Dai primi anni di attività, fino ad oggi, la Colombo Costruzioni è sempre stata particolarmente attenta all’innovazione tecnologica e all’utilizzo di sistemi di gestione dei lavori di costruzione costantemente all’avanguardia. Il graduale passaggio al BIM e alla digitalizzazione dei processi è stato quindi un percorso obbligato come ci racconta Dario Bozzoli Parasacchi, dirigente Colombo Costruzioni.
Ci può raccontare quando Colombo Costruzioni ha cominciato il suo percorso di implementazione del BIM e con quali passaggi?
Abbiamo una lunga tradizione nel campo della cantierizzazione dei progetti, siamo una delle prime imprese che ha introdotto i sistemi informatici sia per la gestione delle commesse sia per la progettazione costruttiva. Riguardo il BIM nel passato la richiesta del mercato è stata bassa e quindi le esperienze sono state fatte in modo direi puntuale su alcuni temi, prendendo casi specifici di un progetto più ampio gestito in maniera tradizionale. Più recentemente l’approccio è stato integrato sempre di più nei nostri progetti. Un’esperienza interessante è stata la costruzione della Torre Allianz nel quartiere Citylife di Milano, dove per alcune delle fasi costruttive più complesse sono stati creati modelli virtuali utilizzati per lo studio e l’analisi delle soluzioni migliori da utilizzare in fase cantieristica.
Se dovesse quindi tracciare un percorso delle esperienze più significative quale potrebbe essere?
Il primo passo è stata la riqualificazione dell’ex area Michelin a Trento su progetto di Renzo Piano, per il quale sono stati sviluppati i primi BIM test, mentre il progetto più completo ad oggi è stata la realizzazione del polo universitario Humanitas. In questo ultimo caso la richiesta di sviluppare il progetto e l’intervento in ambiente BIM è arrivata dal Committente che ha compreso l’importanza di questa metodologia per accompagnare tutto il ciclo di vita di un edificio e specificatamente la manutenzione. Attualmente abbiamo in corso altri progetti in ambiente BIM: stiamo lavorando con RPBW a Bologna per il progetto di un nuovo Hospice pediatrico che sarà inaugurato nel 2020; è partito nello scorso Agosto il cantiere di Gioia 22 per COIMA sgr; stiamo sviluppando un intervento per Kering a San Remo. Stiamo inoltre lavorando a San Marino per la realizzazione di The Market, un outlet dedicato al lusso dove, nonostante non fosse richiesto, si è reso necessario il BIM per meglio affrontare le problematiche tecniche di coordinamento.
Quali sono i vantaggi del BIM e gli elementi più importanti che vanno a incidere maggiormente sul vostro lavoro?
La possibilità di costituire una base dati, dimensionali, ingegneristici-prestazionali e informativi, unica per tutti gli attori e i gestori che partecipano all’intervento e per l’Impresa la possibilità di simulare e gestire gli aspetti tecnici e progettuali del cantiere con situazioni realistiche che permettono di verificare da vicino tutti i punti critici e di scegliere le azioni migliori da intraprendere.
L’esperienza dei grandi contractor come Colombo Costruzioni può far da traino sul mercato?
Da due anni a questa parte devo dire che è il mercato a sollecitare maggiori competenze in questo campo, tuttavia gli operatori sembrano non avere ancora aver compreso il livello degli investimenti economici (software, formazione e nuove competenze) che devono essere intrapresi da parte di progettisti ed imprese. Sicuramente l’esperienza di grandi progetti elaborati e sviluppati dall’origine in ambiente BIM può servire da motore nel mondo delle costruzioni considerando che compete soprattutto alla Committenza spingere sempre di più in questa direzione.
Uno dei problemi del BIM da affrontare in tempi brevi è quello che riguarda la proprietà intellettuale del modello, i contenuti informativi e le modalità di utilizzo ed implementazione da parte dei partecipanti al progetto, delle informazioni attribuite al modello stesso. Sono argomenti rientranti nel c.d. ambito Legal BIM ma che di fatto sanciscono che si sta sviluppando un nuovo modo di lavorare e devono essere riviste completamente regole e modalità di approccio. Siamo in un momento di passaggio. Per ora a livello contrattuale il modello ha un valore quasi nullo, quello che conta è ancora solo e soltanto la carta. Si aggiunge la difficoltà generazionale e culturale che riguarda l’efficace utilizzo del modello nel processo realizzativo da parte di organizzazioni che sono al momento disequilibrate per competenza o per capacità.
Cosa pensa dello sviluppo del BIM in Italia?
Dal punto di vista della diffusione e conoscenza del BIM c’è stato un cambio sostanziale: grossolanamente fino all’anno scorso una commessa su dieci era in ambiente BIM o richiedeva un modello BIM adesso siamo sul 50%. C’è una decisa accelerazione, questo perché le società di progettazione hanno investito sull’implementazione del BIM e dalle università stanno arrivando nuovi giovani formati che portano il loro know how all’interno degli studi di progettazione. Come sostenevo prima, siamo però in un momento di passaggio. Il Committente richiede l’implementazione BIM, nella convinzione di poter usufruire di un ambiente di lavoro condiviso e condivisibile. Il sistema delle costruzioni lavora ancora con altre logiche e non sono ancora messe a punto le procedure di interazione virtuose con il modello al momento solo potenzialmente possibili.. I giovani inseriti nel mondo del lavoro non hanno ancora la necessaria esperienza di progettazione. Le competenze in tale ambito devono ancora crescere in modo da poter elaborare con il modello files digitali con i contenuti e gli attributi adeguati utilizzabili da tutta la filiera. Un altro elemento interessante, da tenere presente è la necessità di ridefinire l’organigramma delle imprese di costruzioni con nuove figure professionali: oltre alla figura dei BIM Manager che si devono interporre nello snodo dei flussi informativi del processo realizzativo, con il compito di favorire le modalità di sviluppo delle modellazioni e l’implementazione dei dati, sarà necessario formare personale in grado di lavorare sui data base sia per l’arricchimento degli attributi del modello sia per l’estrazione su interrogazione. Tali competenze dovranno essere sviluppate a tutti i livelli ed in tutte le funzioni aziendali.
Potremmo definirlo un passaggio inevitabile?
Sì, sicuramente fra qualche anno non si parlerà più di BIM perché sarà già BIM.
Tempo fa abbiamo partecipato alla gara per il nuovo centro direzionale ENI, gara in cui si richiedevano competenze in ambito BIM ed abbiamo capito che quello era un punto di svolta. In quella occasione abbiamo stampato pochissimi disegni, abbiamo riunito al tavolo competenze diverse, dallo strutturista al responsabile della sicurezza, al responsabile di cantiere, guardando il modello, abbiamo studiato le caratteristiche geometriche ed analizzato gli aspetti esecutivi. Il BIM permette di studiare il progetto nella sua interezza e complessità a monitor, interagiamo con una piattaforma di condivisione dati: si scarica solo quello che è realmente necessario, con il modello si interagisce a tutti i livelli del progetto e si collabora positivamente.
Le case produttrici di software propongono applicazioni che vanno dalla realtà virtuale fino all’Internet of Things nel mondo delle costruzioni. La tecnologia sta evolvendo rapidamente e promette grandi cambiamenti: con i piedi per terra penso che questo cambiamento sicuramente è già in atto ma avrà bisogno di tempo per attuarsi pienamente. Di fatto stiamo assistendo ad una vera rivoluzione del modo di lavorare anche in un settore così tradizionale come quello delle costruzioni, un grande stimolo per le future generazioni.