Binini Partners: Passion for project, project for life

Binini Partners opera da oltre venticinque anni tra urbanistica, architettura e ingegneria, grazie a professionalità multidisciplinari integrate, per realizzare con creatività, eleganza e competenza opere pubbliche e private, edifici e infrastrutture, dalla progettazione alla direzione lavori, fino ai collaudi delle opere. Abbiamo intervistato l’Ing. Elena Gualandri, socio dal 2009 e BIM Manager per l’implementazione del Building Information Modeling nei processi aziendali.

Quando avete incominciato a inserire il BIM nei vostri processi operativi?
I nostri progetti nascono dalla continua ricerca di un design innovativo e di soluzioni avanzate, integrando tutte le componenti del progetto in un unicum completo e coordinato. La metodologia BIM, quindi, ci ha incuriosito fin da subito, corrispondendo ad una forma mentis che da sempre appartiene al nostro modo di intendere il processo progettuale. Dal 2015 abbiamo iniziato ad integrarla nei nostri processi come metodologia operativa nella progettazione per rispondere alle esigenze di progettazioni sempre più complesse e articolate, coniugando funzionalità e bellezza.
I primi passi sono stati fatti cercando di mantenere fede all’organizzazione che avevamo per non perdere di vista lo scopo della progettazione cercando di calare le nostre esigenze all’interno del processo e non di subirlo come imposizioni dall’alto, in questo modo abbiamo avuto il tempo e gli strumenti di adattarci, e adattare al processo alle esigenze professionali.

Qual è stata la motivazione principale nella scelta di implementare la metodologia BIM?
Operiamo dagli esordi con un approccio multidisciplinare su progetti che si sono fatti via via sempre più ampi e complessi e, volendo far fronte ad esigenze professionali sempre più elevate ci siamo chiesti come poter coniugare la progettazione coordinata e integrata che abbiamo sempre perseguito, l’esigenza di lavorare velocemente su progetti di ampia scala e contemporaneamente poter affrontare modifiche frequenti. La progettazione parametrica e il Building Information Modeling sono stati la risposta alla nostra ricerca e, attraverso questo sistema organizzativo, abbiamo potuto coniugare le nostre esigenze con la condivisione delle informazioni e la creazione di un modello multidisciplinare.
L’innovazione, lo studio, la ricerca e l’attenzione alle nuove metodologie, inoltre, fanno parte del nostro approccio alla professione quindi per noi acquisire nuove metodiche, più funzionali ed efficaci, risulta naturale. L’introduzione del BIM nei nostri processi, comunque, non è mai stato un fine, ma un mezzo per migliorare le performance.

Come vi siete strutturati per operare il cambiamento sia a livello di personale sia tecnologico?
Ci siamo approcciati alla progettazione BIM attraverso un cambiamento graduale, che è cresciuto e cresce con il nostro gruppo di lavoro. Abbiamo puntato, come sempre, sul lavoro di squadra, mettendo a sistema il know-how garantito dall’esperienza dei nostri progettisti senior con il contributo di personale più giovane, formato sull’utilizzo delle nuove tecnologie. Abbiamo integrato vari servizi all’interno del processo, cambiato metodo di lavoro e di approccio, attivato un sistema di comunicazione interna ed esterna, investito in formazione, in hardware e software con un rilevante impegno economico.
Non è trascurabile il cambiamento che abbiamo affrontato e stiamo affrontando quotidianamente.
All’inizio abbiamo confrontato le potenzialità dei diversi programmi disponibili sul mercato e la scelta è ricaduta su Archicad, con il quale è stata implementata in studio la progettazione 3D fin dal 2009, perché è tra i primi software parametrici che consentivano l’utilizzo in teamwork con la condivisione di un unico progetto che permettesse a tutto il gruppo di lavoro di operare in contemporanea su un unico modello.

