Tommaso Empler: lo sviluppo del BIM ha bisogno di validi percorsi formativi

Ha iniziato a occuparsi di progettazione parametrica e tridimensionale quando ancora non si parlava di BIM e oggi Tommaso Empler è Assistant Professor, PhD all’Università La Sapienza di Roma presso il Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura.

Come è entrato il BIM nelle sue attività di docenza?
Mi occupo di modellazione 3D dal 1995, quando ho iniziato il mio percorso accademico nel Dottorato di Ricerca in Rilievo e Rappresentazione dell’Architettura e dell’Ambiente presso la Sapienza Università di Roma. In quel periodo gli applicativi più diffusi erano AutoCAD e ARCHICAD, e, tra gli addetti ai lavori, il dibattito era incentrato su quale fosse migliore per la modellazione tridimensionale. L’attenzione era rivolta ai singoli software e non sulle procedure sottese alla modellazione: da una parte la modellazione 3D mediante l’utilizzo di primitive geometriche di base (ad esempio, AutoCAD release 13, di Autodesk), come poligonali chiuse, rettangoli e cerchi, successivamente estrusi, con le operazioni boolene a perfezionare la forma degli oggetti; dall’altra per elementi di librerie parametriche (ad esempio, ARCHICAD release 5.0, di Graphisoft), come muri, solai, tetti. Lo studio delle procedure, insieme all’analisi delle metodologie seguite per realizzare interventi architettonici innovativi e di particolare rilevanza, come il Guggenheim Museum di Bilbao, opera di F.O. Gehry, ha contribuito a fornire una nuova visione dell’utilizzo della modellazione 3D, con una ante litteram organizzazione di un intervento BIM. Questa modalità è rifluita nell’attività di docenza e di trasmissione agli allievi di procedure in cui la modellazione 3D non è solo finalizzata alla realizzazione di verosimiglianti immagini di sintesi statiche e dinamiche, ma presenta uscite e legami diretti con il mondo della produzione, ottimizzando il processo edilizio. Non è casuale che lo stesso Gehry fondi Gehry Technologies, una società al servizio delle sue progettazioni/realizzazioni e venga definito e perfezionato il software Digital Project, uno dei “BIM modeler” presenti oggi sul mercato.

Da quanto tempo si occupa di BIM?
Se è corretto l’assioma che il BIM è un modello conoscitivo “aperto” (nel senso che può essere continuamente arricchito di dati) di un oggetto (o famiglia di oggetti), e che racchiude all’interno tutte le informazioni possibili e disponibili su quello stesso oggetto (o famiglia di oggetti), interrogabile e aggiornabile in tempo reale, posso dire di occuparmi di BIM dal 1998 quando ho conseguito il titolo di Dottore di Ricerca. La mia tesi di dottorato, infatti, dal titolo “Modello Informatico per il Rilievo dell’Architettura”, si occupava del modello conoscitivo di una porzione della Crypta Balbi a Roma, e prevedeva la generazione di un data-base relazionale con tutte le informazioni ed operazioni che potevano essere eseguite su tale struttura. I dati potevano essere inseriti da diverse figure professionali (ad esempio, rilevatore, restauratore, chimico, fisico, ecc.) ed essere altrettanto utilizzati per ulteriori valutazioni da ognuno di loro, con una “pipeline” che prevedeva formati dei file registrati/depositati tra loro scambiabili e compatibili.
Ricerca e didattica trovano un importante punto di convergenza quando, insieme ad Anna Maria Giovenale, Preside della Facoltà di Architettura, e a Carlo Bianchini, Direttore del Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura (a cui afferisco), valutiamo di attivare il Workshop 3D Modeling & BIM, che il 15 e 16 aprile di quest’anno vedrà la sua 6 edizione, una piccola scommessa nella quale, all’inizio, erano in pochi a credere. Il Workshop vuole essere un punto di vista privilegiato dove ricercatori, accademici, professionisti e operatori del settore si incontrano e scambiano informazioni ed opinioni sugli stati d’avanzamento della ricerca nel settore della modellazione 3D e del BIM.
La mancanza di una diffusione e comunicazione sistematica, a livello accademico e scientifico, in questo settore mi porta a fondare nel 2017, insieme ad un gruppo di colleghi (Cecilia Bolognesi, Laura Inzerillo, Massimiliano Lo Turco, Sandro Parrinello, Cettina Santagati, Francesco Ruperto e Graziano Valenti) la rivista “Dn. Building Information Modeling, Data & Semantics”, edita dalla Dei, oggi giunta al numero 5.
La Sapienza, sempre in questo settore, ha avviato delle attività formative con il “MasterBIM” di I livello (Direttore: Fabrizio Cumo; Coordinatore: Francesco Ruperto), e il Master di II livello in “Heritage Building Information Modeling”, di cui sono il Direttore, dove uno dei focus è la definizione di procedure BIM per la conservazione e il riuso del patrimonio edilizio esistente.

