Quando la predisposizione al cambiamento e la visione a lungo termine fa parte del dna di un’impresa, le sue tracce sono presenti in ogni progetto e decisione strategica, come ci racconta Cecilia Hugony, Amministratore Delegato di Teicos.
Il mondo delle costruzioni è entrato nel processo di “trasformazione digitale” comune a tutto il mondo. Come state affrontando questa “rivoluzione”?
Fin dalla sua nascita nel 1995, Teicos è sempre stata un’azienda dalla visione a lungo raggio, pronta ad abbracciare il cambiamento. Questo grazie alla capacità strategica dei due soci fondatori: uno era un ingegnere di lunga esperienza in grandi cantieri infrastrutturali all’estero, l’altro un rappresentante di materiali da costruzione nel Nord Italia. Dall’incontro di queste due esperienze è nata Teicos, un’impresa che si occupa prevalentemente di intervento sull’esistente, settore tradizionalmente affrontato dalle piccole realtà artigiane. Teicos, invece, da subito si è posta con un approccio radicalmente nuovo: l’impostazione è sempre stata quella di un’impresa strutturata in un’ottica più ingegneristica, in cui ogni intervento è studiato, pianificato e gestito come se si trattasse di una nuova costruzione. Questo ha portato ad avere una struttura aziendale un po’ diversa dalla media del settore. Basti pensare che, fin dall’inizio, in azienda c’erano più ingegneri che operai. Ancora oggi su un capitale umano di circa 60 persone – tra dipendenti, collaboratori fissi e operai in cantiere – contiamo circa 30 persone tra ingegneri e architetti, che si occupano sostanzialmente di project management. Avere un livello culturale mediamente molto alto in azienda ci facilita nell’affrontare il cambiamento e la trasformazione digitale.
Come avete approcciato il tema BIM e come lo avete implementato nella vostra realtà?
Teicos Group è un gruppo composto da tre aziende, Teicos UE srl è quella che si occupa di BIM. Siamo partiti circa tre anni fa valutando se e come implementare il BIM nella nostra realtà. Avevamo già un approccio al cantiere che prevedeva molto impegno nella fase di pianificazione, organizzazione e gestione delle informazioni; la nostra impostazione del lavoro era già molto vicina alle logiche di lavoro a cui ti obbliga il BIM.
Inoltre abbiamo sempre dato spazio ai giovani architetti e ingegneri. Tipicamente, chi lavora con noi ha iniziato la sua carriera professionale in Teicos. Di solito i neolaureati iniziano il loro percorso con uno stage per poi essere inseriti in organico, vengono seguiti e formati fino a diventare capi commessa. Qualcuno rimane per anni, qualcun altro sceglie invece di intraprendere nuove strade e cercare esperienze diverse, abbiamo così un ricambio di talenti. Questo ci porta ad avere al nostro interno professionalità sempre giovani, aggiornate e ricettive al cambiamento.
Nel gennaio 2016 Teicos UE si è aggiudicata il primo appalto integrato del Comune di Milano per la riqualificazione di un edificio scolastico interamente sviluppato e gestito in BIM, sia in fase progettuale sia in fase realizzativa: la scuola primaria di viale Puglie.
In quel momento potevamo scegliere se appoggiarci a consulenti e competenze esterne per la gestione di quell’appalto, oppure se strutturarci internamente e inserire il BIM nella nostra realtà. Abbiamo scelto questa seconda strada, anche se più onerosa, che ci ha portato a rivedere tutti i processi aziendali e ripensare in digitale il ciclo delle informazioni. È stata una scelta industriale che abbiamo abbracciato anche grazie al finanziamento del bando Smart Living di Regione Lombardia. Nel progetto Bi-Smart, finanziato attraverso il bando Smart Living, abbiamo sviluppato in rete con altre due imprese un percorso per la gestione del cantiere di riqualificazione energetica in BIM, specificamente adattato alle piccole imprese del settore. L’obiettivo del progetto era di creare un unico ambiente virtuale in cui combinare la progettazione architettonica e quella energetica, con modellazione dinamica.
