Luca Sandigliano, Foster + Partners: i professionisti sono molto riconosciuti all’estero

Vedere crescere in cantiere la costruzione parallelamente e coerentemente ai modelli sviluppati dal team ha fatto capire all’architetto Luca Sandigliano quanto sia importante un processo BIM ben integrato tra discipline e legato unilateralmente al project management. Per questo ha impostato la sua carriera sul BIM ricopre il ruolo di BIM & Design System Coordinator da Foster + Partners a Londra.

Quale è stato il suo percorso professionale che l’ha portata al BIM?
Durante l’ultimo anno di università ho iniziato a indagare quali fossero gli scenari più favorevoli per il mio futuro professionale e ho capito subito che le figure specialistiche, legate all’utilizzo di processi BIM oriented, erano

Lariot Collective in Central London. Creative portrait Commission.

molto ricercate nel mondo AEC. Ho incominciato quindi da autodidatta a studiare in maniera trasversale spaziando tra indagine procedurale e utilizzo di un set di software. Conseguita la laurea magistrale in Architettura alla Scuola Politecnica di Genova ho iniziato a collaborare con il Professor Giorgio Mor il quale mi ha coinvolto in scenari di progettazione integrata e corsi di formazione relativi l’utilizzo di Revit e Navisworks. Successivamente ho collaborato con lo studio Archea Associati dove ho assunto una figura ibrida tra progettazione e coordinamento relativa alla gestione delle attività BIM, passando dalla modellazione, alla implementazione dei flussi di lavoro e alla documentazione per progetti architettonici complessi in larga scala come lo stadio di Tirana.
Una esperienza altamente formativa è stata quella con la società di Ingegneria 3TI Progetti dove ho coperto il ruolo di BIM Coordinator per il progetto della Metro di Doha in Qatar. Vedere crescere in cantiere la costruzione parallelamente e coerentemente ai modelli sviluppati dal team mi ha fatto capire quanto importante sia un processo BIM ben integrato tra discipline e legato unilateralmente al project management.
Attualmente ricopro il ruolo di BIM & Design System Coordinator da Foster + Partners a Londra.

Quali sono le principali caratteristiche della sua figura professionale?
La mia formazione da architetto e la passione per l’architettura rimane di fondamentale importanza. Essere sempre informati sullo scenario architettonico internazionale e conoscere le opere dei maggiori concorrenti è fondamentale. Per generare processi efficienti finalizzati a un design di altissimo livello è necessario conoscere l’estetica che i progettisti immaginano, i vincoli, la tecnica costruttiva con la quale l’edificio verrà edificato, saper leggere e implementare il dettaglio.
Penso che la dicitura BIM & Design System ben esprima le caratteristiche della mia figura professionale, esser esperti BIM non significa solo saper manipolare dei softwares ma essere coinvolti nell’intero processo di coordinamento progettuale come cerniera tra il team architettonico, il management, i consulenti e il cliente.
In Foster + Partners mi occupo quotidianamente di implementazione dei workflow legati alla modellazione, Work Breakdown Structure (WBS) dei modelli, documentazione come BIM Collaboration Guide e BEP, output del materiale di consegna. Il tutoraggio è una attività quotidiana per aiutare i colleghi meno esperti.
La comunicazione in tutto questo è la chiave.

Come si lavora in BIM all’interno del vostro studio?
In Foster + Partners abbiamo un team dedicato al BIM & Design Systems che conta circa 70 professionisti strutturato gerarchicamente tra Technicians, Coordinators, Analyst, Leads e Managers. Collaboriamo spesso anche con un team specialistico che si occupa di ricerca: ARD Applied Research & Development, SMG Specialist Modeling Group.
Il software madre utilizzato è Autodesk Revit e viene usato uniformemente anche dai team prettamente architettonici. Navisworks, BIM 360, Rhinoceros, Autocad sono attivamente usati per necessità ibride. Parallelamente utilizziamo un set di tools e plugins per agevolare e velocizzare il flusso di lavoro tra i quali posso citare Dynamo, Ideate Software, BEAM, RTV Tool, BIM Track, Enscape. Oltre a queste abbiamo una serie di Power Tools sviluppate internamente dai nostri specialisti per attività specifiche che le normali capacità dei softwares non permettono.
Gli standard sono regolati dai nostri managers e attuati dall’intero team in funzione del progetto per il quale si è coinvolti. La comunicazione viene curata attraverso piattaforme condivise da tutti nelle quali avviene la condivisione dei workflows e dei challenge che affrontiamo nei progetti per i quali siamo coinvolti.
Il rapporto tra BDS e team architettonico in un progetto di larga scala è tendenzialmente di 1 ogni 10 progettisti.

