente delicata e complessa e per questo la metodologia BIM è entrata in ogni fase del progetto. Come general contractor non dobbiamo occuparci solo della carpenteria metallica ma anche della meccanica, delle finiture e della parte relativa ai sistemi di manutenzione. Questo è stato per noi un progetto pilota, grazie al quale abbiamo potuto testare il nostro CDE in tutte le sue funzionalità: questo ci permette di visualizzare lo stato di fatto dei lavori, dalla lavorazione dei diversi pezzi in officina (come il taglio, la foratura e la verniciatura) alla spedizione degli stessi, oltre all’avanzamento lavori in cantiere.  In questo momento gestiamo un modello federato che ospita 150 modelli disciplinari delle diverse fasi, dall’esecutivo al costruttivo. La gestione del progetto avviene tramite riunioni di coordinamento bisettimanali tra il BIM

Stazione Sesto San Giovanni

Coordinator del cliente e un sistema di gestione delle issue dedicato. Un’innovazione assoluta è stata anche la sperimentazione dei tablet in cantiere, resa necessaria dalla distanza di oltre 3 km che separa il telescopio dal campo base dove c’è l’area di stoccaggio merci. Anche la fase di movimentazione e stoccaggio è stata completamente digitalizzata attraverso la mappatura di ogni singolo pezzo.
Altri progetti per noi molto importanti, soprattutto perché Cimolai ha avuto il ruolo di general contractor e di coordinamento interdisciplinare, sono la stazione di Milano Sesto, progettata da Renzo Piano, che dovrebbe essere completata nel 2025, e la nuova Torre Piloti di Genova, anche questa firmata Renzo Piano, che prevede, oltre ad un traliccio alto 60 metri, anche opere marittime come il rifacimento delle banchine e la realizzazione di un corpo principale destinato ai servizi.

Il BIM negli appalti di lavoro pubblici, che gradualmente è introdotto, può essere un elemento di maggiore trasparenza e di reale competitività nelle gare?
Anche se il nostro ruolo è tradizionalmente quello di subappaltatore specializzato in carpenteria metallica, sia per appalti pubblici che non, più che di general contractor, riteniamo indubbia la necessità, per le stazioni appaltanti, di adeguarsi alla normativa. Alcuni enti sono più strutturati e pronti, altri credo debbano ancora capire bene come muoversi. Spero comunque che l’obbligatorietà sull’utilizzo del BIM dal 2025 per i bandi superiori al milione di euro porti ad una nuova ventata di innovazione e ad una maggiore competitività.
La speranza è che possa esserci una maggiore trasparenza nei progetti proprio perché questo rappresenta uno dei principi fondamentali del BIM, il quale prevede ambienti aperti e interoperabili. Spero, inoltre, che la

Torre Piloti (foto copyright Renzo Piano)

resistenza al cambiamento sia sempre meno diffusa anche nella pubblica amministrazione. Ad esempio, la regione Friuli-Venezia Giulia e alcuni comuni nella nostra zona si stanno attivando, seguendo corsi di formazioni per i quali siamo felici di essere stati coinvolti.

E la committenza privata è sensibile alla novità BIM?
La committenza privata è sicuramente più consapevole delle proprie esigenze, conosce i vantaggi della metodologia ed è disponibile a valorizzarla, anche da un punto di vista economico. Di conseguenza, richiede sempre più l’implementazione della metodologia BIM, mirando a ottimizzare i costi della commessa e a migliorare la gestione qualitativa del progetto.

Quali sono, secondo lei, le prospettive future del BIM in Italia?
Vediamo nell’applicazione del BIM in Italia due mondi e due diverse velocità; da una parte ci sono le grandi imprese di costruzione e i grossi studi di progettazione, per i quali la gestione informativa è ormai realtà, e dall’altra i piccoli studi o i liberi professionisti, che si stanno interfacciando solo ora al mondo BIM. Purtroppo, un grosso freno allo sviluppo credo sia ancora dovuto all’idea errata che molti professionisti hanno nei confronti della metodologia. Pensano, infatti, che basti solamente acquistare i software di modellazione tridimensionale e frequentare dei corsi per imparare ad utilizzare in modo spinto questi strumenti. Credo, invece, che debba passare il messaggio che progettare in BIM significhi sviluppare e gestire un progetto con un sistema di qualità. Chi si affaccia al BIM dovrebbe mappare i propri processi, apportare delle migliorie nei modi e tempi adeguati in base alle proprie necessità e alle proprie risorse, in funzione degli obiettivi che si vogliono raggiungere.

 

mm

Giornalista professionista della redazione di BIMportale, dopo i primi anni a rincorrere notizie di cronaca e attualità ha deciso di fermarsi per seguire più da vicino il mondo dell’architettura e del design. Collabora con diverse testate di questo settore alla ricerca di progetti e nuove iniziative da raccontare e descrivere con una particolare attenzione alle idee più innovative approfondendo anche tematiche legante al rispetto dell’ambiente e alle fonti rinnovabili.


Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial