Giacomo Calistri, Chapman Taylor: la trasformazione parte dalla formazione

Durante gli studi Universitari l’Arch. Giacomo Calistri si è avvicinato al mondo del BIM e comprendendone l’importanza ha deciso di approfondirne gli studi dopo la laurea con un Master. Oggi è BIM Architect presso lo studio Chapman Taylor nella sede di Milano.

Qual è stato il percorso professionale che l’ha portata al BIM?
Durante gli anni universitari, svolti presso l’Università di Ferrara, mi è capitato diverse volte di sfiorare l’universo BIM, prima in linea teorica, seguendo il corso di Rilievo dell’Architettura tenuto del Prof. Marcello Balzani responsabile del centro di ricerca DIAPReM, poi pratica, approcciando Revit mentre seguivo il corso di Rappresentazione dell’Architettura tenuto dal Prof. Carlo Bughi, grande esperto in materia.
Dopo la Laurea mi rimase la curiosità sull’argomento e decisi di investire ulteriormente sulla mia formazione ed approfondire l’argomento iscrivendomi ad un Master privato che aveva l’obbiettivo di formare delle figure capaci di muoversi tranquillamente all’interno del mondo BIM. Il Master mi ha permesso di conoscere figure chiave del panorama BIM Italiano ed anche di confrontarmi con diversi temi legati al mondo professionale.

Quali sono le principali caratteristiche della sua figura professionale?
Gli avvenimenti dell’ultimo decennio hanno sempre più evidenziato l’importanza del singolo dato e della sua gestione, anche, e soprattutto, all’infuori della sfera architettonica, per questo penso che un progettista non possa ignorare l’impatto che determinati strumenti creati a supporto della gestione del dato possano avere nel processo progettuale. Ritengo quindi che un tratto fondamentale per lavorare nel BIM sia avere una mente aperta ed una continua voglia di mettersi in discussione.
Oltre a ciò penso al BIM come un processo a supporto dell’iter progettuale, e credo che ogni professionista coinvolto in questo processo si possa considerare un architetto/ingegnere 2.0, per questo motivo spero che in un futuro non troppo lontano si possa abbandonare la classificazione attuale che accompagna le diverse figure, la quale li definisce dei tecnici (o “nerd” come ho sentito diverse volte), in favore di una che determini progettisti capaci di confrontarsi con temi architettonici utilizzando il BIM come uno strumento utile alla progettazione.
Con queste premesse ritengo che qualsiasi figura professionale che voglia affacciarsi all’universo BIM debba avere le stesse caratteristiche che definiscono un buon progettista: organizzazione del lavoro, precisione nell’operare, curiosità e creatività. Più nello specifico, per quanto riguarda la figura dello Specialist, penso sia fondamentale approcciare nella giusta maniera il disegno del modello, cercare quindi di avere sempre in mente il fine per il quale si opera, tenendo presente l’importanza dell’equilibrio tra la fedeltà tridimensionale e la quantità di informazioni da inserire nel processo.

Quali vantaggi porta il BIM alla progettazione?
I vantaggi sono sotto gli occhi di tutti e non è un caso che anche chi non comprenda appieno il metodo, o sia addirittura reticente, stia cercando di adattarsi per recepire i cambiamenti (sono stati scritti decine di saggi a riguardo).
I punti chiave sono il risparmio di tempo e denaro oltre ad una qualità del progetto nettamente superiore a metodi di progettazione “tradizionali.
Vorrei soffermarmi però su un punto, uno dei tanti, ma sul quale, secondo me, non si parla a sufficienza, cioè il BIM applicato all’economia circolare. Le nuove generazioni avranno l’obbligo di invertire la tendenza dell’economia lineare: piantare alberi su tetti, o su terrazze, non basta quando il settore dell’edilizia da solo, produce il 39% della quantità di CO2 dispersa nell’aria. Il BIM in tal senso può aiutare riuscendo a gestire una quantità di dati relativa al singolo oggetto mai concepita prima.
Per spiegarmi meglio provo a prendere in prestito una riflessione del mio relatore di tesi, il Prof. Alessandro Gaiani: se prendessimo un vecchio motore rotto, lo smontassimo, e vendessimo i pezzi otterremmo un determinato capitale (riciclo), ma se quello stesso motore lo sistemassimo in modo da renderlo di nuovo utilizzabile il capitale finale sarebbe molto superiore rispetto all’esempio precedente (rigenerazione). Negli anni a venire, in un’ottica di progettazione sostenibile, con la mole di dati generata da un processo BIM, eseguito ed attuato correttamente, sarebbe molto più semplice gestire un procedimento di riciclo, o ancor meglio di rigenerazione edilizia, avendo cura dell’impatto ambientale, ormai diventato estremamente attuale e di fondamentale importanza.
Chiaramente in quest’ottica il BIM va visto come un punto di inizio e non di arrivo come viene fatto nella maggior parte dei casi, con una generale staticità di informazioni che subito dopo la consegna dei lavori diventano obsolete. É fondamentale quindi, una volta realizzata l’infrastruttura dei dati, che questa venga gestita e monitorata in vista della previsione di un futuro comportamento degli asset.

