Roberta Di Stefano, SQS Ingegneria: il BIM è la quotidianità, non si torna indietro

Con un curriculum di lunga esperienza, oggi Roberta Di Stefano è Direttore Tecnico in SQS Ingegneria. Il suo percorso lavorativo si è sviluppato in passato presso la società 3TI Progetti SpA; poi circa due anni fa ha iniziato una nuova esperienza in SQS Ingegneria, dove il BIM è di uso quotidiano, come racconta in questa intervista.

Può presentarci brevemente SQS Ingegneria?
Sul mercato ormai da più di 20 anni, SQS Ingegneria è stata fondata nel ’97; dal 2016 l’Ing. Stefano Militello ha acquisito l’intera società e oggi ne è l’Amministratore Unico. SQS Ingegneria opera in più settori differenti e lavora prevalentemente su appalti pubblici e con committenti pubblici e fondi immobiliari. Sviluppa la progettazione di opere edili, strutturali e impiantistiche, e i suoi ambiti di intervento toccano tutte le fasi della costruzione: dalla progettazione alla direzione lavori, dal Project Management al coordinamento della sicurezza. La società ha inoltre una consolidata esperienza nel campo del recupero di edifici storici, tanto che recentemente abbiamo ottenuto un  buon riconoscimento sulle gare legate al PNRR e ai bandi Caput Mundi: siamo riusciti ad aggiudicarci interventi molto interessanti per una realtà come la nostra. L’organigramma è formato da numerosi professionisti, Architetti e Ingegneri, con esperienza pluriennale, affiancati da persone più giovani, in un mix di competenze e generazioni.

BIM e digitalizzazione dei processi: qual è l’approccio di SQS Ingegneria?
L’ingegner Militello è sempre stato un appassionato di tecnologia e si è interessato da subito al BIM; ha seguito lui stesso dei corsi di formazione e approfondimento, proprio per comprendere al meglio la metodologia, e ha creato in azienda un team di persone dedicate alla progettazione BIM. Sono ormai parecchi anni che SQS Ingegneria lavora in BIM e oggi continua il suo percorso di digitalizzazione sempre ampliando le proprie conoscenze e aggiornandosi con le novità che il mercato offre. Per esempio, in questo momento stiamo sperimentando l’uso dell’intelligenza artificiale nella progettazione, testando alcuni programmi di modellazione come Grasshopper che già prevedono delle interfacce di questo tipo.

In che modo viene utilizzata la metodologia BIM nella vostra realtà?
Possiamo contare su figure professionali certificate ai sensi della norma UNI 11337-7:2017 come ad esempio il  BIM Manager, Arch. Alessandro Toppi, e la BIM Specialist, Arch. Simona Mazzei, affiancati da altri profili che operano in BIM ormai da tanti anni. Anche a livello di processo seguiamo le impostazioni della norma UNI 11337-7:2017, nei nostri capitolati informativi e a livello operativo, quotidianamente.
Per fare un esempio, i nostri operatori nel settore della direzione lavori vanno in cantiere con dispositivi mobili e caricano foto e informazioni aggiornando in tempo reale il modello BIM del progetto.

Avendo lei vissuto il passaggio alla digitalizzazione e gli anni dell’avvento del BIM, qual è il suo punto di vista sull’evoluzione che hanno avuto le grandi società di ingegneria italiane?
Sono ormai dieci anni che ho affrontato il tema del BIM, la prima volta fu con l’appalto integrato per la realizzazione dell’ospedale di La Spezia, il primo appalto pubblico italiano di 3TI Progetti. La società allora creò un settore BIM al suo interno, anche se io non fui direttamente coinvolta perché all’epoca seguivo altre attività. L’anno successivo ci aggiudicammo i progetti delle metropolitane di Doha, di cui coordinai il gruppo di lavoro Italia. Fu proprio una full immersion: il progetto era totalmente in BIM, parallelamente si stava sviluppando già la fase di realizzazione delle opere. Fu una modellazione molto complessa e se non avessimo utilizzato gli strumenti BIM non saremmo mai riusciti a raggiungere quel risultato.
Grazie al BIM ho visto veramente risolvere i problemi in fase progettuale, individuare interferenze tra le varie discipline specialistiche che poi si sarebbero ritrovate in fase esecutiva e che, senza il BIM, avrebbero dovuto essere risolte con soluzioni di fortuna non studiate precedentemente interrompendo magari il regolare corso dei lavori ed aumentandone la durata.
Il settore si sta muovendo, il processo di cambiamento è ormai partito e non si può fermare. Oggi il BIM è la quotidianità, mi meraviglio un po’ quando vedo ancora ritrosia e diffidenza tra i professionisti.

