Vittorio Caffi, Politecnico di Milano: dal BIM al DiCE (Digital Construction Environment)

Il Prof. Vittorio Caffi, docente di Ingegneria dell’Edilizia del Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito del Politecnico di Milano, affida a BIMportale il suo punto di vista sul BIM e sul lento processo di digitalizzazione del mondo delle costruzioni.

Qual è, in sintesi, il percorso che l’ha portata al suo status accademico?
Dopo la laurea in architettura ho avuto diverse esperienze, dalla progettazione edilizia fino alla progettazione esecutiva in ambito navale. Dopo un incarico come professore a contratto per l’insegnamento di Disegno Automatico presso il Politecnico di Milano, ho deciso di seguire il corso Dottorato in Ingegneria Ergotecnica Edile del Politecnico di Milano, in quello che all’epoca era il Dipartimento di Ingegneria dei Sistemi Edilizi e Territoriali (DISET), poi confluito nel dipartimento BEST, oggi ABC. All’estero ho avuto esperienze professionali anche in ambito aziendale, come CEO di un’azienda internazionale dedicata alla fornitura di servizi BIM. Ho sempre portato avanti rapporti di lavoro e attività diverse presso il Politecnico di Milano, sia come ricercatore a contratto nell’ambito di progetti di interesse nazionale e internazionale, sia come professore a contratto.

Come è nato il suo interesse per la digitalizzazione e il BIM?
Fin dalla laurea in architettura e dalle prime esperienze professionali ho sempre avuto un particolare interesse per le tecniche digitali di rappresentazione del progetto e delle costruzioni in generale. Ricordo che, all’inizio del dottorato, questa mia inclinazione non era vista di buon occhio, soprattutto da parte dei docenti dell’area tecnologica abituati a trattare con la “materia” e non con il digitale, ho comunque portato a termine la mia tesi – con la quale ottenni il titolo di Dottore di Ricerca – intitolata “Information Technologies e Processo edilizio, Applicazioni e prospettive per il progetto”.
All’epoca il termine BIM (che tuttora ritengo essere una categoria spuria e ambigua) non si utilizzava: l’accademia avrebbe utilizzato l’acronimo solo successivamente, mutuandolo passivamente dalle definizioni del mondo del marketing del software per l’edilizia. Nel mio lavoro di dottorato facevo riferimento al concetto di ICTC (Information and Communication Technologies for Construction), che già allora teneva necessariamente conto di principi e concetti che in seguito sarebbero stati associati al BIM nelle sue diverse accezioni, anche quelle più contradditorie.

Come ha portato la sua esperienza in Università?
Dopo il dottorato cominciai subito a collaborare con il team del compianto Prof. Maggi, per la costituzione di un gruppo di lavoro dedicato alle tecnologie digitali interoperabili per il progetto, il cui esito fu la costituzione del Capitolo Italiano dell’International Alliance for Interoperability (IAI, successivamente Building Smart), del quale fui coordinatore tecnico dal 2004 al 2012 quando l’associazione era ancora costituita presso il Politecnico di Milano.
Con il Prof. Boltri, con il quale ho collaborato per molti anni, fummo tra i primi in Italia a proporre un corso finanziato dal Fondo Sociale Europeo, intitolato “Dal CAD al BIM”, nel quale si presentavano le prospettive offerte dalle nuove tecnologie e si offriva formazione operativa sugli strumenti.
Nel frattempo, ho sempre proposto le tecnologie digitali agli studenti, sia quelli che ho seguito per tesi di laurea e di dottorato, sia quelli dei numerosi corsi in cui ho insegnato e insegno tuttora, sempre nell’ambito delle discipline della rappresentazione: Disegno Automatico, Laboratorio CAD, Informatica grafica, Tecniche della Rappresentazione.

Qual è secondo lei la grande occasione che il BIM offre al mondo della progettazione?
Le occasioni sono molteplici.
Nella mia tesi, scritta nel 2000, già parlavo di tracciabilità del processo, di tecniche di Product Modelling e di realtà virtuale per il controllo preventivo dell’opera e delle operazioni di cantiere, nonché la simulazione del comportamento dell’edificio, di archivi di progetto condivisi tra i diversi operatori, di progettazione parametrica interattiva, di approfondimento progettuale (da intendersi sotto molteplici aspetti, da quelli legati alla ricerca puramente formale a quelli di natura prestazionale, con particolare riferimento alla sostenibilità delle costruzioni), di monitoraggio degli edifici nel corso della loro vita utile, di archivi di oggetti per la progettazione condivisi in rete dai produttori di componenti (quelli che oggi si chiamano oggetti BIM).
Il progettista, se consapevole e padrone delle nuove tecnologie, può ritrovarsi al centro della rivoluzione digitale, e diventarne protagonista.

Quali sono secondo lei i limiti oggi all’adozione del BIM in Italia?
I limiti sono diversi, ma credo che alcune criticità particolarmente cruciali stiano nelle istituzioni, e con questo mi riferisco sia alle istituzioni formative sia a quelle normative e di controllo.
Per quanto riguarda queste ultime, è necessario che prendano contezza delle possibilità e delle implicazioni offerte dalle nuove tecnologie, e agiscano attivamente per favorirne adozione e utilizzo, anche rivedendo il quadro delle regole vigenti.
Imprescindibile, tuttavia, è l’azione delle istituzioni formative: per realizzare quello che mi piace chiamare DiCE – Digital Construction Environment, termine che preferisco di gran lunga a BIM e che rende l’idea, nelle sue n‑Dimensioni, del continuum reale-virtuale del mondo delle costruzioni – è necessario che gli operatori, come già detto, divengano consapevoli e padroni delle nuove opportunità.
Questa è la sfida per scuola e università, e senza dubbio molti passi avanti sono stati fatti rispetto a quando iniziai il mio dottorato, tuttavia, nonostante le opportunità di ricerca e di formazione sulle competenze digitali si siano moltiplicate rispetto al passato, troppo spesso vedo ancora, da parte di una certa accademia di vecchio stampo, una certa ritrosità rispetto all’adozione del digitale nel mondo della progettazione e delle costruzioni.

 

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, dopo i primi anni a rincorrere notizie di cronaca e attualità ha deciso di fermarsi per seguire più da vicino il mondo dell’architettura e del design. Collabora con diverse testate di questo settore alla ricerca di progetti e nuove iniziative da raccontare e descrivere con una particolare attenzione alle idee più innovative approfondendo anche tematiche legante al rispetto dell’ambiente e alle fonti rinnovabili.


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