La ex Manifattura Tabacchi a Bologna rappresenta uno dei più importanti esempi di architettura industriale del novecento. Realizzata nel dopoguerra per trasferire al di fuori del centro storico cittadino le attività produttive collegate con la lavorazione del tabacco, venne progetta dall’Ing. Pierluigi Nervi che vinse il concorso bandito dall’Amministrazione Monopoli di Stato nel 1949 e che realizzò con la sua azienda, l’intera struttura ultimata nel 1952.
Il complesso è diviso in due parti, la zona della manifattura vera e propria, realizzata all’interno di un edificio perpendicolare di cinque piani lungo 210 m, e i cinque capannoni voltati a botte, destinati allo stoccaggio del tabacco grezzo.
Questi cinque elementi sono l’oggetto del progetto sviluppato in BIM che ospiterà il nuovo Data Centre dell’European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (ECMWF).
Big Data e architettura
L’edifico da un lato rappresenta una tappa fondamentale della ricostruzione post bellica industriale italiana ma dall’altro ne riassume tutte le contraddizioni di un lunga parabola economica che lo ha portato alla dismissione e all’abbandono fino alla situazione di degrado attuale.
La Regione Emilia Romagna ha quindi deciso di recuperarlo ed è stato avviato un percorso che ne portato ad individuare un masterplan di lavoro all’interno del quale è stato individuato per l’intero complesso il ruolo di polo tecnologico di valore strategico per la città di Bologna e per tutta la Regione, e per tre dei capannoni voltati prima citati la destinazione di centro di calcolo (data centre) dell’ECMWF.
La realizzazione di un centro di calcolo, che banalmente può essere definito come l’inserimento di un sistema complesso di hardware all’interno di un edificio, è un tema molto attuale e sicuramente strategico ma di difficile individuazione all’interno della tradizionale disciplina architettonica. Il tema della gestione dei Big Data viene immaginato, anche grazie alle definizione di “cloud” come qualcosa di leggero, sfuggente, quasi impalpabile. Invece esiste, è una infrastruttura reale, con reali e concrete necessità tecniche e deve essere inserito all’interno del costruito, forse anche all’interno della città. In questo caso utilizza addirittura una struttura simbolica di un edificio evocativo, portatore di una storia e di un significato molto importanti per una città e una nazione. Diventa quindi un cervello evoluto, una proiezione tecnologica verso il futuro protetto da uno scrigno in cemento armato all’interno di strutture architettoniche del passato.
Il Data Centre viene quindi realizzato non all’interno di un edifico specialistico ma va a riempire un vuoto decontestualizzato dalle trasformazioni economiche e lo riporta in maniera attiva all’interno delle trasformazione digitale di un epoca, allo stesso modo in cui l’epopea manifatturiera trasformava e caratterizzava il paese nel primo dopoguerra.
L’importanza del progetto è quindi nell’unione di queste due specificità, nel collegare due rivoluzioni tecnologiche, quella manifatturiera e quella digitale all’interno dello stesso spazio voltato e nell’indicare che esistono grandi possibilità di trasformazione anche per le architetture novecentesche.
Il modello BIM
All’interno di questo importante evento si inserisce la digitalizzare del progetto realizzato con metodologie tradizionali tramite un processo CAD to BIM; bimO open innovation è stata incaricata della redazione del modello BIM LOD 300.
Il progetto architettonico è stato realizzato dallo studio Von Gerkan, Marg und Partner-gmp Gmbh che ha vinto il concorso internazionale di architettura e svolto le attività professionali richieste dal bando in maniera tradizionale.
Una volta approvato il progetto esecutivo si è posto il problema di affiancare un attività di modellazione e inserimento di informazioni per soddisfare alcuni obiettivi individuati sia in fase di progettazione.
“Innanzitutto una verifica del progetto“ – spiega l’arch. Franco Rebecchi, co-founder e general manager di bimO open innovation – “che è stato quindi rimodellato a partire dagli elaborati presentati e confrontato con una nuova nuvola di punti, per individuare le eventuali difformità fra lo stato di fatto rilevato in modo tradizionale e quello che può basarsi sulle ultime tecnologie Laser Scan. Il modello è stato realizzato per discipline seguendo le indicazioni dei progettisti utilizzando diversi team che hanno condiviso un processo attraverso l’utilizzo di un CDE (Common Data Environment) e un formato di interscambio dati come l’ifa e un formato di notifica come il bcf. Questa attività di coordinamento ha permesso la creazione di un modello condiviso utilizzando diversi software di authoring“.
Il modello architettonico è stato infatti realizzato con Archicad di Graphisoft, mentre i modelli strutturale ed impiantistici con Revit di Autodesk. Un altro obiettivo era quello di verificare le eventuali interferenze fra impianti e fra impianti e struttura. Il tema è molto importante per la complessità degli elementi che verranno inseriti e per il fatto di dover fare coesistere tale complessità con una struttura esistente a sua volta molto complessa. Si è proceduto quindi con Naviswork di Autodesk per la individuazione di interferenze fra le diverse discipline impiantistiche. Solibri, invece, è stato il software utilizzato per verificare i modelli e le interferenze fra architettura e impianti.
Questi citati sono obiettivi standard all’interno di una normale attività di verifica e controllo BIM, ma in questo caso c’è la possibilità di utilizzare il modello per la successiva progettazione del grande sistema di gestione ed elaborazione dati e per risolvere le problematiche ambientali che questo tipo di tecnologia pone. “Il modello BIM sarà utilizzabile in tutte le varie fasi” – sottolinea Franco Rebecchi – “quindi a partire dall’affiancamento al progetto esecutivo, diventerà la base per la creazione di un modello costruttivo, ospiterà tutte le eventuali varianti che si potranno presentare durante le fasi di realizzazione dell’opera e costituirà la base per il modello as-bult effettivamente realizzato, nonché per il data base informativo che servirà per la gestione dell’intero ciclo di vita del manufatto, degli impianti e del cervello tecnologico che è inserito al suo interno”.
Il modello è stato consegnato federato con le diverse discipline coordinate e gli oggetti BIM al suo interno sono stati dotati della struttura di parametri AIA e CoBie come richiesto da ECMWF che potrà utilizzare queste codifiche per la gestione del Data Centre.
La società di servizi BIM
Le attività di modellazione e coordinamento per il progetto di Bologna sono state effettuate da bimO Open Innovation, start up innovativa che si occupa di servizi BIM in tutte le fasi dal rilievo fino alla creazioni di modelli per il facility management. Può offrire servizi di consulenza e progettazione BIM, e sviluppare progetti di open innovation per affrontare con successo la digitalizzazione del settore. bimO è una società composta da 20 professionisti e mette a disposizione il proprio know-out tecnologico a tutti gli operatori della filiera delle costruzioni: studi professionali, società immobiliari, enti pubblici, general contractor e produttori di componenti e attrezzature. In questo caso si è occupata della realizzazione del rilievo, laser scan dell’edificio e dell’area esterna nonché della modellazione architettonica del progetto esecutivo. Ha poi svolto il ruolo di coordinamento fra le varie discipline che ha portato alla definizione del modello federato.
Il progetto in breve
Progetto: Ex Manifattura Tabacchi – Tecnopolo
Luogo: Bologna
Committente: Regione Emilia Romagna
Coordinamento generale: Aster
Progetto architettonico: Von Gerkan, Marg und Partner-gmp Gmbh
Coordinamento attività BIM: bimO Open Innovation
Modellazione architettonica: bimO Open Innovation
Modellazione impianti e strutture: Bimon