MUSA Progetti: seguiamo la filosofia OPEN BIM

La società cooperativa ragusana di ingegneria MUSA Progetti rappresenta l’evoluzione in termini mmedia itemultidisciplinari della Norma Servizi Intertecnici, società di servizi energetici (ESCo) costituita nel 2001. MUSA offre servizi integrati di architettura e ingegneria e opera nei settori dell’energia, sicurezza e formazione a supporto della committenza pubblica, privata e delle imprese. A livello operativo la società è gestita dall’ing. Andrea Ferrara che insieme al suo team coordina i progetti in ambiente BIM.

Quando e perché avete deciso di scegliere la metodologia BIM?
Sul finire degli anni 2000 parte dei tecnici operanti oggi in MUSA Progetti utilizzava software di progettazione BIM, quali Autodesk Revit Architecture, per la progettazione architettonica e l’estrazione dei parametri dimensionali di progetto, noto oggi come BIM Quantity Takeoff. La crescente necessità di un continuo coordinamento informativo tra le singole discipline coinvolte, unita alla volontà di limitare il più possibile le attività di re-modeling dei dati a seguito del trasferimento delle informazioni verso solutori dedicati, ci ha spinto a indagare tutte le possibili soluzioni offerte dal Building Information Modeling.
Questa ricerca, avviata fin dall’introduzione del BIM nel mercato italiano e tuttora in atto, ci ha consentito di ottimizzare un metodo di sviluppo dei progetti basato su protocolli OPEN BIM per il trasferimento delle informazioni attraverso codifiche neutrali e non proprietarie quali IFC.

Come vi siete strutturati per affrontare il cambiamento?
La conversione degli asset aziendali verso i meccanismi del Building Information Modeling è stata un processo graduale che ha interessato tanto gli aspetti applicativi quanto quelli teorici. Lo studio delle BS PAS 1192 e dei protocolli descritti nei documenti AIA G202, E202, E203. ha costituito il punto di partenza per comprendere i flussi operativi alla base del corretto sviluppo dei modelli informativi e gli indirizzi di programmazione del Common Data Environment. La necessità di operare con solutori afferenti a diverse discipline tecniche, sviluppati per rispondere alle esigenze delle normative italiane, ha catalizzato la nostra attenzione sulle modalità di trasferimento dati mediante IFC. In tal senso abbiamo acquisito prodotti software in grado di soddisfare al meglio tali esigenze, e oggi pianifichiamo ed eseguiamo flussi informativi interni a una commessa BIM capaci di garantire la più idonea interoperabilità tra i diversi applicativi interessati.
I risultati di queste sperimentazioni caratterizzano buona parte delle nostre pubblicazioni sul BIM: abbiamo appena pubblicato insieme con altri autori il manuale intitolato: “La gestione dei grandi progetti di ingegneria”. Per Dario Flaccovio Editore abbiamo recentemente redatto una guida pratica sull’elaborazione del Capitolato Informativo, oltre al primo testo del 2016 “BIM e Project Management” che unisce gli usi del BIM alle pratiche di PM. Attualmente sono in fase di editing altri teti sul BIM che vedranno le stampe tra la fine del 2018 e gli inizi del 2019.

Come organizzate oggi il lavoro all’interno dello studio?
La pianificazione e il controllo delle procedure operative per ogni servizio sono sempre garantite dal Project Manager e dal BIM Manger, interni a MUSA Progetti, che cooperano nello sviluppo del BEP e nel Piano di Qualità della Commessa. Il BIM Execution Plan, anche nelle versioni più ridotte, diviene uno strumento documentale necessario ad organizzare i flussi di lavoro da e verso i modelli informativi di progetto, ottimizzando le fasi di coordinamento tra le discipline coinvolte.
A seconda della tipologia di committenza, pubblica o privata, siamo soliti programmare il Common Data Environment nelle sue diverse fasi, in modo da rendere partecipe il cliente durante lo sviluppo del progetto. Poniamo particolare attenzione agli step di verifica e approvazione dei modelli in tutte le fasi di information exchange, con particolare riguardo alla validazione delle informazioni classificate negli schemi IFC. media itemDal punto di vista operativo, l’impostazione di flussi di lavoro basati su trasferimenti IFC, prevede una fase preliminare di modellazione dei dati con maturità informativa LOD B, con l’obiettivo di definire la geometria di involucro. Tale modello viene trasferito al solutore per le verifiche energetiche e la progettazione termo-meccanica e funge da base per il coordinamento informativo con la disciplina strutturale. I risultati di calcolo divengono la base per il dettaglio del modello architettonico e lo sviluppo della progettazione MEP. Il modello strutturale viene anche esso realizzato su applicativo BIM Authoring e trasferito su solutore ad elementi finiti per le verifiche normative. Una volta completati i modelli disciplinari, federati in un modello centrale, i dati vengono trasferiti sempre in codifica IFC verso applicativi per l’analisi economica, in cui sviluppare i BIM Use 4D e 5D per la stima dei tempi e dei costi della costruzione.

