Ludovico Taruschio: passione per l’innovazione e prospettive di crescita

Ludovico Taruschio è BIM Coordinator e da anni si occupa di coordinamento e di management in ambito BIM, come racconta in questa intervista a BIMportale.

Come è nata la sua passione per il BIM?
Faccio parte dell’ultima generazione di laureati per i quali il BIM non era ancora implementato nei percorsi di studi nelle università, o comunque era appannaggio solo di alcuni dipartimenti in fase di tesi, almeno a Perugia, la città in cui mi sono laureato. La conoscenza del BIM era ancora molto embrionale. Quindi il mio percorso fondamentalmente è iniziato con il primo studio di architettura e ingegneria integrata con cui ho collaborato, dal 2017, la Sab di Perugia. Il mio interesse verso il BIM è nato da autodidatta, in autonomia, senza alcuna richiesta esterna o necessità specifica. Sono stati due i fattori che hanno portato a interessarmi all’argomento. Il primo è la passione che ho sempre avuto verso tutto ciò che è digitale e innovativo, poiché nel 2017 il BIM era considerato qualcosa di innovativo; il secondo è stato l’aver visto una prospettiva professionale interessante legata a questi temi, e in effetti così è stato.

Quali sono state le sue prime esperienze professionali in BIM?
Ho iniziato seguendo tutorial, leggendo articoli, mettendoci la testa e risolvendo man mano le problematiche che si presentavano.
Il primo progetto in BIM che ho seguito è stato quello dell’ampliamento del terminal F dell’aeroporto di Linate: è stato lungo e complesso, mi sono occupato inizialmente della modellazione architettonica e successivamente di quella strutturale con altri colleghi. Ho iniziato poi a seguire il coordinamento tra le varie discipline e, quando si è introdotta anche la modellazione meccanica eseguita da una parte terza, a maggior ragione, il coordinamento è diventato fondamentale. Ed è quello in cui mi sono specializzato negli anni successivi.
Mi sono poi occupato del processo di implementazione BIM nella società per cui lavoravo. È stato un percorso graduale di circa quattro anni, alla fine del quale tutti i progetti venivano redatti parzialmente o totalmente in BIM. È stato un bel banco di prova, in un dialogo costante con studi esterni e altri professionisti, che mi ha fatto crescere molto.
Al termine di questa esperienza mi sono trasferito a Livorno per lavorare in ASA, Azienda Servizi Ambientali, la società municipalizzata che gestisce acqua e gas. Anche qui ho seguito l’implementazione BIM in una realtà che contava 600 dipendenti, di cui oltre 50 in ufficio tecnico; ho potuto quindi vivere il punto di vista della stazione appaltante e mi sono occupato della formazione BIM in azienda.

Arrivando a oggi, qual è il suo ruolo attuale?
Lavoro in Ecosisma Design, impresa di costruzioni, general contractor e studio di progettazione a Perugia, con un ufficio dedicato a seguire la parte BIM. Anche qui ho seguito l’implementazione dei processi BIM in azienda, e oggi vantiamo la certificazione di Sistema di Gestione BIM. È un elemento di orgoglio, perché sono ancora poche in Italia le aziende che ottengono la certificazione BIM secondo la PDR UNI 74/19. A livello aziendale abbiamo inoltre stretto da poco un accordo quadro con l’Agenzia Del Demanio della durata di quattro anni, che ci vedrà quindi impegnati in ambito BIM.

Quanto è importante oggi la certificazione ICMQ?
Ho ottenuto la certificazione ICMQ da BIM Coordinator sia perché volevo certificare le mie competenze professionali e valorizzare il mio percorso personale, sia per ottenere punti premiali nei bandi pubblici a cui risponde l’azienda per cui lavoro. Sono poi diventato anche formatore per Autodesk Revit e tutor nella preparazione per esami di certificazione ICMQ BIM Manager, BIM Coordinator e BIM Specialist.
Ritengo che la certificazione sia un’attestazione di competenze che ha valore nel mercato del lavoro. Ovviamente, anche chi non è certificato può essere esperto e affidabile, ma in fase di selezione delle persone spesso si prediligono le figure certificate e quelle che hanno un’esperienza pregressa dimostrabile. Senza contare che oggi le certificazioni sono importanti se si partecipa a bandi di gara pubblici.

Quale è il grado di maturità sul BIM in Italia, anche in vista dell’obbligatorietà che entrerà in vigore dal 2025?
Lato committenza, ci sono molte differenze tra le stazioni appaltanti, che risultano spesso ancora carenti di formazione e di esperienza. Diversa è invece la situazione negli studi di progettazione, che hanno sicuramente ormai una maturità acquisita. Credo che l’obbligatorietà porterà un cambiamento in positivo, “costringendo” tutti ad adeguarsi. Forse le realtà più piccole saranno penalizzate all’inizio, ma nel lungo termine gli effetti saranno di crescita.

Guardando alle nuove tecnologie, quali sono quelle che stanno entrando sempre più nel settore o che acquisiranno importanza in futuro?
Diamo per assodati droni e laser scanner: sono anni ormai che le nuove di punti sono alla base del mio lavoro. Penso che anche l’Intelligenza Artificiale diventerà uno strumento prezioso, entrerà in tutti gli ambiti, sicuramente in quello della progettazione. Già oggi la utilizzo per le fasi di renderizzazione e sempre più servirà per organizzare i dati estratti da un modello. Guardando al futuro, credo che un domani la validazione dei modelli potrà avvenire attraverso l’utilizzo di Smart Contract registrati su blockchain.

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, lavora da molti anni nell’editoria B2B per la stampa tecnica e specializzata. Ha scritto a lungo di tecnologia, business e innovazione. Oggi orienta la sua professione nel campo delle tecnologie applicate alla progettazione architettonica e all’imprenditoria delle costruzioni.


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