Barbara Messina, Università di Salerno: Il BIM per il costruito storico di carattere non monumentale

Attiva nella ricerca sull’applicazione del BIM sul patrimonio edilizio esistente, l’architetto Barbara Messina è Professore Associato di Disegno presso il DICIV dell’Università di Salerno. Al momento sta lavorando a un progetto inerente i luoghi di culto rupestri della costiera amalfitana, attraverso un modello di ricerca che parte dalla selezione degli episodi chi si ritengono significativi all’interno dell’ambito territoriale costiero, passando alla schedatura tecnico-informativa degli spazi selezionati, all’analisi grafica delle tipologie dei luoghi di culto rupestri individuati fino alla modellazione digitale degli spazi precedentemente rilevati per creare un archivio informatizzato su più livelli per la gestione integrata dei dati.

Come è entrato il BIM nelle sue attività di docenza?
Le prime esperienze didattiche con il BIM hanno trovato spazio soprattutto nelle attività correlate alla elaborazione di tesi di laurea delle quali sono stata relatore. Successivamente la metodologia BIM è stata introdotta anche negli insegnamenti da me tenuti, seppure con un diverso livello di approfondimento in funzione degli studenti ai quali la didattica era rivolta. I primi lavori di tesi da me coordinati su tematiche legate al BIM risalgono a circa 10 anni fa (Anno Accademico 2009/2010). L’introduzione di tale approccio nella didattica invece è più recente.

Quali  i filoni principali di ricerca?
Le ricerche che seguo sono prevalentemente incentrate sull’HBIM o sulla rappresentazione digitale mediante sistemi BIM di edifici “disegnati” ma mai realizzati o non più esistenti. in merito all’applicazione degli strumenti ICT (Information and Communication Technology) sul patrimonio edilizio esistente. Applicazioni che sono il frutto di ricerche condotte in vista di una digitalizzazione del costruito. Ho recentemente concluso un progetto dedicato allo spazio abitativo della costiera amalfitana. Il costruito storico di carattere non monumentale è spesso ritenuto poco significativo, perché in genere associato a una edilizia ‘minore’, in quanto nata in maniera spontanea. Proprio per questa realtà, appare fondamentale tentare di pervenire a un quadro conoscitivo di più ampio respiro: perciò, partendo dalla lettura delle singole unità abitative, si vuole giungere alla descrizione degli aggregati urbani nella loro natura morfologica e tipologica, così da cogliere i processi evolutivi del patrimonio architettonico nella sua interezza. In tal senso si comprende quanto utile possa essere proporre un modello per la gestione integrata di un patrimonio costruito così ricco e complesso.

Gli studenti come si stanno orientando al BIM?
La mia sensazione è che gli studenti si stiano avvicinando con grande interesse ed entusiasmo al BIM. Tuttavia credo sia importante far capire loro che si tratta di uno strumento di ausilio nel processo ideativo, che non può però sostituirsi all’autonomia di pensiero del progettista. Bisogna incrementare la didattica e la ricerca in tale settore al fine di professionalizzare ancor più gli studenti della Facoltà di Ingegneria (Civile ed Edile Architettura) dell’ateneo salernitano che saranno tecnici e professionisti di domani.

Quali sono secondo lei le prospettive future del BIM in Italia?
Credo che l’integrazione tra BIM e realtà aumentata possa costituire un importante filone di ricerca in futuro.

 

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, dopo i primi anni a rincorrere notizie di cronaca e attualità ha deciso di fermarsi per seguire più da vicino il mondo dell’architettura e del design. Collabora con diverse testate di questo settore alla ricerca di progetti e nuove iniziative da raccontare e descrivere con una particolare attenzione alle idee più innovative approfondendo anche tematiche legante al rispetto dell’ambiente e alle fonti rinnovabili.


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