Come si lavora in BIM interno della sua realtà aziendale?
Chapman Taylor ha già una struttura BIM ben formata con all’attivo diversi progetti che variano dalla piccola alla grande scala; ultimamente la company ha deciso di far allineare le altre sedi sparse per il mondo a questo modello, la sede di Milano si sta già portando avanti in tal senso introducendo all’interno dello studio nuove figure legate al mondo del BIM.
Attualmente il mio ruolo è quello di responsabile di Chapman Taylor per lo sviluppo del BIM a Milano, mi occupo cioè di recepire le informazioni e gli standard che ci vengono inoltrati dalla casa madre e di tradurli per il mercato italiano. La volontà dello studio milanese è quella, una volta raggiunto un determinato livello di conoscenza, di sviluppare il progetto dalla fase preliminare a quella esecutiva, esclusivamente seguendo un flusso BIM.

Può raccontarci qualche progetto sulla quale state lavorando?
Lo studio sta cominciando ad adattarsi all’universo BIM, portando avanti progetti pilota di piccola/media scala. Attualmente il mio gruppo di lavoro si sta occupando del progetto esecutivo di una villa di circa 400 metri quadrati sita a Saint Tropez. Recentemente si è aggiunto alla lista di progetti in essere quello di un’altra villa situata a Bucarest della quale, miei colleghi, si stanno occupando della fase preliminare.

Quali sono secondo lei le prospettive del BIM future in Italia?
In Italia il settore delle costruzioni è già al passo con il tema, molte realtà imprenditoriali si sono attivate da diverso tempo riconoscendo le opportunità ed i vantaggi derivanti da questo metodo. Lo stesso purtroppo non si può dire per quanto riguarda gli studi di progettazione, ancora troppo legati al sistema tradizionale e senza una vera educazione sul tema, con una distribuzione di conoscenze e possibilità legate al mondo BIM molto sbilanciata sulle grandi città del Nord.
La recente evoluzione della normativa ed il conseguente aumento del numero di bandi che richiedono un processo BIM ha sicuramente incrementato l’interesse verso la materia, anche se tuttavia, da diverse realtà (soprattutto studi di architettura) il metodo viene ancora visto come un rallentamento del processo progettuale e non il contrario.
In questo senso sarebbe auspicabile utilizzare degli incentivi per le realtà che decidono di optare per questa soluzione progettuale.
Il mio augurio è che il BIM in Italia possa crescere ed evolversi, ma è necessario un cambio di mentalità: a partire dagli organi di formazione che dovrebbero implementare questo processo di progettazione nei loro corsi con il fine di formare giovani professionisti in grado di integrarsi facilmente nel mondo del lavoro utilizzando fin da subito con questo nuovo strumento.

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, dopo i primi anni a rincorrere notizie di cronaca e attualità ha deciso di fermarsi per seguire più da vicino il mondo dell’architettura e del design. Collabora con diverse testate di questo settore alla ricerca di progetti e nuove iniziative da raccontare e descrivere con una particolare attenzione alle idee più innovative approfondendo anche tematiche legante al rispetto dell’ambiente e alle fonti rinnovabili.


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