Viola Cambié: dalla ricerca e sviluppo gli orientamenti futuri del BIM

Un percorso universitario che prima l’ha portata a Shanghai, poi a Rotterdam e a Londra, coincidente con un sempre più approfondito studio della relazione fra architettura e tecnologie digitali che oggi è fra i temi centrali del suo lavoro di ricerca e sviluppo all’interno di una realtà avanzata come Lombardini22. Con Viola Cambié, R&D Computational Engineer presso la prestigiosa società di progettazione milanese, parliamo non solo di evoluzione del BIM, ma anche del sempre più ampio e complesso ecosistema tecnologico in cui si sta evolvendo.

Qual è stato il suo primo approccio al BIM e al mondo della progettazione parametrica?
Il primo contatto è stato relativamente precoce, già alla fine del Double Degree in Ingegneria Edile Architettura presso la Tongji University di Shanghai, cui sono seguite due esperienze professionali prima a Rotterdam poi a Londra, dove ho lavorato presso uno studio di progettazione ingegneristica specializzata in impianti sportivi. Con il successivo arrivo in Lombardini22 la mia attività si è focalizzata più specificamente sulle nuove tecnologie: la società era alla ricerca di figure professionali trasversali da inserire in un vero e proprio team R&D multidisciplinare per integrare la sua offerta di servizi di progettazione, e questo mi ha portato ad approfondire in misura sempre più importante la relazione fra architettura, ingegneria e tecnologie digitali.

Alla luce di questo percorso, come sta cambiando oggi a suo avviso il modo di fare architettura e ingegneria?
Dai tempi della mia formazione universitaria e di un successivo master allo IUAV dedicato proprio al rapporto fra progettazione e mondo digitale ho rilevato, da un lato, un accento sempre maggiore sulle tecnologie di rappresentazione del progetto, che hanno portato alla navigazione dello spazio progettato attraverso esperienze di Realtà Virtuale, dall’altra un contributo sempre più importante del digitale nel governo di tematiche progettuali e di modellazione complesse con tecniche avanzate come il generative design. Un ambito, quest’ultimo, dal grande potenziale ma che incontra ancora una certa diffidenza da parte dei professionisti per il timore di perdere il controllo del processo progettuale. Se parliamo invece di BIM, il grado di maturità è senz’altro maggiore ma necessitare di un maggiore sviluppo sono alcuni risvolti del suo approccio metodologico, in particolare una migliore collaborazione fra tutti gli attori coinvolti nel processo progettuale.

Con il suo arrivo l’area R&D di Lombardini22 ha ricevuto un ulteriore impulso: su quali ambiti si sta focalizzando il vostro lavoro?
L’area R&D della società si colloca all’interno di una struttura più ampia, il DDLab, team dedicato al digital e composto anche da altri due gruppi altamente specializzati: Visual, che gestisce tutti gli aspetti legati alla rappresentazione architettonica del progetto e Computational, focalizzato sulla ricerca nell’ambito della modellazione digitale e della progettazione parametrica. Al momento il lavoro del nostro team è fortemente orientato allo sviluppo dei servizi digitali cloud ad una scala che va dal singolo desk al quartiere. Per il primo ambito abbiamo sviluppato un’applicazione per la prenotazione delle postazioni e delle sale riunioni dello studio per la gestione delle presenze durante l’emergenza Covid, poi evolutasi in una soluzione commerciale che oggi forniamo a società terze, italiane ed estere. Questo è stato reso possibile anche dall’ingresso di figure con competenze di programmazione non strettamente legate al mondo della progettazione.
Su una scala più ampia abbiamo messo a punto uno strumento che sfrutta i servizi di computazione cloud per la generazione di analisi relative a tempistiche e distanze degli spostamenti casa – lavoro, particolarmente utile alle aziende in fase di valutazione circa la realizzazione di una nuova sede o il trasferimento in una differente area. Oltre a servizi digitali come questi, una parte del nostro lavoro attiene più specificamente ai processi di gestione e visualizzazione delle informazioni, ovvero raccolta e strutturazione dei dati provenienti dalle diverse fasi del processo progettuale, un’attività che svolgiamo sia per conto di aziende clienti sia a supporto della nostra struttura interna. Siamo inoltre presenti nel comitato scientifico di strutture di ricerca esterne come EDINNOVA, un network nato all’interno dell’innovation district Kilometro Rosso di Bergamo, che ha fra i suoi obiettivi quello di rappresentare un punto di collegamento fra le aziende del settore delle costruzioni e il mondo dell’università e della ricerca. A tal proposito monitoriamo attivamente i trend di mercato partecipando ad eventi e conferenze di settore e organizzando momenti di incontro con startup italiane ed internazionali.

A proposito di tecnologia e innovazione, quali sono a suo avviso le linee di sviluppo attualmente più interessanti?
Da una parte c’è tutta l’area afferente ai tool e alle tecniche provenienti dal mondo del project management, che propongono un approccio non specificamente concepito per il settore delle costruzioni ma che a questo può essere applicato con successo, un mondo che spazia dal design thinking al lean design, approcci che ho approfondito in occasione del programma executive in Gestione dell’Innovazione. Dall’altra c’è lo specifico versante dell’architettura e dell’ingegneria in cui più che parlare di tecnologie, data la loro sempre più rapida obsolescenza, parlerei piuttosto di approcci innovativi a discipline come l’LCA, il collaborative working, la riduzione dell’impatto ambientale, tre filoni attualmente in grande sviluppo. C’è infine il variegato mondo delle tecnologie applicate fatto di stampa 3D, materiali innovativi e sensoristica IoT che, se all’estero è estremamente vivace, nel nostro paese dovrebbe avere maggiore impulso e soprattutto concrete ricadute nell’ambito del cantiere a scale che vanno dal singolo edificio a alla dimensione urbana.

Proprio quest’ultimo aspetto, insieme a temi come le smart cities e un approccio green focalizzato non sul singolo edificio ma portato al livello del conglomerato urbano, rappresentano un’opportunità ma anche una criticità per un paese con un importante patrimonio costruito come il nostro: qual è il tuo punto di vista?
È principalmente una questione di governance, ovvero di definizione di una serie di macro obiettivi a cui tendere nello sviluppo della città del futuro e nella loro declinazione in specifiche politiche e responsabilità. È proprio su questi obbiettivi che sto lavorando insieme ad un gruppo di professionisti a supporto del CIPU, il Comitato interministeriale per le politiche urbane, che opera presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Solo una volta compiuto questo step ha senso ed è concretamente possibile entrare nel dettaglio della scala, sia essa quella del singolo edificio, del quartiere, della città o della macroarea geografica, lavorando su matrici di riferimento in grado di guidare le strategie di intervento.

Giornalista professionista della redazione di BIMportale, specializzato nel settore delle costruzioni, si occupa dai primi anni ’90 di tecnologie applicate alla progettazione e al cantiere. Ha all’attivo numerose pubblicazioni e collaborazioni con le principali testate di settore relative a tecniche costruttive, progettazione 3D, organizzazione e gestione dei processi di cantiere.


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