Arturo Tedeschi: l’Intelligenza Artificiale motore della creatività

Dal tecnigrafo al CAD, dal CAD alla progettazione parametrica e al BIM, e oggi alla AI e alle sue infinite possibilità. C’è un fil rouge che lega gli ultimi trent’anni della progettazione architettonica – ma non solo – ed è un filo digitale che però oggi, più che seguire una linea evolutiva, sembra preannunciare un vero e proprio salto di specie. Il nostro interlocutore, l’architetto Arturo Tedeschi, è uno degli esploratori di questa nuova frontiera: come progettista e designer esperto di progettazione parametrica in quest’ultimo anno Tedeschi ha esplorato in particolare le potenzialità di uno strumento che sta facendo molto parlare di sé, ChatGPT, sperimentando una nuova tecnica rivoluzionaria che consente di collegare ChatGPT a Grasshopper 3D per generare codici e dare vita ad un progetto. Di questo e altro abbiamo parlato con lui durante il nostro incontro.

Come nasce il suo interesse per questi strumenti?
il tema principale della mia attività da ricercatore indipendente è sperimentare gli strumenti legati al mondo del design e dell’architettura dal punto di vista di un designer, non di un tecnologo. Una premessa importante perché non sviluppo software né sono un programmatore, ma cerco di esplorare gli strumenti digitali secondo la mia ottica professionale. Da 15 anni mi occupo di modellazione algoritmica che per me è stata una rivoluzione concettuale, avendo studiato in un’epoca ancora analogica, e mi ha aiutato ad entrare nel mondo della progettazione free form, del controllo profondo dei processi e, in quest’ultimo periodo, in quello delle piattaforme AI come Midjourney, sviluppato dall’organizzazione omonima, Dall-E 2, sviluppato da OpenAI, e appunto ChatGPT. Un mondo che mi ha affascinato perché, innanzitutto, a cambiare è l’interfaccia tecnologica, dal disegno a mano al mouse e ora agli input testuali, che permettono di generare immagini già oggi di qualità fotorealistica. Ma questo è stato solo l’inizio della mia ricerca nel campo di questi strumenti che vengono “allenati” da enormi basi di dati in continua crescita; il salto di qualità è stato rendermi conto che queste piattaforme impattano non semplicemente la parte esecutiva ma quella creativa del lavoro di un progettista o un designer. Prendendo poi spunto da esperienze in altri campi, che avevano già dimostrato la capacità di ChatGPT di elaborare linee di codice a partire da input testuali o semplici sketch ho pensato di testarne il potenziale in uno degli strumenti che uso maggiormente nel mio lavoro, Grasshopper3D.

Partiamo da questa sua ultima esperienza: di cosa si tratta?
In sostanza ho voluto sperimentare le attuali capacità di ChatGPT di realizzare geometrie complesse solo con pochi input. A un ChatGPT è possibile chiedere di scrivere un pezzo di codice per compiti particolari, specificando la lingua, il modulo da utilizzare, la piattaforma; in questo caso particolare ho voluto mettere alla prova le capacità di ChatGPT e la sua possibile connessione con Grasshopper3D. Inserendo suggerimenti espressi con un normale linguaggio ho ottenuto una superficie matematica rappresentata da punti in XYZ, ma l’aspetto più interessante è stata la capacità del chatbot di produrre un codice Python appositamente modificato per l’ambiente GhPython, e di provvedere autonomamente al debug in caso di errore come è accaduto nel corso dell’esperimento. Con una sola riga di codice è stata ottenuta una nuvola di punti che può essere poi importata in un modello parametrico, e l’unica operazione fatta manualmente è stata la conversione delle coordinate in punti reali. Oltre a migliorare continuamente dando risultati sempre più coerenti, ChatGPT produce codici organizzati e strutturati in maniera particolarmente efficiente che possono semplicemente essere copiati e incollati; in più è possibile chiedergli come eseguire determinate operazioni all’interno di Grasshoper, aprendo enormi possibilità anche nel campo del tutoring.

GUARDA IL VIDEO “CONNECTING CHAT GPT WITH GRASSHOPPER”

Quali prospettive si aprono ora?
Da un lato abbiamo esperienze come quella che ho descritto e, più in generale, la possibilità di visualizzare rapidamente i concept che sviluppiamo nella nostra mente con una resa qualitativa sempre più alta, una dinamica che interessa soprattutto la parte creativa del lavoro del progettista;  dall’altra gli aspetti operativi di queste pratiche, che potremmo definire  text to image e sketch to image/3D, consentendo in pratica di ottenere rappresentazioni grafiche attingendo da enormi database di immagini potrebbero avere un impatto enorme su una parte dei nostri processi di lavoro. Basti pensare al fatto che nel momento in cui un vero modello 3D potrà essere ottenuto con un input testuale e la piattaforma software sarà in grado di restituirlo con una nuvola di punti o modello voxel la descrizione matematica delle geometrie sarà notevolmente semplificata. Naturalmente strumenti di AI come quelli a cui ho accennato al momento possono essere utilizzati come strumenti di esplorazione formale, perché appunto generano immagini e non veri e propri modelli. Forse quello sarà possibile in futuro.

Anche il mondo dell’industria guarda con sempre maggiore interesse a queste evoluzioni: quali settori si stanno muovendo con maggiore velocità in questo campo?
La moda sta beneficiando tantissimo di questi strumenti proprio perché coinvolgono soprattutto il momento creativo e l’output del disegnatore. E anche il settore automotive sta iniziando a utilizzare strumenti di machine learning e AI, soprattutto per “allenare” i database su cui poggiano gli strumenti di AI con il proprio repertorio di immagini e modelli per mantenere il family feeling e il proprio DNA trasferendolo nelle nuove creazioni. Nell’ambito dell’architettura e del design il tema è più complesso per due ordini di motivi: da un lato, la resistenza dei professionisti rispetto ai nuovi strumenti, dall’altro una certa impreparazione tecnologica che porta a fenomeni di rigetto iniziale verso i nuovi strumenti. Speculare a tutto questo è il timore della perdita del controllo del progetto mentre è vero il contrario, essendo gli strumenti di AI degli “acceleratori” del percorso dal concept al processo finale. Al momento la dinamica sembra essere molto simile a quella prodottasi all’avvento del generative design, con i grandi studi a guidarne l’introduzione e gli altri a rincorrere. Probabilmente il mondo dell’architettura sarà l’ultimo ad arrivare a un utilizzo generalizzato della AI, ma la ventata creativa prodottasi in quest’ultimo anno è un segnale importante e l’annuncio di un cambiamento che sarà molto più rivoluzionario di quello portato dal CAD, dal BIM e da tutti gli strumenti digitali che oggi utilizziamo.

 

 

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Giornalista della redazione di BIMportale, professionista della comunicazione e del marketing per il settore AEC – Architetture Engineering & Construction. Ha lavorato per molti anni nell’editoria B2B dirigendo una delle principali testate specializzate per l’industria delle costruzioni, per la quale è stato autore di numerosi articoli, inchieste e speciali. Durante questa lunga esperienza editoriale ha avuto modo di vivere e monitorare direttamente l’evoluzione del settore e la sua continua trasformazione, lavorando a stretto contatto con i principali protagonisti del mercato: imprese edili, progettisti, committenti, produttori. Su tali premesse nel 2007 ha fondato l’agenzia di comunicazione e marketing Sillabario, che si occupa delle attività di comunicazione e ufficio stampa di importanti marchi industriali del settore delle costruzioni.


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