Quali vantaggi riscontrate quotidianamente nell’uso della tecnologia BIM?
Non vi è dubbio che le prestazioni dei modellatori BIM spingano la redazione dei progetti verso standard di qualità capaci di simulare l’impatto fisico dell’edificio in ogni sua singola componente tecnologica. Unire questi aspetti alle capacità di calcolo offerte dagli applicativi per l’esecuzione di BIM Use 4D e 5D, spinge il costo stimato dell’opera verso valori prossimi al dato reale. Al di là di aspetti meramente tecnici, legati per lo più alle singole capacità di calcolo di ogni solutore, il più grande vantaggio garantito oggi dal BIM è legato quindi alla simulazione dell’impatto economico del costruito. Sono sempre più le imprese che si rivolgono alla nostra società per eseguire la digitalizzazione di progetti da costruzione, con l’obiettivo di individuare e risolvere preventivamente possibili interferenze tra le parti che comporterebbero inevitabilmente varianti in corso d’opera e stimare dettagliatamente i costi legati all’esecuzione dell’opera.

Quali sono state le maggiori difficoltà che avete affrontato?
Comprendere le capacità di trasferimento delle informazioni attraverso IFC ha richiesto maggiori attenzioni rispetto alle conoscenze dei singoli software. Si è trattato di comprendere le dinamiche di operatività che inizialmente ci hanno condotto a una non corretta codifica del formato. Attraverso lo studio del linguaggio EXPRESS con cui sono stabiliti i legami entità-relazione per ogni singola astrazione di IFC siamo pervenuti ad una definizione corretta degli attributi identificativi di IFC. Mediante la corretta conoscenza delle Model View Definition sui diversi applicativi BIM in nostra dotazione, siamo riusciti a stabilire dei protocolli operativi di trasferimento delle informazioni senza lacune o errori di interpretazione tra il software mittente e quello destinatario.
Questa difficoltà è risultata tanto più evidente nel coordinamento informativo con soggetti esterni alla nostra azienda e con i quali sono state condotte progettazioni BIM utilizzando applicativi differenti.

Alcuni dei vostri progetti in cui la tecnologia BIM si è dimostrata determinante?
In generale, operando prevalentemente nello sviluppo di progettazioni di livello definitivo/esecutivo a committenza pubblica, siamo spesso associati in raggruppamento temporaneo con altmedia itemre realtà aziendali geograficamente da noi distanti. Non esiste quindi altro modo di eseguire un coordinamento informativo corretto se non ricorrendo tutti all’utilizzo del BIM.
Tra i progetti di maggior successo, la ristrutturazione dell’Istituto Bon Bozzolla di Treviso, premiata con il Digital&BIM Award 2017 nella categoria “Edifici Pubblici”, è quella che probabilmente ha più di altri beneficiato dei vantaggi del BIM. Sarebbe stato impossibile simulare la complessità geometrica della struttura e la quantità di componenti tecnologiche istallate a controsoffitto ricorrendo a sistemi di progettazione basati su metodi tradizionali.

Cosa pensa dello sviluppo del BIM in Italia?
Se osserviamo le gare pubbliche eseguite nell’ultimo triennio è in crescita il numero di procedure che richiedono il BIM nell’esecuzione della commessa. Aumentano anche le gare con Capitolato Informativo a corredo dei disciplinari tecnici che, di fatto, regolamentano le più autentiche procedure BIM. A fronte di questo scenario in ascesa aumentano anche le realtà aziendali che stanno convertendo le proprie procedure operative verso standard BIM Oriented. Ne è una testimonianza l’incremento della formazione professionale sul tema.
L’introduzione di specifiche tecniche come le UNI 11337:2017 testimonia la volontà nazionale di equipararsi a standard normativi comunitari. In modo particolare appare interessante l’interpretazione data dalla UNI 11337-5 sul CDE, che sebbene non ne evidenzi ancora l’architettura così come espresso dalle BS PAS 1192-2/3, ne affida la titolarità preferibilmente in capo alla committenza. Questa intuizione potrà probabilmente risolvere possibili controversie tra le parti coinvolte nell’esecuzione di una commessa BIM.

Laureato in Architettura al Politecnico di Torino nel 2011, giornalista della redazione di BIMportale, lavora come freelance presso il quotidiano torinese CronacaQui e il Giornale dell’Architettura. Si è formato nello studio dell’architetto Ricardo Bofill a Barcellona partecipando alla realizzazione di progetti internazionali. Si è occupato di progettazione esecutiva, pianificazione urbana, comunicazione grafica ed editoriale e della realizzazione di comunicati stampa presso lo studio Rolla di Torino e ha lavorato come designer, project manager e tecnico commerciale.


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