Può raccontarci qualche progetto su cui sta lavorando in BIM?
Fin dall’inizio sono stato coinvolto in progetti di masterplan in diversi contesti come India, USA e Cina. Cambiare radicalmente area geografica comporta un alto grado di complessità, ovviamente le regolamentazioni e il modo di comunicare variano in funzione del cliente.
Questi tipi di progetti prevedono lo sviluppo dal concept fino alla gestione del dettaglio in Detail Design.
All’inizio si sviluppa un modello univoco con le masse nel quale si gestiscono le aree e i volumi. Gradualmente si implementa il LOD e si definisce l’architettura tramite innumerevoli revisioni fino ad arrivare ad un grado dettagliato che soddisfa tutte le parti coinvolte e garantisce il coordinamento tra le parti interessate. Un masterplan può essere destrutturato in termini di modelli in modo estremamente articolato, a seconda del livello di approfondimento al quale si sta lavorando si possono contare anche un centinaio di modelli da integrare. Un progetto di notevole interesse nel quale sono stato coinvolto è quello di Amaravati, progetto per il governo dello stato indiano di Andhra Pradesh, al momento il progetto è in attesa di nuovi sviluppi. Le dimensioni sono 217 chilometri quadri e gli edifici chiave sono due: l’High Court Complex e il Legislative assembly.
L’High Court Complex localizzato nell’asse centrale del masterplan e’ caratterizzato da un tetto caratterizzato da gradoni che richiamano gli stupa indiani con ventilazione naturale, e una planimetria sviluppata intorno a strati concentrici costituiti da stanze e percorsi per la circolazione. Il Legislative Assembly building insiste su uno specchio d’acqua e si sviluppa con una forma conica alta 250 mt. su pianta a base quadrata, il centro dell’edificio è progettato per essere un vuoto.
Il processo BIM per sviluppare entrambi gli edifici si è servito principalmente di Revit. Al contorno assunta la geometria estremamente complessa dei roof sono stati implementati script di Dynamo e workflow ibridi tramite l’utilizzo di altri softwares quali Rhinoceros e Grassopher.

Quali sono secondo lei le maggiori differenze tra l’inghilterra e l’Italia per il mondo AEC?
È assodato che il BIM sta rivoluzionando il mondo AEC e le sue relative politiche legate alla sfera delle costruzioni e delle infrastrutture. Il Regno Unito è globalmente riconosciuto come uno dei paesi meglio strutturati nella implementazione e nel management del BIM action. Fin dal dopo guerra Il governo britannico si è posto la domanda su come il mondo AEC potesse trarre benefici dalla gestione delle informazioni e dall’uso della tecnologia. In tempi recenti, precisamente nel 2010, è stata trovata una risposta con un piano a lungo termine: il “Digital BIM Britain”. Inoltre, nel 2016 il governo ha imposto l’uso del BIM Level 2 (spiegato di seguito) per tutti i progetti approvati. I benefits della rivoluzione digitale BIM oriented sono noti e riguardano la ottimizzazione dei processi e delle risorse economiche, la riduzione dei costi e degli errori fino al miglioramento della comunicazione tra i professionisti che prendono parte al processo progettuale e costruttivo. UK ha 4 livelli di misurazione del BIM:
Level 0: le informazioni sono costituite univocamente da 2D CAD;
Level 1: mix di informazioni 2D e 3D;
Level 2: le entità contengono dati e informazioni intelligenti che possono essere amministrate in uno scenario BIM da tutti i membri coinvolti nel progetto;
Level 3: la collaborazione non è unicamente limitata ai consulenti primari ma include tutti i componenti che fanno parte del life cycle process.
L’Italia sicuramente è partita in ritardo rispetto all’Inghilterra e conseguentemente il piano relativo alla pianificazione digitale è ancora acerbo. La maggior parte degli studi professionali lavorano ancora con un BIM level 0 o 1. I casi in cui BIM level 2 o 3 è attuato sono rari. Questo perché i requisiti progettuali richiesti non comportano un livello “intelligente” di digitalizzazione.

Qual è il suo punto di vista esterno sulle prospettive future del BIM in Italia?
In Italia abbiamo accelerato incredibilmente negli ultimi anni, siamo una nazione in cui i giovani sono costretti a percorsi di studi molto lunghi e spesso usciti dall’ Università facciamo fatica a trovare lavoro, questo comporta che continuiamo a formarci con Master o corsi di formazione specialistici per essere più competitivi sul mercato. Ragion per cui il livello tecnico dei singoli professionisti italiani riguardante il BIM è molto elevato, anche quando un professionista italiano si presenta all’estero in contesti di diverso tipo il suo livello tecnico è considerato molto alto.
Bisogna quindi sfruttare meglio questo patrimonio, le società di architettura e ingegneria medio piccole devono essere più aperte alla transizione verso il BIM, investire in risorse, strutturarsi in modo da garantire dei contratti che non siano legati unicamente alla Partita IVA e dei salari adeguati alla media europea. Nonostante tutto bisogna dire che abbiamo delle realtà estremamente qualitative che operano a livello nazionale e internazionale.

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, dopo i primi anni a rincorrere notizie di cronaca e attualità ha deciso di fermarsi per seguire più da vicino il mondo dell’architettura e del design. Collabora con diverse testate di questo settore alla ricerca di progetti e nuove iniziative da raccontare e descrivere con una particolare attenzione alle idee più innovative approfondendo anche tematiche legante al rispetto dell’ambiente e alle fonti rinnovabili.


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