Caleffi: famiglie BIM al servizio della progettazione MEP

Walter Bertona, BIM Specialist in Caleffi, racconta come l’azienda, che produce e commercializza componentistica HVAC, abbia abbracciato ormai da anni il BIM per stare al passo con la “rivoluzione digitale” nel settore della progettazione degli impianti termoidraulici. Il BIM in Caleffi ha una valenza strategica in termini di branding e di marketing e le famiglie Caleffi oggi sono presenti su tutti i principali portali internazionali di librerie di oggetti BIM.

Può tracciare un breve profilo di Caleffi?
Caleffi sviluppa e produce componenti per impianti di riscaldamento, condizionamento e idrosanitari,per utenze civili e industriali, per impianti tradizionali e a fonte energetica rinnovabile, e nella fornitura di soluzioni impiantistiche all’avanguardia. Caleffi è riconosciuta anche per la sua competenza riguardo la contabilizzazione del calore, una tematica sempre più importante in ambito di normativa impiantistica volta ad ottimizzare i consumi energetici e la loro corretta ripartizione all’interno di impianti centralizzati.
A oggi conta oltre 1.300 dipendenti distribuiti tra la sede italiana e le filiali estere, commercializza in oltre 90 Paesi e registra un fatturato di 326 milioni di euro.
I tre stabilimenti produttivi sono ubicati esclusivamente in Italia, una scelta consapevole e riconfermata con il passare degli anni. Questo aspetto garantisce il reale rispetto degli standard qualitativi imposti non solo dalle normative internazionali, ma anche da un approccio interno all’azienda. Il controllo è effettivo e monitorato direttamente sul 100% della produzione e il rapporto con il territorio locale rimane estremamente stretto e nutrito.
Il dinamismo dell’azienda è testimoniato anche dai progetti realizzati negli ultimi dieci anni: il Cuborosso(il Centro Ricerche dedicato allo sviluppo di prodotti ad alte prestazioni e di componentistica dedicata alle energie rinnovabili); il MAV (il magazzino automatico verticale, ideato per migliorare il servizio al cliente in termini di evasione dell’ordine); l’introduzione di logiche, accorgimenti e rivoluzioni infrastrutturali in ottica Industry 4.0; l’acquisizione di aziende come Cristina Rubinetterie ed Ekinex, affermata realtà nel mondo della Smart Building Automation; l’apertura di presidi commerciali nuovi in Giappone, India, Emirati Arabi che vanno a sommarsi alle presenze storiche e consolidate esistenti in Europa, Americhe, Cina, Oceania.

Anche il mondo dell’impiantistica è entrato nel processo di “trasformazione digitale” comune a tutto il mondo. Come state affrontando questa “rivoluzione”?
Innanzitutto curando in modo maniacale la qualità dei contenuti che produciamo e fornendo tool digitali realmente utili, che siano applicativi web based o app mobile. In ambito BIM, nello specifico, ci siamo imposti di non limitarci alle sole versioni digitali dei nostri prodotti, ma di andare oltre fino a fornire schemi completi perfettamente funzionanti in modo da rendere più agevole l’approccio a chi vuole cominciare a progettare in ambito MEP.
Per esperienza, sappiamo che muovere i primi passi con software di progettazione ed editing presenti sul mercato può risultare parecchio complesso.Ma se si ha chiaro fin da subito l’obiettivo finale – anche in termini di qualità – si possono trovare percorsi di affiancamento al cliente/uente che risultino particolarmente efficaci e produttivi. Non è così semplice, né scontato, ma è quello che Caleffi si è prefissata.

In tema di digitalizzazione, il BIM è la rivoluzione forse più drastica. Come avete approcciato il tema BIM e come lo avete implementato nella vostra realtà?
La nostra fortuna è stata avere filiali in tutto il mondo, che sono state per noi sveglie, campanelli di allerta in tempi non sospetti, anticipando il trend specificamente italiano. Le prime richieste di oggetti BIM sono infatti arrivate nel 2011 e ci hanno spinto a intraprendere un percorso di crescita e acquisizione di know-how in modo esponenziale. Abbiamo commesso molti errori in principio, non avevamo le idee chiare sulle competenze necessarie, sui diversi livelli di dettaglio nelle diverse fasi di progettazione, sul peso dei file ottenuti, sulla gestione della loro creazione e dei set di informazione da prevedere. Sulla consulenza alla quale affidarci. Insomma, abbiamo preso le misure e abbiamo infine deciso di occuparci internamente della totale creazione e gestione della libreria di oggetti BIM, creando un team di lavoro crossfunzionale, costituito da risorse diverse, che è in confronto continuo con i progettisti di studio piccoli e grandi, essendo loro i reali fruitori dei nostri risultati. Una collaborazione fondamentale e imprescindibile.

