Michele Mallamace: il BIM è il collegamento tra enti, progettisti e imprese

Con un curriculum di lunga esperienza nell’ambito dell’architettura e delle costruzioni, l’Arch. Michele Mallamace oggi è consulente e formatore, oltre che Esperto Tecnico BIM.

Qual è stato il suo percorso professionale e come si è avvicinato al BIM?
La mia provenienza professionale è stata legata per lungo tempo all’ambito dei lavori pubblici: oltre ad avere una formazione accademica come architetto, ho seguito fin da giovanissimo l’impresa edile di un membro della mia famiglia, appassionandomi di costruzioni e dell’intero processo costruttivo a livello multidisciplinare. Questo mi ha portato a diventare un “architetto di cantiere”, con capacità di coordinamento, con la volontà minuziosa di curare i progetti multidisciplina in ogni dettaglio e di ottimizzare la gestione del processo grazie all’uso delle tecnologie.

Arch. Michele Mallamace

Nel corso degli anni ho poi diversificato poi le mie attività, per un periodo mi sono allontanato dai cantieri entrando nel campo della formazione e della didattica. Ho lavorato nell’insegnamento seguendo bambini con autismo e ho messo a disposizione le mie competenze tecniche anche in questo campo, per esempio con l’utilizzo di droni, di mappe interattive, di tecnologie che stimolano i ragazzi. La diffusione del BIM mi ha dato nuovi stimoli e mi ha riportato nel mondo delle costruzioni, accanto alle imprese, dove l’esigenza di formazione e di acquisire competenze su questa metodologia è elevata. Nel 2017 ho ottenuto la certificazione come BIM MANAGER tramite ICMQ e ho contribuito a sviluppare la banca domande per le certificazioni degli esperti BIM. Negli ultimi anni ho seguito numerosi progetti, partecipato a gare e supportato aziende in qualità di libero professionista.

Oggi qual è il suo focus?
Oggi mi occupo di formazione: mi rivolgo a studi professionali e imprese che vogliono inserire la metodologia BIM nei loro processi. Seguo anche la creazione di sistemi di gestione BIM come previsto dalla UNI/PdR74:2019, integrandolo con i sistemi di qualità aziendale secondo la ISO:9001. (vedi Figura 1)

Figura 1 – Integrazione ISO 9001 con UNI EN 19650 per creazione SGBIM

La mia attività si rivolge solitamente alla due diligence aziendale: effettuo un’analisi del core business, delle competenze e delle metodologie interne, impostando un percorso graduale di evoluzione e innescando dei meccanismi innovativi per ottimizzare i processi, senza limitarsi al BIM ma approcciando il cambiamento in una visione più ampia di digitalizzazione. (vedi Figura 2)

Figura 2 – Creazione SGBIM – Workflow

Spesso consiglio di intraprendere un percorso formativo, integrato all’attività che svolgo, per far si che i tecnici interni, sia essi progettisti o responsabili di cantiere, possano predisporre procedure e linee guide BIM (BIM GUIDE) creando un team interno. (vedi Figura 3)

Figura 3 – Creazione SGBIM con formazione aziendale – Workflow

Può citare qualche progetto particolarmente significativo tra quelli che ha seguito?
Quando sono uscite le prime gare pubbliche BIM sono stato incaricato della validazione del progetto del Sacrario Militare di Redipuglia, uno dei primi restauri monumentali in Italia a premiare il Building Information Modeling.
Attualmente sto seguendo per l’Agenzia del Demanio, tramite ICMQ, la validazione di alcuni lotti in Sardegna per quanto riguarda la parte di anagrafica patrimoniale, rilievo e analisi della vulnerabilità sismica. Inoltre collaboro con NQA Italia in ambito certificazione esperti BIM secondo la UNI PdR 78:2020 e formazione aziendale secondo la UNI EN ISO 19650 e UNI 11337.

Quale impulso ha dato e sta dando il BIM, dal suo punto di vista, al settore dei lavori pubblici?
Il BIM può far dialogare in modo efficace enti, progettisti e imprese. Il nuovo Codice degli Appalti conferma questa direzione. Anche il fatto che riconosca tra i criteri di aggiudicazione quello di offerta economicamente più vantaggiosa apre alla necessità di avere una struttura tecnica che si leghi alla parte esecutiva dell’opera, in ottica di ottimizzare l’intero processo costruttivo.
Sicuramente gli enti pubblici dovranno attivarsi per un piano formativo, fondamentale per intraprendere un percorso di evoluzione e cambiare mentalità, abbandonando l’idea di una netta divisione tra le diverse fasi progettuali di un’opera, obbligati anche dalle indicazioni fornite dal Nuovo Codice degli Appalti.

Quale è il livello di maturità sul BIM in Italia?
Ritengo che la “cultura del mestiere” nelle costruzioni sia purtroppo troppo spesso slegata dalla formazione accademica. Quest’ultima è ormai molto settorializzata e chiusa all’interno di un sistema che forma professionisti a cui spesso mancano competenze relative alla parte pratica e di processo. Per questo abbiamo avviato corsi e webinar, con alcuni partner commerciali ed ordini professionali, coinvolgendo istituti comprensivi per le scuole secondarie di primo e secondo grado, per far conoscere la metodologia BIM e le tecnologie di ultima generazione. Riscontro invece la necessità sempre più elevata di avere in cantiere un supporto tecnico all’impresa, che dovrà strutturarsi. Se tra i progettisti il livello di maturità sul BIM è già elevato, dall’altro lato le imprese sono ancora in una fase primordiale e gli enti pubblici con il 2025 dovranno essere ponti a garantire di essere dotati di un sistema di gestione secondo la metodologia BIM visto che sarà obbligatori predisporre bandi di gara oltre 1 milione di euro rispettando quanto previsto dal nuovo codice degli appalti. Una spinta è già arrivata dai nuovi progetti ed esecuzione lavori legati al PNRR e anche dalla sempre maggiore attenzione agli impatti di valutazione ambientale, che sicuramente porteranno a un’ulteriore innovazione nel settore.

Figura 4 – Ciclo di Consegna delle Informazioni

Siamo ancora indietro dal punto di vista del Facility Management, denominato AIM secondo la UNI EN ISO 19650 in ambito di manutenzione e poi gli enti pubblici dovranno velocizzare in merito all’adozione di Ambienti di Condivisione dati (ACDat) che rispettino le condizioni di sicurezza e condivisione secondo quanto previsto dalle norme di riferimento e dal Nuovo Codice degli Appalti. Di seguito un esempio di un flusso per la gestione di un ACDat durante il ciclo di “consegna delle informazioni”. (vedi Figura 4)

 

 

 

 

mm

Giornalista professionista della redazione di BIMportale, lavora da molti anni nell’editoria B2B per la stampa tecnica e specializzata. Ha scritto a lungo di tecnologia, business e innovazione. Oggi orienta la sua professione nel campo delle tecnologie applicate alla progettazione architettonica e all’imprenditoria delle costruzioni.


Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial