Giuseppe Barberio, Bip: La nuova frontiera delle costruzioni

 

Dopo la laurea l’Ing. Giuseppe Barberio ha collaborato con lo studio di progettazione Vitone&Associati di Bari dove ha scoperto il BIM e ha scelto poi di frequentare il Master in BIM Management presso il Politecnico di Milano. Oggi è BIM Consultant per Bip Consulting.

Quale è stato il suo percorso professionale che l’ha portata al BIM?
Dopo la laurea in Ingegneria Edile-Architettura ho avuto la possibilità di collaborare con lo studio di progettazione Vitone&Associati, sito a Bari, che ha sin da subito creduto nell’evoluzione dell’ecosistema BIM, promuovendone lo sviluppo. Durante questa esperienza sono stato coinvolto in attività di ufficio gare, in progettazione architettonica e strutturale di edifici e in progetti di digitalizzazione BIM di strutture e impianti esistenti. Affascinato e incuriosito dagli argomenti legati alla trasformazione digitale ho deciso di specializzarmi nel settore, studiandone le evoluzioni e frequentando corsi specifici, tra cui il Master in BIM Management presso il Politecnico di Milano. Questo percorso mi ha permesso di comprendere i vari aspetti del processo di trasformazione, che non impattano esclusivamente le fasi di progettazione e realizzazione, ma cambiano radicalmente le logiche tradizionali dell’intera filiera delle costruzioni.
Attualmente svolgo il ruolo di BIM Consultant per Bip Consulting, nella practice Trasformation 4.0, dove sono coinvolto in progetti in cui ho una prospettiva sull’intero ciclo di vita degli asset, che mi permettono di approfondire le dinamiche della nuova frontiera delle costruzioni digitali.

Quali sono le principali caratteristiche della sua figura professionale?
Il ruolo di figure professionali come la mia è quello di affiancare e supportare gli attori della filiera nell’implementazione e nella sperimentazione della metodologia BIM. Per svolgere queste attività sono necessarie sia competenze orizzontali nel settore delle costruzioni e nel campo del project management che conoscenze verticali specifiche della metodologia BIM, degli strumenti tecnologici a supporto e del contesto normativo di riferimento.
Il nostro compito è quello di tracciare con il cliente il percorso di trasformazione digitale, definendo gli obiettivi, le attività di implementazione e i tempi necessari per portare a termine gli obiettivi stabiliti. Sviluppiamo nuovi processi operativi, promuoviamo l’utilizzo dei nuovi strumenti e affianchiamo i clienti attraverso attività di coaching e sperimentazioni su progetti piloti. Inoltre, svolgiamo attività di Service BIM Management, quali ad esempio la definizione della documentazione tecnica per commesse BIM, la gestione del CDE, le analisi di qualità dei modelli e tutte le altre attività di perimetro alla modellazione.
Nel nostro lavoro non esistono ricette o soluzioni uniche, tutte queste attività devono essere necessariamente calibrate rispetto alle specificità del cliente; il nostro supporto ha lo scopo di individuare soluzioni scalabili rispetto alle differenti esigenze di business, che garantiscano la partecipazione di tutte le anime coinvolte nelle organizzazioni, dal management agli operativi.

Quali sono i vantaggi del BIM che riscontra quotidianamente nella sua vita professionale?
I vantaggi che si ottengono con l’utilizzo della metodologia BIM sono molteplici e i benefici percepiti variano a seconda degli specifici attori della filiera. Il valore generato raggiunge la sua completezza quando tutti gli attori del processo sono coinvolti in un sistema a rete, che vede la partecipazione di tutte le figure lungo l’intero ciclo di vita delle opere. Affinché ciò sia possibile è necessario attivare processi collaborativi sin dalle prime fasi di programmazione delle opere. Per evitare disallineamenti tra le fasi del processo è fondamentale centralizzare le informazioni e utilizzare dati strutturati dinamici. In questo modo sarà possibile avere un approccio “data-driven” ed utilizzare, ad esempio, dati cartografici e manutentivi per la pianificazione del progetto, dati progettuali per la realizzazione delle opere e per il monitoraggio digitale del cantiere, fino a raggiungere la gestione digitale degli asset attraverso le tecnologie più disparate, dal telecontrollo alla sensoristica e all’IOT.
Nel momento in cui i passaggi informativi tra le varie fasi del processo utilizzeranno architetture basate su dati strutturati che si configurano come unica fonte di verità, raggiungeremo un grado di affidabilità che ci permetterà di ridurre al minimo gli errori progettuali. Inoltre, la capacità di generare informazioni di ritorno, che gradualmente informano i processi precedenti, permetterà di capitalizzare al massimo i benefici della metodologia.