Quali vantaggi riscontrate quotidianamente nella progettazione in BIM?
La volontà di metterci in gioco come studio professionale è nata dalla consapevolezza che il cad e il mondo bidimensionale non fossero più sufficienti a corrispondere alle necessità di una progettazione innovativa.
Il BIM ci consente di definire i dati geometrici con modellazione tridimensionale e, attraverso regole parametriche, di classificare, gestire e attribuire dati e informazioni ai vari elementi che compongono un modello unico, con il vantaggio di ottenere un progetto intelligente e interoperabile.
Questo ci consente di avere un forte controllo sulla progettazione: il vantaggio nelle fasi di varianti e modifiche è da una parte valutabile in tempi di risposta migliori rispetto al passato e dall’altra la possibilità di tenere aggiornata la modellazione in tutti i suoi aspetti mantenendo sempre una visione di insieme. Il ruolo del BIM è di sostenere la comunicazione, la cooperazione e la simulazione del progetto per accompagnare l’intero ciclo di vita dell’opera, sensibilità, questa, da sempre condivisa dal nostro studio e questo ci ha permesso di affrontare giorno per giorno il cambiamento.

Quali sono state le maggiori difficoltà che avete dovuto affrontare?
Le quantità di informazioni da gestire diventano sempre più numerose e sempre più dettagliate, la mole di dati richiede grandi spazi di archiviazione/ gestione e le dimensioni dei modelli portano al limite gli strumenti software e hardware. Occorre trovare un giusto compromesso tra l’approccio teorico e normativo da una parte, l’integrazione e l’interoperabilità dall’altra.
L’introduzione di nuovi strumenti, inoltre, implica una formazione mirata e specifica, molti ruoli all’interno dello studio sono variati, nuove figure si sono aggiunte. Essendo da sempre abituati a coordinare la progettazione architettonica con gli impianti, la gestione dei costi e dei tempi, abbiamo avvertito chiaramente la difficoltà, legata all’abitudine, ad abbandonare i programmi tradizionali, superandone i limiti strumentali, verso un dialogo più aperto all’approccio BIM sia internamente che da parte di tutti gli attori del processo.
Sicuramente sradicare il metodo di lavoro tradizionale che ci ha sempre accompagnato, comprendendo che la metodologia BIM è un modo di progettare e non una semplice modellazione tridimensionale all’interno del quale si trova tutto l’immaginabile, è un luogo comune che quotidianamente dobbiamo sfatare.
Lo sforzo iniziale è stato enorme ma possiamo dire che ci ha permesso di poter essere più efficaci fin dalle fasi iniziali di progettazione.
Il secondo aspetto è legato alla difficoltà che riscontriamo nel far percepire all’utente finale il carico di lavoro e, contemporaneamente, il valore aggiunto connesso all’impiego di questo tipo di metodologia. Costruire una cultura del progetto, estesa al di fuori della stretta cerchia degli addetti ai lavori, potrebbe aiutare a distinguere la reale qualità del lavoro e ad ottenere una corretta valorizzazione, anche in termini economici, dell’impegno profuso.

