Francesca Ricciuti, Techbau: Il BIM permette di prevedere gli errori in fase di cantiere

Laureata in architettura all’Università degli Studi di Ferrara, l’arch. Francesca Ricciuti ha conseguito il Master in BIM Management del Politecnico di Milano. Oggi è BIM Manager di Techbau S.p.a.

Quale è stato il suo percorso professionale che l’ha portata al BIM?
Dopo aver conseguito il Master che devo dire mi è servito per potermi introdurre nel mondo del lavoro ho lavorato per uno studio di architettura di Milano come BIM Specialist e nel 2019 sono entrata in Techbau prima come BIM Coordinator, poi come BIM Manager per l’implementazione del BIM nei processi aziendali. Io stessa sono un BIM Manager certificato e le certificazioni ci servono soprattutto poiché sono viste come criterio premiante in alcuni bandi di gara.

Quali sono le principali caratteristiche della sua figura professionale?
Oggi in qualità di BIM Manager mi occupo di gestire i flussi aziendali secondo la metodologia BIM di seguire le offerte di gestione informativa e di confrontarmi con i clienti per mettere in pratica la strategia BIM a seconda delle diverse commesse. Mentre prima ci chiedevano un modello As Built oggi la committenza è diventata più evoluta e vuole un modello informativo completo. Tra le mie competenze mi occupo anche della formazione del personale e di definire gli obiettivi della commessa.

Quali vantaggi secondo lei porta il BIM in cantiere?
Utilizzare il BIM permette di evidenziare le criticità di un progetto prima della fase di costruzione e in più si ha la possibilità di lavorare in maniera coordinata con tutte le professionalità coinvolte in una commessa gestendo la pianificazione delle fasi di lavoro e le interferenze tra le varie lavorazioni. Avere un modello tridimensionale navigabile e sempre aggiornato su cui basare il lavoro in cantiere è davvero un grosso vantaggio permettendo la pianificazione integrata delle diverse fasi.

Quali sono i progetti che hanno in qualche modo segnato il suo percorso professionale?
Sicuramente i progetti internazionali che coinvolgono più general contractor offrono la possibilità di sperimentare sul campo nuove strategie per ottimizzare in maniera coordinata e condivisa un progetto. Potersi interfacciare con le diverse discipline dai progettisti agli strutturisti, agli impiantisti ognuno che si occupa della propria disciplina ma lavora sullo stesso modello federato è davvero un’esperienza che ritengo importante e formativa.

Quali sono secondo lei le prospettive future del BIM in Italia?
Credo che una delle maggiori difficoltà nella diffusione del BIM in Italia sia la frammentazione della catena di fornitura. Le realtà più piccole non si sono ancora strutturate. Mancano anche secondo me figure professionali non basta essere certificati per poter essere in grado di gestire un progetto seguendo questa metodologia, ci vuole molta esperienza sul campo. Spesso oggi si fa l’errore di considerare un progettista e un BIM Specialist come due figure distinte, ma in realtà è necessario che sia la stessa figura professionale arricchita anche da competenze informatiche. Credo che presto questa distinzione sarà superata. Non credo nemmeno molto nella certificazione delle figure professionali, poiché non fa altro che alimentare la distinzione tra questi due ruoli. Nel nostro paese al momento è impiegato il BIM soprattutto la 3D, sarebbero da implementare anche le altre Ds del BIM, in maniera pragmatica e non teorica.

mm

Giornalista professionista della redazione di BIMportale, dopo i primi anni a rincorrere notizie di cronaca e attualità ha deciso di fermarsi per seguire più da vicino il mondo dell’architettura e del design. Collabora con diverse testate di questo settore alla ricerca di progetti e nuove iniziative da raccontare e descrivere con una particolare attenzione alle idee più innovative approfondendo anche tematiche legante al rispetto dell’ambiente e alle fonti rinnovabili.


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