Marco Barbarulo, Impresa Pizzarotti: il BIM è ormai imprescindibile

Ingegnere civile, dopo la laurea Marco Barbarulo ha approcciato al mondo della metodologia BIM e oggi è BIM Manager per Impresa Pizzarotti, società italiana di costruzioni e ingegneria civile con sede a Parma e cantieri importanti in tutto il territorio nazionale e internazionale. La sua carriera è iniziata Oltralpe, in Francia, come racconta Barbarulo in questa intervista a BIMportale.

Possiamo ripercorrere brevemente la sua carriera professionale?
Il mio percorso professionale non è stato immediatamente rivolto al BIM, tanto che dopo la laurea ho lavorato per cinque anni come Vigile del Fuoco; dopo di ché ho deciso di approfondire le conoscenze BIM frequentando il Master F.lli Pesenti del Politecnico di Milano, per poi trasferirmi in Francia, dove all’epoca la metodologia era applicata in modo più spinto che in Italia. Qui ho iniziato a lavorare per la società di consulenza MBAcity specializzata nell’accompagnare le società all’uso del BIM. Tra i vari progetti che ho seguito, cito quello che ha preso il nome di “Mareterra” firmato da Renzo Piano, Valode & Pistre e Michel Desvigne, che disegna il nuovo skyline del Principato di Monaco mediante una piattaforma sul mare. Proprio nel Principato di Monaco ho continuato la mia carriera per la società Engeco, parte del gruppo Pizzarotti, con la quale ho continuato a lavorare sullo stesso progetto Mareterra. Poi mi sono spostato a Parigi per lavorare per la società Egis Rail a un importante progetto di infrastrutture, quello di una delle quattro linee di metropolitana automatica del Grand Paris Express. Il mio ruolo era quello che in Francia si chiama “Integratore BIM”, una sorta di BIM Manager operativo con competenze dirette sui software.
Dopo altre due esperienze più brevi – e circa cinque anni dopo essermi trasferito in Francia – sono tornato in Italia per il gruppo Pizzarotti.

Oggi è BIM Manager per il Consorzio Messina Catania e sta seguendo un importante progetto infrastrutturale: di cosa si tratta e quali sono le sfide principali legate al BIM?
La commessa prevede un raddoppio ferroviario nella tratta Messina-Catania con conseguente aumento della capacità potenziale e della velocità della linea. La soluzione di progetto prevede la realizzazione di una linea a doppio binario dell’estensione di 42.182 km- di cui circa 35 km in galleria – in sostituzione dell’attuale.
Si tratta di una delle prime commesse in Italia nell’ambito delle infrastrutture ferroviarie in cui il committente, la società Italferr, ha presentato richieste specifiche e ha previsto un capitolato dedicato al BIM, che è utilizzato in fase esecutiva e nell’esecutivo di dettaglio. Le richieste sono una sfida sia per il committente stesso, che si sta strutturando per gestire al meglio il processo, sia per tutti gli operatori coinvolti.
Questo progetto è affidato a un Consorzio di aziende di cui il gruppo Pizzarotti fa parte, ed io ricopro il ruolo di BIM Manager. C’è un BIM Specialist che mi supporta; al progetto lavora poi una schiera di progettisti e BIM Coordinator tutti afferenti al Consorzio. Il mio compito è quello di comprendere le richieste della committenza e far sì che gli output dei nostri progettisti rispondano in modo corretto.

Quali sono i vantaggi dell’adozione del BIM in cantiere e nella fase costruttiva dell’opera?
Se in Italia le imprese di costruzione sono l’anello della filiera in cui il BIM si sta diffondendo più lentamente, il Gruppo Pizzarotti fa eccezione e da più di un anno, già prima del mio arrivo in azienda, ha adottato il BIM e si è strutturato per gestire le commesse con questa metodologia. Oltre che nei progetti dove il BIM è richiesto o obbligatorio, Pizzarotti, avendo compreso l’importanza e la potenzialità della metodologia, ha deciso di adottarlo, sia in ambito progettuale che costruttivo, anche in commesse dove non è esplicitamente richiesto.
Nel caso del progetto Messina-Catania le richieste del committente hanno segnato la direzione e il BIM è stato integrato anche nel contesto del cantiere. Questo fa sì che ci si renda conto dell’enorme quantità di informazioni che possono essere stratte dai modelli, semplificando il lavoro e consentendo di anticipare le problematiche risolvendole prima che si verifichino. Tra i vantaggi più evidenti ci sono quelli legati a clash detection e contabilità.
Facendo un esempio concreto, in questa commessa puntiamo a estrapolare le informazioni dai modelli informativi BIM in tutte le fasi costruttive. Per esempio, attualmente stiamo lavorando all’estrazione dei SAL dal modello e all’integrazione degli stessi, in fase di cantiere. Oppure, stiamo disegnando i passaggi di cantiere in modo tridimensionale, realizzando un modello aggregato che raggruppi tutti i modelli relativi a un determinato tratto dell’opera, per dare una visibilità grafica all’avanzamento lavori risolvendo eventuali problematiche di compatibilità tra le fasi.

Vista la sua significativa esperienza in Francia, crede che ci siano differenze con l’Italia in fatto di BIM?
Premetto che la Francia, in quanto a diffusione e maturità del BIM, non è al livello del Nord Europa o dei paesi anglosassoni, dove l’applicazione di questa metodologia è ancora più spinta. Però rispetto all’Italia ho notato una profonda differenza: il BIM oltralpe è più integrato all’interno del processo e della filiera, non solo nella parte progettuale ma anche in quella costruttiva. In Francia ci sono degli automatismi maggiori, una ricerca elevata e una valorizzazione del mezzo che in Italia ancora a volte si ha difficoltà ad apprezzare.

Quali sono secondo lei le prospettive del BIM in Italia?
Sento spesso ripetere che “il BIM è il futuro”: in realtà ormai è il presente, se non addirittura il passato; è qualcosa di talmente attuale da essere ormai imprescindibile.
La direzione è segnata: se i grandi gruppi che seguono le grandi commesse hanno già adottato la metodologia, ora la sfida è coinvolgere le realtà minori e i piccoli fornitori, che sono chiamati a fare uno sforzo di cambio culturale, di formazione, di mentalità ma anche economico, perché in ogni caso adottare il BIM all’inizio comporta un investimento che poi si ripaga con l’utilizzo. L’obbligatorietà che gradualmente andrà a interessare anche le commesse più piccole porterà anche queste realtà ad adeguarsi.

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Giornalista della redazione di BIMportale, professionista della comunicazione e del marketing per il settore AEC – Architetture Engineering & Construction. Ha lavorato per molti anni nell’editoria B2B dirigendo una delle principali testate specializzate per l’industria delle costruzioni, per la quale è stato autore di numerosi articoli, inchieste e speciali. Durante questa lunga esperienza editoriale ha avuto modo di vivere e monitorare direttamente l’evoluzione del settore e la sua continua trasformazione, lavorando a stretto contatto con i principali protagonisti del mercato: imprese edili, progettisti, committenti, produttori. Su tali premesse nel 2007 ha fondato l’agenzia di comunicazione e marketing Sillabario, che si occupa delle attività di comunicazione e ufficio stampa di importanti marchi industriali del settore delle costruzioni.


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