Qual è il rapporto tra BIM, progetto e imprese di costruzioni?
Anche le imprese, grazie ai giovani e ai nativi digitali, dovranno adeguarsi. Ho incontrato imprese che avevano difficoltà ad accettare il cambiamento e la metodologia BIM. Il processo di transizione per loro magari sarà più lungo, ma inevitabile.

Qual è invece il grado di maturità della committenza?
Riscontriamo spesso nei committenti ancora un po’ di diffidenza, dovuta soprattutto al fatto che le stazioni appaltanti – in particolare i committenti pubblici – ancora oggi non sono strutturate per gestire un modello BIM, nonostante sia spesso richiesto dai bandi. Viceversa, non mancano le realtà virtuose e abbiamo ottenuto risultati molto soddisfacenti con alcune committenze più “illuminate”, come per esempio il Ministero della Difesa, per il quale abbiamo realizzato un prototipo di residenze Nzeb a impatto energetico zero: tutto è stato sviluppato in BIM e la committenza utilizzerà il modello, oltre che per la fase di costruzione, anche per la manutenzione successiva.

Il Nuovo Codice Appalti fissa una data, al 2025, entro cui le Pubbliche Amministrazioni dovranno adeguarsi. Qual è la sua opinione?
Credo che come per tutte le innovazioni, come per tutte le novità, ci sia bisogno di tempo. Ne abbiamo già avuto e il cambiamento è iniziato, anche se lentamente, basti pensare al ricambio generazionale in corso. Penso che il 2025 sia una data ragionevole per poter raggiungere il livello di digitalizzazione auspicato, almeno per gli interventi di importo superiore al milione di euro. È importante che opere di quel valore siano realizzate in BIM: troppo spesso constatiamo la carenza di documentazione legata agli immobili, anche di opere importanti. I modelli BIM invece portano completezza di informazioni, di facile reperibilità, con vantaggi legati ad archivi, spazio e quindi anche alla sostenibilità, per tutto il ciclo di vita di un edificio.

Possiamo citare qualche progetto che state seguendo, o seguirete, in BIM?
Nell’ambito dei progetti PNRR, Abbiamo appena completato per Città Metropolitana di Roma Capitale la progettazione esecutiva dell’ampliamento dell’edificio scolastico Liceo “E. Amaldi” a Roma siamo impegnati nel completamento del progetto esecutivo di riqualificazione dell’immobile residenziale ERP di via Felice Ferri a Frascati (le immagini dell’articolo si riferiscono a questo progetto – ndr).
La nostra sfida è quella di utilizzare il BIM per i progetti di recupero di alcuni edifici storici come ad esempio la Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini a Roma in cui a partire da un rilievo con laser scanner stiamo approcciando il progetto di consolidamento strutturale ed il restauro.
Un altro progetto che stiamo sviluppando a Roma è quello del recupero di una villa storica per un committente privato, in fase di cantierizzazione, in cui il BIM sarà protagonista anche nella fase di direzione lavori.

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, lavora da molti anni nell’editoria B2B per la stampa tecnica e specializzata. Ha scritto a lungo di tecnologia, business e innovazione. Oggi orienta la sua professione nel campo delle tecnologie applicate alla progettazione architettonica e all’imprenditoria delle costruzioni.


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