Il modello HBIM per il progetto e il cantiere

La metodologia HBIM applicata al progetto di restauro delle Pescherie di Levante mira a gestire la rappresentazione dell’architettura e della conoscenza ad essa connessa, sia in fase diagnostica sia rispetto al progetto e alla realizzazione. Un ulteriore e non secondario utilizzo del modello è quello infatti di offrire tutti gli elementi necessari alla simulazione delle soluzioni e ipotesi di scenari progettuali, mettendo a disposizione gli elementi conoscitivi disponibili sia dal punto di vista geometrico che tematico.
Come ci racconta l’Arch. Sebastiano Bertoni dello Studio PDA Associati di Mantova, responsabile del progetto di restauro delle Pescherie di Levante, “l’obbiettivo perseguito dal Comune di Mantova e dalla Fondazione Le Pescherie di Giulio Romano è il pieno recupero del bene giuliesco, attraverso operazioni mirate di restauro architettonico e strutturale, con l’insediamento di nuove funzioni. Il programma è costruito attorno all’idea di realizzare un polo culturale-turistico di eccellenza, restituendo alla comunità un accesso permanente alla riva del Rio. Il progetto pone a suo fondamento la realizzazione di un punto-scala di distribuzione verticale aperto al pubblico comprendente un impianto meccanico di risalita, posizionato all’interno degli edifici nella posizione di minor impatto. Lo scopo del dispositivo distributivo è connettere tre livelli: piano quota Rio (piano interrato) da cui sarà possibile accedere al Rio, piano quota strada (piano terra) dove sarà realizzato un locale pubblico di caffetteria e piano sopra le logge (piano primo) destinato a spazio polifunzionale con connessi servizi al pubblico e ai gestori del centro”.

La gestione del modello BIM
La sperimentazione HBIM si è quindi inoltrata nella tematica della gestione del modello BIM nel suo complesso di stato di fatto, di progetto e di cantierizzazione degli interventi. Il doppio corpo di fabbrica è ad oggi il risultato di un numero imprecisato di trasformazioni, demolizioni, superfetazioni e innalzamenti. Constatata la delicatezza del contesto in cui si interviene, e in particolare lo stretto legame strutturale e storico, si è predisposto un piano di azioni che sviluppasse per gradi e tramite verifiche intermedie la validità delle proposizioni. A questo scopo si è intrapreso per prima cosa un cantiere esplorativo dello stato dell’immobile che rendesse possibile la verifica di tutti, o gran parte, i suoi elementi costitutivi. A seguito dei controlli effettuati il progetto prevede una serie importante di demolizioni delle strutture non portanti interne la scatola muraria ospitante le nuove funzioni.
E’ risultato estremamente importante definire quindi per ogni elemento modellato lo stato di ristrutturazione a cui appartiene: elemento esistente, elemento da demolire, elemento di nuova costruzione. Essendo un’opera di recupero e riqualificazione di un edificio esistente questa attribuzione di informazioni è fondamentale per gestire le varie fasi di demolizione e ripristino, per verificare eventuali interferenze tra elementi esistenti (che non saranno demoliti) e nuove costruzioni, per escludere dalla clash detection quegli elementi che saranno demoliti prima di procedere a nuove realizzazioni, per coordinare eventuali step di disassemblaggio e costruzione contemporanei.
Il progetto di restauro prevede oltre agli interventi di nuova costruzione, considerevoli nel caso in esame, una serie di interventi mirati al risanamento e consolidamento delle strutture esistenti. Di seguito si analizzeranno alcuni di questi interventi nell’ottica delle potenzialità e delle problematiche della modellazione HBIM per la gestione e l’archiviazione di interventi molto lontani dal mondo delle nuove costruzioni.

Il rilievo dell’esistente
Il rilievo condotto dalla società Piscan ha evidenziato un pessimo stato di conservazione del manto di copertura del manufatto, che presenta diffusi punti di infiltrazione dell’acqua piovana. Tali infiltrazioni hanno indotto nel tempo forti degradi concentrati sugli elementi lignei. Tra gli interventi di riparazione in copertura previsti vi è l’inserimento di catene metalliche nelle capriate a causa della mancanza del tallone del puntone, l’inserimento delle staffe ad oggi assenti e la chiodatura generale dell’orditura lignea. Attraverso la modellazione di questi elementi e associandovi lo stato di ristrutturazione “nuovo” è possibile visualizzare gli interventi e inserire tutte le informazioni utili, tra le quali per esempio quelle riguardanti la data di messa in opera, le imprese coinvolte, il costo e gli aspetti manutentivi.
Più “complicata” risulta la gestione geometrica e temporale degli interventi di consolidamento delle murature, quali per esempio: interventi di cuci-scuci, iniezioni di malta fluida, formazione dei nuovi intonaci, consolidamento di eventuali residui di coloriture di interesse storico, ripristino delle lacune, interventi di routine in qualsiasi progetto di restauro. Ognuno degli interventi precedentemente citati riguarda localmente la muratura. In casi come questi si propone nuovamente la tematica relativa alla  discretizzazione del modello.
Prendiamo a titolo esemplificativo uno degli interventi più comuni di un progetto di ristrutturazione: la tinteggiatura. Gestire temporalmente questo intervento nel modello non risulta così scontato, infatti non è previsto che i diversi strati che compongono un pacchetto murario possano essere modificati nel tempo. La soluzione adottata nel caso studio  è quella dello “spacchettamento” della stratigrafia muraria, riuscendo così a gestire i diversi interventi per ogni materiale utilizzando i metodi e gli strumenti più affini alle diverse necessità ma scontrandosi con problematiche di irreversibilità di alcune operazioni.

La restituzione numerica e geometrica
Le difficoltà della restituzione numerica e geometrica delle costruzioni del passato ci sono, è inutile negarlo. Quando si progetta con metodologia BIM si ambisce alla perfezione numerica e geometrica. Quando guardiamo le costruzioni del passato ci accorgiamo che l’architettura costruita è tutt’altro che perfetta. La fase di restituzione geometrica dello stato di fatto aveva già evidenziato le criticità dei software nella gestione delle geometrie lontane dalla logica della standardizzazione. Lo step successivo di inserimento degli aspetti progettuali ha aggiunto ulteriori problematiche. Se alcune di queste sono risolvibili attraverso la creazione di modelli diversi caratterizzati da livelli di dettaglio geometrico e informativo adatti per ogni finalità, per la risoluzione delle restanti è necessario lo sviluppo di applicativi dedicati.
Per raggiungere gli obbiettivi di ottimizzazione del processo vi è la necessità di un contributo eterogeneo e culturalmente ampio, diffondendo la consapevolezza che l’applicazione dei processi BIM è una grande opportunità per tutti. L’Italia, culla dell’architettura, deve apprendere questi processi digitali, confrontarsi e perfezionarli con l’originalità della nostra personale cultura e professionalità.

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Laureata in Ingegneria Edile Architettura all’Università di Pisa nel 2017, iscritta all’Ordine degli Ingegneri di Brescia, collabora attualmente con BimFactory, brand operativo di D.Vision Architecture, società di architettura e ingegneria bresciana.


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