Può raccontarci qualche progetto su cui sta lavorando?
Attualmente mi sto occupando di un progetto di implementazione della metodologia BIM per una importante società di multiutility. La roadmap pone le radici della sperimentazione all’interno dei processi di Ingegneria, quindi impatta le attività quotidiane di progettazione per passare successivamente alle fasi di realizzazione e gestione degli asset.
L’obiettivo è quello di seguire un percorso di implementazione graduale e progressivo attraverso la definizione degli standard BIM di progettazione, l’individuazione di nuovi ruoli e lo sviluppo di nuove competenze all’interno del cliente, in modo da poter estendere la metodologia a tutti i progetti dell’Ingegneria. Per raggiungere questo obiettivo e rendere operative le risorse abbiamo attivato percorsi di formazione e affiancamento, abbiamo messo in piedi sperimentazioni su progetti piloti e stiamo monitorando le evoluzioni nel tempo.
L’ambizione del progetto non si ferma solo all’Ingegneria ma mira a traguardare le Operations, pertanto già da questa prima fase vengono affrontate tematiche legate alla gestione digitale degli asset e alla digitalizzazione del patrimonio.
In un progetto di infrastrutture di rete è determinante il ruolo svolto dalla cartografia e dai sistemi GIS che si occupano del censimento e della gestione delle reti e degli impianti. In uno scenario di progettazione di questo tipo è inevitabile fare ragionamenti e sperimentazioni sull’integrazione tra BIM e GIS, tenendo presente che questi sistemi dovranno integrarsi con l’architettura IT esistente. Negli ultimi anni si sta assistendo a una sempre maggiore interoperabilità tra i due mondi, che ci porta a pensare che nel breve periodo il legame sarà sempre più stretto, accelerando la metamorfosi del settore delle costruzioni.
Nei nostri progetti lavoriamo quotidianamente allo sviluppo di gemelli digitali, con patrimoni informativi di grande valore, che hanno il compito di informare i progettisti del contesto territoriale e degli asset presenti sul territorio. Una migliore qualità dei dati in input e un maggior dettaglio informativo danno luogo a modelli BIM più affidabili, ai quali seguono simulazioni di cantiere e analisi 4D/5D più accurate.
La finalità di questi percorsi di integrazione è quella di concorrere alla transizione digitale verso gli Smart District e le Smart City.

Quali sono secondo lei le prospettive future del BIM in Italia?
In questo momento nel panorama nazionale c’è una maggiore consapevolezza della rivoluzione digitale in corso. Tuttavia, questa consapevolezza non è sufficiente ad affrontare il cambiamento ed è necessario che tutti gli attori della filiera facciano uno sforzo maggiore per raggiungere il prima possibile un obiettivo comune per tutti. Personalmente credo che in questo scenario le istituzioni dovrebbero favorire la transizione digitale, incentivando stazioni appaltanti, imprese di costruzioni, società di Real Estate, studi di progettazione e tutti gli altri operatori di filiera.
Campagne di digitalizzazione del patrimonio esistente e gare stanno stimolando gli interessi degli imprenditori, ma è importante definire bene il perimetro di intervento e standardizzare queste attività attraverso l’uso di dizionari comuni, dando il giusto valore alle attività richieste.
Nello stato attuale dell’arte, nonostante il trend in forte crescita degli ultimi anni, il Building Information Modelling nell’opinione comune non ha ancora il ruolo di protagonista trainante all’interno dell’intero ciclo di vita delle opere. Il livello di maturità del mercato si sta sviluppando in maniera disomogenea tra i vari operatori di filiera e per molti il BIM è visto ancora come uno strumento. Se da un lato spopolano corsi di formazione specifici sull’utilizzo dei software di modellazione, dall’altro c’è carenza di profili capaci di gestire il cambiamento. Il tutto in un settore che, oltre ad essere scarsamente digitalizzato e fortemente frammentato, è storicamente molto resistente al cambiamento.
Queste considerazioni dovrebbero farci riflettere, il BIM è una opportunità e chi ha investito subito nella sua promozione e nel suo sviluppo sta già beneficiando dei vantaggi attesi. Le istituzioni hanno già indirizzato il percorso da intraprendere, introducendo con l’art. 23 comma 13 del Codice dei contratti pubblici, l’uso di “metodi e strumenti elettronici specifici” ed esplicitando con il DM 560/2017 la progressiva obbligatorietà dell’utilizzo del Building Information Modelling.
Chi sarà capace di stare al passo con la trasformazione, riuscirà a cavalcare l’onda del cambiamento, chi invece continuerà a temporeggiare e si farà trovare impreparato, sarà travolto dall’ obsolescenza.

 

 

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, dopo i primi anni a rincorrere notizie di cronaca e attualità ha deciso di fermarsi per seguire più da vicino il mondo dell’architettura e del design. Collabora con diverse testate di questo settore alla ricerca di progetti e nuove iniziative da raccontare e descrivere con una particolare attenzione alle idee più innovative approfondendo anche tematiche legante al rispetto dell’ambiente e alle fonti rinnovabili.


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