Avete riorganizzato l’organico inserendo personale appositamente formato per il BIM?
Secondo noi, è questo il vero valore aggiunto: aver formato persone all’interno dell’azienda (per le quali la formazione è in realtà continua e segue gli sviluppi della metodologia BIM) e aver sviluppato competenze che ci permettono di interfacciarci con un’utenza estremamente specializzata ed esigente, che per noi è rappresentata dagli studi di Ingegneria, come dicevamo qualche riga più su. Sapere esattamente come gestire questi oggetti digitali per reali applicazioni, ci dà la possibilità non solo di produrre oggetti di altissima qualità, ma essendo un mondo in continua evoluzione di poter rispondere in tempi velocissimi ai cambiamenti che stanno avvenendo. Abbiamo quindi diverse competenze in azienda: da chi si è specializzato nella creazione di oggetti e famiglie, a chi ha dovuto acquisire più avanzate regole della progettazione MEP in ambito BIM, a chi deve tenere una presenza costante presso i gruppi di lavoro istituzionali per non perdere il controllo delle evoluzioni legali e normative in essere. Ci teniamo a ribadire che non siamo e neanche vogliamo diventare progettisti, però vogliamo fortemente competenze adeguate per poterci confrontare con loro.

Quali vantaggi ritenete possa apportare il BIM alla qualità in generale del vostro lavoro?
In realtà per noi attualmente è un progetto fondamentalmente di Marketing e Comunicazione, chiaramente con implicazioni dal punto di vista tecnico molto importanti. Possiamo affermare che tutti i nuovi prodotti nascono con la richiesta di avere subito a disposizione il file .rfa e .ifc e che le richieste di digitalizzazione di prodotti ci terranno impegnati per parecchio tempo. Crediamo altresì che il nostro livello di competenze e di qualità dell’output possa permetterci di posizionarci sempre più in alto nelle short list dei fornitori in progetti internazionali ad ampio respiro.

Come cambia il rapporto con i vostri interlocutori della filiera? Lo scambio di dati e la collaborazione è una realtà o ci sono delle criticità ancora da superare?
Solo recentemente abbiamo cominciato a collaborare fattivamente con chi il BIM lo utilizza tutti i giorni davvero, soprattutto con l’obiettivo di colmare delle mancanze normative in merito a quali dati utilizzare all’interno degli oggetti e a come farlo, passaggio veramente complesso poiché ogni realtà progettuale ha le sue specificità rendendo praticamente utopico pensare di produrre oggetti omnicomprensivi che incontrino le necessità di qualsivoglia interlocutore. Possiamo però ribadire che gli studi di Progettazione e Ingegneria si sono dimostrati particolarmente aperti al confronto e alla collaborazione, che fossero alle prime armi o già fortemente operativi in ambito BIM.

Quali risultati significativi avete già ottenuto?
Abbiamo più di 100 mila download di oggetti negli ultimi due anni, da ogni angolo del pianeta, se sommiamo i risultati proveniente dai vari portali su cui siamo pubblicati.

Qual è secondo voi lo scenario BIM in Italia?
Le recenti normative entrate in vigore stanno dando sicuramente un impulso determinante alla diffusione della metodologia BIM. Credo, però, sia da tenere alta l’attenzione sull’eventuale rischio di far scadere i modelli di nuova generazione in poco più che modelli 3D, poco funzionali allo scopo che BIM si prefigge. La formazione di figure competenti, soprattutto da parte della committenza intesa nella sua più ampia accezione, sarà a nostro modo di vedere cruciale. Un banale esempio è l’impossibilità di inserire marchi reali all’interno dei capitolati pubblici, così come accade nei bandi non BIM, cosa che oltre a vanificare lo sforzo delle aziende come la nostra impedisce ai progettisti di avere un reale potere di scelta basato non su opportunità economiche, bensì su soluzioni tecniche innovative, pregiudicando la qualità del risultato finale inteso come patrimonio costruito.

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, lavora da molti anni nell’editoria B2B per la stampa tecnica e specializzata. Ha scritto a lungo di tecnologia, business e innovazione. Oggi orienta la sua professione nel campo delle tecnologie applicate alla progettazione architettonica e all’imprenditoria delle costruzioni.


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