“L’edizione 2018 degli BIM&Digital Awards dimostra come il nostro paese sia in prima fila nella transizione digitale”: lo afferma il professor Angelo Ciribini (Università degli Studi di Brescia) che abbiamo intervistato in occasione di Digital&BIM Italia 2018/SAIE, manifestazione per la quale ha presieduto la giuria del premio e ha curato la Conferenza Internazionale.
“Spesso parlando di livelli di avanzamento del BIM nei diversi paesi si ritiene che l’Italia sia tra quelli in ritardo – spiega Ciribini -; in realtà, questa edizione dei BIM&Digital Awards ci restituisce, e questo per ogni tipologia di intervento e per ogni tipologia di committenza, uno scenario italiano che può vantare numerosi casi rappresentativi senza dubbio al livello di quelli che possiamo trovare in paesi che godono di maggiore reputazione per quanto riguarda la diffusione del BIM. Il maggior significato di questo premio, infatti, è stato proprio quello di dimostrare come il nostro paese sia in prima fila nella transazione digitale.”
Secondo Ciribini – uno dei pionieri del BIM in Italia, figura riconosciuta a livello internazionale e attento commentatore del dibattito in corso sul BIM – ora è il momento “entrare nell’era del ‘disincanto digitale’, vale a dire entrare nell’era in cui il BIM evidenzia i suoi primi limiti, o comunque la necessità di una transizione più lenta e articolata. Un’era che però allo stesso tempo valorizza sopratutto il dato, il dato numerico, il dato computazionale, il dato elaborato che serve per supportare i processi decisionali. Quello che la Conferenza Internazionale ha messo in evidenza, a una scala che è quella delle grandi infrastrutture e delle grandi operazioni immobiliari, è che il dato, e gli ambienti in cui esso viene gestito, è il punto nodale.”
Secondo Ciribini, quindi, “la sfida si gioca tutta sulla possibilità di creare ecosistemi digitali all’interno dei quali nei prossimi anni gli operatori si muoveranno, interagiranno e confliggeranno.”