Quali sono i filoni principali di ricerca?
La formazione accademica ed il settore scientifico disciplinare di appartenenza (SSD ICAR/17 – Disegno), mi portano a sviluppare la ricerca nella direzione dell’HBIM (Heritage Building Information Modeling) e su una particolare permutazione, denominata ARIM (Assessment Reconstruction Information Modeling), in cui emergono delle modalità legate alla ricostruzione e alla prevenzione. È parte dell’attività di un’unità di ricerca, interdipartimentale e interdisciplinare della Sapienza Università di Roma, sempre da me coordinata, e denominata “Rischio Sismico Urbano: Prevenzione e Ricostruzione”, che trova applicazione nel percorso di ricostruzione post sisma e di prevenzione nel territorio di Accumoli (RI), colpito dal sisma del 2016.
L’obiettivo è riuscire a fornire alle amministrazioni ed ai professionisti operanti nel settore della vulnerabilità sismica uno strumento operativo BIM che rispetti le indicazioni normative contenute del D.Lgs 50/2016 e nel Decreto MIT 560/2017.

Con quali strumenti lavorate per formare all’utilizzo della metodologia BIM?
Gli strumenti per lavorare e formare alla metodologia BIM sono di diverso tipo. Non viene fatto uso di un singolo strumento o di un singolo software, ma si sperimenta la migliore integrazione tra diversi processi cercando di creare nuovi percorsi di interoperabilità. Rivolgendosi al patrimonio costruito e al percorso di ricostruzione e prevenzione sismica, vengono utilizzati metodi di acquisizione legati alla fotogrammetria (SfM – Structure from Motion) aerea da drone integrati con sistemi di fotogrammetria terrestre e di scansione laser 3D. I modelli così ottenuti sono elaborati con modellatori 3D integrati a sistemi VPL. Una volta definita la semantica e la gerarchia “informata” dei diversi elementi, questi vengono trasferiti nei “BIM modeler”. La struttura dei dati è così pronta per essere utilizzata dai restauratori o da coloro che si occupano di rigenerare il territorio.

Come gli studenti si stanno orientando al BIM?
Gli studenti non hanno ancora ben percepito la portata del D.Lgs 50/2016 e del Decreto MIT 560/2017, commettendo l’errore più comune e frequente, compiuto anche dai professionisti, di associare il BIM ad un unico applicativo, in genere un “BIM modeler”, senza considerare che il termine BIM indica una procedura intermodale e interoperabile.
Le azioni di sensibilizzazione sopra descritte, con un appuntamento annuale (Workshop 3D Modeling & BIM), per formare opinioni (rivista “Dn. Building Information Modeling, Data & Semantics”) e percorsi formativi post laurea (MasterBIM e Master in Heritage Building Information Modeling), rappresentano alcune modalità accademiche stabilite e calendarizzate con certezza da Sapienza. Si stanno predisponendo, ma il processo è ancora lento, seminari di formazione all’interno dei singoli corsi da parte di docenti particolarmente attenti a quanto succede nel mondo normativo e lavorativo.

Quali sono secondo lei le prospettive future del BIM in Italia?
Dopo l’emanazione di disposti normativi in cui viene fatto un esplicito riferimento alla digitalizzazione delle informazioni negli appalti pubblici, la formazione e la richiesta di figure sempre più qualificate per la gestione del processo BIM è ormai un dato di fatto. La vera questione risiede nell’individuare validi percorsi formativi, più di quelli che figurano accreditati, e nella possibilità di poter utilizzare software che siano aderenti alle reali modalità operative di architetti e ingegneri, che vanno dalle nuove realizzazioni al recupero e riuso del patrimonio edilizio ed delle infrastrutture esistenti.

 

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, dopo i primi anni a rincorrere notizie di cronaca e attualità ha deciso di fermarsi per seguire più da vicino il mondo dell’architettura e del design. Collabora con diverse testate di questo settore alla ricerca di progetti e nuove iniziative da raccontare e descrivere con una particolare attenzione alle idee più innovative approfondendo anche tematiche legante al rispetto dell’ambiente e alle fonti rinnovabili.


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