Dalla geometria all’HBIM: l’importanza del percorso di conoscenza del manufatto

La realizzazione del modello H-BIM delle Pescherie di Levante a Mantova è stata basata sui dati raccolti nelle fasi di rilievo e sulla ricerca d’archivio. Grande importanza in questo senso ha ricoperto il rilievo laser scanner, che ha costituito la premessa necessaria per poter ricostruire tridimensionalmente il manufatto, ma anche la ricerca storica condotta dallo Studio PDA Associati di Mantova, poiché la modellazione ha dovuto tener conto, oltre che della geometria dell’oggetto, anche di tutte le informazioni in esso contenute. Non tenere in giusta considerazione l’insieme dei dati storici e diagnostici emersi, fa correre il rischio di non comprendere fino in fondo il sistema architettonico con cui si ha a che fare, specialmente se complesso e stratificato come nel caso di studio. Il rischio è quello, infatti, di non essere in grado di distinguere le diverse parti  e i diversi elementi, operazione obbligata per chi vuole realizzare un modello BIM.
Come evidenziato da Sandro Scarduelli dello Studio PDA Associati di Mantova, responsabile del progetto di restauro: “Nel progettare restauri, cioè nell’elaborare interventi di recupero di edifici appartenenti al patrimonio storico artistico, è fondamentale la conoscenza del manufatto, conoscenza che non può limitarsi a quanto evidente o facilmente osservabile attraverso il rilievo geometrico e le ricerche d’archivio ma deve procedere con una vera e propria indagine investigativa. È infatti chiaro che non tutto sia visibile, che parte delle informazioni utili alla stesura del progetto siano occulte e alcuni dei dati dello stato di fatto appartengano a ipotesi e deduzioni”.
Il modello sviluppato mette a disposizione oltre ai dati oggettivi anche le deduzioni e le ipotesi sulle parti occulte e non rilevabili che nei modelli sul nuovo non esistono; tutti i dati relativi al materiale storico, documenti, fotografie e progetti precedenti sono parte di un grande archivio di facile consultazione e implementabile che seguirà l’edifico nella sua vita e permetterà una conoscenza sempre più approfondita del monumento.
“L’uso della procedura H-BIM, anche se in via sperimentale, ha offerto la possibilità di migliorare la qualità delle informazioni raccolte, la possibilità di accedervi e facilitare lo scambio dei risultati ottenuti, nella fase di ricerca e di progetto, tra gli attori coinvolti nel lavoro”, afferma nuovamente Sandro Scarduelli. “L’edificio è una piccola parte di un più vasto complesso composto da corpi di fabbrica che nel tempo sono stati interessati da interventi di modifica e recupero con cambi di destinazione d’uso, e negli ultimi anni lasciato in abbandono. Le stratificazioni presenti sugli edifici storici in questo campione sono di eccezionale complessità, proprio la particolarità delle Pescherie come edificio pubblico, come ponte costruito, come luogo di vendita e commercio, come area centrale nella città ne ha fatto una raccolta di documenti “vivente”. Già Giulio Romano intervenne su un edificio esistente e dopo mille traversie, dopo crolli e ricostruzioni, dopo aggiunte e modificazioni quest’ ultima opera di recupero raccoglie l’eredità di tanti. L’uso del protocollo H-BIM ci permette in questa prima fase una conoscenza più consapevole del manufatto e di conseguenza una progettualità più precisa, in seguito un archivio digitale fruibile e facilmente indagabile di grande valore perché riferito a un monumento”.
Ma se ad oggi risultano sufficientemente chiari gli obbiettivi e le metodologie della fase di acquisizione dati, va sottolineato come permangono difficoltà nella definizione non solo di come modellare ma anche cosa modellare; infatti il tema proprio della restituzione del modello H-BIM è la discretizzazione, cioè l’individuazione dei dati utili al lavoro che si deve svolgere. Alle grandi opportunità di gestione di sistemi di dati complessi si affiancano diverse criticità insite nel tentativo di conciliare un approccio computazionale con la rappresentazione e la gestione di oggetti unici e irripetibili come quelli appartenenti al patrimonio culturale. Tuttavia, se gli studi appaiono solidamente rivolti verso la ricerca di una soluzione al problema della rappresentazione dell’architettura, l’intento di rappresentare il processo di restauro nel suo complesso non appare altrettanto determinato. La tendenza di oggi sembra individuare la soluzione nel modello “ideale” da realizzare anche in forma molto sintetica, associando ad esso descrizioni del modello reale. Sebbene questa sia una soluzione ragionevole e soddisfacente per far fronte alle necessità nell’immediato, è opportuno interrogarsi e approfondire possibilità e limiti del suo utilizzo in relazione alle esigenze progettuali.

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Laureata in Ingegneria Edile Architettura all’Università di Pisa nel 2017, iscritta all’Ordine degli Ingegneri di Brescia, collabora attualmente con BimFactory, brand operativo di D.Vision Architecture, società di architettura e ingegneria bresciana.


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