Può raccontarci di alcuni progetti recenti che sono esemplari del vostro percorso nell’implementazione de BIM?
Tra i primi progetti condotti interamente con questo metodo possiamo citare il nuovo centro della Scuola Internazionale Di Alta Formazione Sugli Alimenti e la Nutrizione della Food Project area nell’ambito del Mastercampus Scienze e Tecnologie di Parma, ma la vera sfida è rappresentata dalla nuova sede dell’I.R.C.C.S. I.O. Galeazzi, che sta sorgendo in area ex Expo Milano 2015, oggi MIND, Milano Innovation District, un progetto unico in Italia e tra i più avanzati in Europa. L’Ospedale vanta già numerosi primati: oltre a candidarsi per rappresentare, insieme all’Human Technopole e all’Università Statale, uno dei cardini del futuro ecosistema della ricerca, dell’innovazione e della cura, è il primo cantiere partito nell’area MIND e, inoltre, sarà il primo ospedale alto in Italia e l’ottavo in Europa ed ha recentemente vinto il Premio CNETO – Miglior Progetto 2019, consegnato al Congresso di Camogli del 2 e 3 dicembre scorso. La struttura rappresenta per l’Italia un modello di Ospedale del Futuro, fondato sulla stretta integrazione tra Assistenza, Ricerca e Formazione. L’edificio, con i suoi 180.000 m2 di moderna concezione architettonica, progettati secondo gli standard più innovativi di sostenibilità e funzionalità, rappresenta oggi in Italia uno dei progetti più ampi, complessi ed articolati mai realizzati in BIM.
Il progetto, condotto con metodologia BIM fin dagli esordi, è giunto al completamento della fase esecutiva. Il modello, LOD D/300, è composto dall’unione organica dei singoli modelli riferiti alle componenti architettoniche, strutturali ed impiantistiche, costruiti come parte di un unico processo che considera l’intero ciclo di vita dell’opera.
La gestione del flusso di lavoro è stata codificata e standardizzata, al fine di realizzare un reale coordinamento delle diverse modellazioni. A tal fine è stato utilizzato un sistema di interscambio digitale in Cloud (attraverso BIM 360 DOCS) che rendesse efficiente il flusso di lavoro, permettesse un monitoraggio preciso ed efficace dell’attività conferendo ai vari soggetti la possibilità di consultazione, controllo, modifica e aggiornamento in modo coerente con il rispettivo ruolo, preventivamente definito. Tale scelta ha consentito di monitorare le versioni e autorizzazioni riducendo i rischi di perdita di dati, avere un sistema di backup sicuro e accessibile da più stakeholders, eseguire revisioni e gestire problemi a distanza tra modelli; condividere in modo “smart” le info e i modelli e garantire un ambiente capace di effettuare una “Quality Assurance” e “Quantity Control” sui modelli e file.
Il gruppo di lavoro, per uno sviluppo veloce del modello e per consentire la tracciabilità del progetto, ha attivato una piattaforma di comunicazione diretta (Slack), con un canale dedicato.

Guarda il video BIM del nuovo Galeazzi

Cosa ne pensa dello sviluppo del BIM in Italia?
La strada da percorre è ancora tanta, partendo dalle richieste della committenza, passando alla condivisione dei modelli, all’interoperabilità senza perdite di informazioni per arrivare ad avere un sistema efficace e funzionale ai vari livelli. Il pubblico coinvolto dalla progettazione in tutto il suo iter è molto vario e tutto il parlare di questa novità ha creato l’aspettativa semplicistica che la progettazione BIM possa risolvere tutte le questioni, che da questa si possa ottenere tutto l’immaginabile, come se tutto fosse già risolto. Sicuramente il processo conferisce al lavoro un importante valore aggiunto, ma non dobbiamo dimenticare che non basta un approccio BIM per ottenere progetti efficienti, appropriati, integrati e all’avanguardia, il BIM resta un mezzo, non il fine ultimo che resta, comunque, una progettazione di qualità.
Deve esserci una guida ben chiara all’inizio del lavoro di progettazione che stabilisca il modus operandi: i rapporti tra le varie figure progettuali, le modalità di redazione e revisione del progetto, lo scambio dei dati, la definizione delle informazioni minime che devono essere inserite nel modello, ecc.
Il vero test sul valore del BIM si vedrà solo con l’applicazione durante l’intera vita utile del fabbricato e, in particolare, nel facility management, in questo modo sarà più tangibile per tutti gli attori del processo, il reale scopo e il valore aggiunto che può offrire una progettazione BIM.

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, dopo i primi anni a rincorrere notizie di cronaca e attualità ha deciso di fermarsi per seguire più da vicino il mondo dell’architettura e del design. Collabora con diverse testate di questo settore alla ricerca di progetti e nuove iniziative da raccontare e descrivere con una particolare attenzione alle idee più innovative approfondendo anche tematiche legante al rispetto dell’ambiente e alle fonti rinnovabili.


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