Da allora abbiamo continuato a lavorare per implementare al meglio il BIM in azienda. Stiamo adattando tutte le nostre procedure interne a questo nuovo approccio al cantiere. Abbiamo sostituito il gestionale aziendale in quest’ottica, l’ERP che abbiamo acquistato è il pacchetto Alyante Costruzioni e STR Vision CPM di TeamSystem e il nostro obiettivo è di migrare totalmente al BIM entro un anno.
Abbiamo attualmente in corso due cantieri in BIM e un terzo è in fase di avvio. Al nostro interno abbiamo ormai da quattro anni un giovane architetto che si è specializzato seguendo un master per BIM Manager ed è il nostro punto di riferimento interno. Al momento abbiamo tre capi commessa che lavorano in BIM e gli altri stanno imparando, ma ci sono anche giovani neolaureati che sanno cos’è il BIM, conoscono bene Revit e hanno quindi più facilità a sperimentare il sistema.
Quali vantaggi ritenete possa apportare il BIM alla gestione di commessa e alla qualità in generale del vostro lavoro?
In questo momento stiamo misurando i vantaggi. Credo però che il BIM possa snellire le procedure interne e limitare gli errori, ad esempio nel processo degli acquisti e nel processo di definizione degli stati di avanzamento lavori.
Quali sono le principali criticità che state affrontando?
Sulla riqualificazione il tema è complesso. Noi ci occupiamo di interventi edili sull’esistente, di restauro e ristrutturazioni, e riscontriamo il problema di ottenere in BIM il rilievo degli edifici.
Se dal punto di vista tecnologico e metodologico sono stati fatti grandi passi avanti per digitalizzare la fase di progettazione, nella fase di gestione del cantiere – che è quella che ci coinvolge più direttamente – c’è ancora tanta strada da fare. I progettisti non sono ancora attrezzati e forse saranno loro quelli che faranno più fatica ad adattarsi al BIM, rispetto alle imprese. Quasi tutti i progetti che riceviamo sono ancora nei formati tradizionali, di solito è poi una nostra scelta quella di “tradurli” in BIM. Soprattutto quando il committente è un privato, costruiamo e gestiamo il modello in BIM di nostra iniziativa, perché il committente non lo richiede.
Quali progetti significativi avete già realizzato in BIM?
Siamo alla fase conclusiva del nostro primo appalto BIM: la riqualificazione della scuola primaria di viale Puglie, protagonista di una gara pubblicata dal Comune di Milano che chiedeva sia il progetto esecutivo sia la gestione del cantiere in BIM. In questo progetto tutte le procedure proprie alla gestione del cantiere sono state associate al modello BIM e digitalizzate.
Abbiamo poi inaugurato a fine giugno il condominio di via Passeroni a Milano, esempio di edilizia 4.0; in questo caso l’adozione del BIM è stata una nostra scelta.
In via Ho Chi Minh a Pero (MI) abbiamo iniziato la riqualificazione di un altro condominio, un progetto che ci è arrivato sul tavolo in formato “tradizionale” e che noi abbiamo trasformato in BIM.
Abbiamo scelto, infine, di utilizzare il BIM anche a Bergeggi (SV) su una nostra iniziativa immobiliare: si tratta di due villette bifamiliari, per le quali abbiamo eseguito il rilievo dell’area utilizzando un drone e costruiremo il modello che utilizzeremo per gestire il cantiere.
Qual è secondo voi lo scenario BIM in Italia? Quali prospettive, quali sviluppi?
Credo che la grande committenza privata presto sarà pronta per un’adozione a tutto tondo del modello BIM e il pubblico di conseguenza dovrà adeguarsi, anche se più lentamente. Notiamo ancora un grande divario tra committenza privata e pubblica, quest’ultima ancora lontana dall’abbracciare la digitalizzazione a tutto tondo; ma il passaggio al BIM è inevitabile e questo modello diventerà parte integrante del lavoro di tutti gli attori coinvolti in questa filiera.
Riscontriamo anche dei limiti nella normativa: in un progetto collaborativo, la legislazione dovrebbe prevedere uno scambio tra progettisti e impresa esecutrice, mentre ancora oggi l’impresa deve accettare la commissione di un progetto senza avere la possibilità di modificarne delle parti. Credo che l’aspetto normativo sulla collaborazione debba essere migliorato e integrato.