Francesca Merrina, 3ndy Studio: il BIM permette di prevenire e curare

Dopo la laurea in architettura all’Università di Palermo l’Arch. Francesca Merrina ha deciso di andare a lavorare all’estero e grazie a questa esperienza oltreconfine ha conosciuto il BIM. Oggi è BIM Manager di 3ndy Studio.

Quale è stato il suo percorso professionale che l’ha portata al BIM?
Il mio ingresso nel mondo del BIM inizia con due importanti esperienze professionali e di vita: lo stage post-laurea svolto da OLA Architecten, studio di architettura di Rotterdam e il viaggio/trasferimento nella città di Dublino. Dopo essermi laureata in Architettura all’Università di Palermo e aver svolto un tirocinio di un anno nello Studio Floramo Engineering & Architecture, ho deciso di propormi ad uno studio estero e così ha avuto inizio la mia “avventura” nel mondo del BIM.
L’opportunità di vivere all’estero mi ha dato la possibilità di confrontarmi con modi di pensare e lavorare diversi dal mio e di conoscere che cosa fosse il BIM. Metodologia di lavoro già in uso e norma applicata da anni in realtà come quella olandese e irlandese.
Ritornata in Italia, consapevole delle potenzialità insite nel BIM e dello stato dell’arte italiano, ho deciso di specializzarmi in questo settore svolgendo un master di secondo livello in Building Information Modeling e BIM Manager all’Università di Pisa. Grazie al tirocinio del master ho avuto l’opportunità di conoscere la realtà di 3ndystudio dove lavoro da tre anni come BIM Manager, seguendo e sviluppando un percorso di implementazione della metodologia BIM frutto anche della collaborazione/affiancamento con Bimfactory.

Quali sono le principali caratteristiche della sua figura professionale?
Il BIM è un’area di ricerca e sviluppo di 3ndystudio a me affidata; le attività che giornalmente svolgo sono sia di tipo gestionale e organizzativo che operativo e di affiancamento. Tutte mansioni che seguono un obiettivo principale ovvero quello di implementare il livello di digitalizzazione dello studio.
Analizzare e definire procedure e obiettivi da perseguire a livello aziendale e quindi anche sulle singole commesse, definire gli standard informativi e usi dei modelli, verificare la loro applicazione monitorandone la qualità informativa, sviluppare e aggiornare il Template aziendale, testare flussi di lavoro tra piattaforme diverse applicandoli a progetti reali, affiancare i colleghi nello sviluppo delle commesse coordinandone l’operatività, formazione aziendale: sono queste le principali attività che caratterizzano il mio lavoro.

Quali vantaggi secondo lei porta il BIM alla progettazione?
Avete presente la famosa frase “Prevenire è meglio che curare”? Credo che non ci sia miglior pensiero che possa sintetizzare in poche parole l’apporto e l’effetto che la metodologia BIM ha sulla progettazione e sul mondo delle costruzioni. Il concepire l’opera non più in maniera frammentata nelle sue diverse parti (architettonica, strutturale, impiantistica) e nelle sue diverse lavorazioni, ma come “unicum” lungo tutto il suo intero ciclo di vita, pone gli attori che prendono parte allo sviluppo della stessa, di fronte a scelte gestionali e organizzative che devono essere condivise e strutturate a monte per poter garantire il raggiungimento dell’obiettivo finale, ovvero il soddisfacimento dei bisogni del cliente. Ciò modifica e avvantaggia inevitabilmente l’approccio alla metodologia progettuale: l’ottimizzazione delle scelte preliminari migliora il flusso di lavoro, riduce al minimo gli errori e le ambiguità dunque permette di avere un controllo e monitoraggio anche sui tempi e i costi dell’opera. Con il BIM non cambia il modo di progettare ma il punto di vista del progettare.

Può raccontarci qualche progetto su cui sta lavorando?
Stiamo lavorando ad una lottizzazione che prevede la realizzazione di tre edifici plurifamiliari, il complesso “Green Houses” sito nel comune di Spinea in provincia di Venezia.Progetto avviato a marzo del 2021 e ad oggi in fase di realizzazione. La metodologia progettuale e di modellazione digitale con il quale è stato sviluppato, ha come obiettivo la centralizzazione dell’informazione attraverso la gestione di un unico modello multidisciplinare che evolve e si implementa in funzione della fase progettuale dell’opera, al fine di ridurre i margini di errore e quindi il rischio di dover incorrere in più varianti in corso d’opera.
La strutturazione di un modello digitale così definito ci ha permesso di poter gestire dati e informazioni che ci hanno supportato in tutte le fasi di lavorazione dell’opera: dalla presentazione comunale  con la definizione di abachi ed elaborati grafici per le dimostrazioni urbanistiche e normative, alla fase di coordinamento e verifica per la determinazione di interferenze geometriche e incoerenze informative, alla fase esecutiva per l’estrazione di quantità ai fini dell’elaborazione del computo metrico estimativo e infine nella fase di cantiere dove la “flessibilità” del modello informativo ci permette di recepire le modifiche in tempi brevi garantendoci la possibilità di poter revisionare le scelte progettuali e rilevare eventuali conflitti interdisciplinari, prevenendo così ulteriori problematicità nonché perdite di tempo.
Questo è stato ed è giornalmente un progetto che, dal mio punto di vista, ci ha permesso effettivamente di mettere alla prova limiti e potenzialità di anni di lavoro, ma che ci insegna che non esiste il mondo ideale dell’operare bensì che le migliori soluzioni derivano dal trovare sempre una giusta mediazione tra l’essere e l’avere.

Quali sono secondo lei le prospettive future del BIM in Italia?
Se dovessi rappresentare con un disegno lo sviluppo del BIM in Italia lo raffigurerei con una montagna e un omino che la sta scalando. Sì, perché reputo che ad oggi la strada da percorrere sia ancora molta per arrivare ad una diffusa e omogenea applicazione del BIM. In questi ultimi anni, vuoi per esigenze dettate dalla normativa, sia per un’evoluzione culturale/digitale, il settore edilizio italiano ha mostrato sempre più un crescente interesse nei confronti di questa metodologia di lavoro e molti hanno cominciato a dotarsi di sistemi BIM sia in ambito pubblico che privato; tuttavia, ancora la fetta di settore che ha avviato la transizione digitale risulta essere non sufficiente a garantire a 360° lo sviluppo efficacie della progettazione integrata.
Le maggiori difficoltà, a mio parere, si riscontrano in diversi fattori tra cui la disponibilità di figure professionali disposte ad investire tempo e denaro nella formazione e nell’utilizzo degli strumenti BIM, la disponibilità di tutti gli attori che entrano a far parte di un progetto (dal cliente all’esecutore dell’opera) ad affidarsi ad informazioni frutto di nuove tecnologie al posto di quelle tradizionali e la disponibilità al lavoro interdisciplinare e alla condivisione delle informazioni.
Seppur il percorso non risulti del tutto scontato e facile, ciò non significa che sia impossibile, anzi reputo che l’evoluzione digitale sia inevitabile e che la metodologia BIM sarà sempre più apprezzata dai professionisti del settore diventandone la base del suo sviluppo.

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, dopo i primi anni a rincorrere notizie di cronaca e attualità ha deciso di fermarsi per seguire più da vicino il mondo dell’architettura e del design. Collabora con diverse testate di questo settore alla ricerca di progetti e nuove iniziative da raccontare e descrivere con una particolare attenzione alle idee più innovative approfondendo anche tematiche legante al rispetto dell’ambiente e alle fonti rinnovabili.


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