Vantaggi e potenzialità dell’approccio HBIM per il progetto di restauro delle Pescherie di Giulio Romano

Dalla ricerca condotta per il progetto di restauro delle Pescherie di Levante sono emerse le potenzialità offerte dall’applicazione della metodologia HBIM al patrimonio storico. In primis l’approfondita fase di acquisizione dati condotta sui due fronti dalla società Piscan e dallo studio PdA, e la collaborazione con lo studio BIMfactory al fine della restituzione del modello, ha garantito una maggiore conoscenza degli aspetti costitutivi e delle peculiarità del manufatto, facilitando i progettisti in tutte le valutazioni necessarie per la stesura del progetto di restauro.

Avere a disposizione un modello coerente con la realtà è risultato solo il primo passo verso altri aspetti chiave della ricerca, quali il coordinamento tra le diverse discipline e la virtualizzazione degli scenari progettuali, prevenendo problematiche precedentemente riscontrabili solo in cantiere e garantendo quindi un’ottimizzazione di tempi e costi, scongiurando la minaccia di perdita di controllo e di qualità dettata dai metodi e degli strumenti di progettazione tradizionale.

Se nell’ambito delle nuove costruzioni, la progettazione parametrica edintegrata si sta diffondendo rapidamente, dalla ricerca condotta in merito al progetto di restauro delle Pescherie di Levante è stato possibile verificare che per quanto concerne il suo impiego sui manufatti esistenti il Building Information Modeling sta compiendo solo i primi passi. La sua implementazione nell’ambito del costruito storico è ancora in fase di sperimentazione per la sussistenza di non poche difficoltà legate specialmente alla unicità (geometrica, tecnologica, prestazionale) di gran parte degli elementi costruttivi di cui si compone un edificio storico. Diversamente dalla modellazione geometrica che produce una rappresentazione anonima basata solo sulle forme in cui può essere scomposta l’opera architettonica, il paradigma BIM induce a considerare la specificità di ciò che viene rappresentato, dove l’architettura si propone quale sistema di parti ed elementi organizzati secondo precise relazioni formali, strutturali e funzionali.

La principale sfida, è insita nella modellazione in quanto è necessario sviluppare metodi semplici per ottenere modelli BIM per i beni culturali, che garantiscano comunque accuratezza, precisione e qualità di rappresentazione coerenti con i dati acquisiti tramite i più innovativi metodi di rilevamento.

Nella rappresentazione del costruito storico in un ambiente BIM risiedono enormi potenzialità informative, potendo includere in un unico ambiente digitale dati storici e sulle trasformazioni, registrandone progressivamente i diversi interventi di restauro o di semplice manutenzione, garantendo un controllo costante dell’opera e allestendo una documentazione aggiornabile nel tempo. Ma “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, ed è quindi diretta conseguenza di questa potenzialità informativa, la necessità di organizzare e strutturare un archivio digitale e di conseguenza un modello (o più modelli a seconda delle finalità) che sia in grado di gestire la grande quantità di dati, garantendo controllo ed efficienza del processo.

La digitalizzazione del patrimonio costruito con metodologia HBIM prevede sicuramente un costo, ma va sottolineato che l’onere dovuto alla mancanza o l’incertezza dei dati nella maggior parte dei casi è maggiore; basti pensare a quanto sia praticamente impossibile ottenere un file che descriva davvero la realtà: non si ha mai la certezza che l’ultima versione reperita corrisponda alla realtà, esistono sempre diverse versioni dello stesso file, ed è quindi sempre e comunque necessario un sopralluogo di verifica.

Nell’ottica anche di quanto indicato dal Decreto Baratono 560/2017, nell’Art.7, comma 1.b: “[…] il capitolato, allegato alla documentazione di gara per l’espletamento di servizi di progettazione o per l’esecuzione di lavori e/o della gestione delle opere […] deve includere il modello informativo dello stato iniziale dei luoghi e delle eventuali opere preesistenti” è chiara l’importanza dell’operazione di digitalizzazione, che deve essere pensata come un’opportunità di razionalizzazione e formalizzazione di un processo conoscitivo e manutentivo del patrimonio costruito.

A valle di queste considerazioni si possono delineare alcuni possibili sviluppi della ricerca. Il Building Information Modeling applicato al patrimonio edilizio storico potrebbe trasformarsi in un valido strumento nelle mani delle Pubbliche Amministrazioni per la digitalizzazione del patrimonio. La catalogazione intelligente del patrimonio storico, ovvero la realizzazione di una banca dati di modelli BIM degli edifici che necessitano di interventi, faciliterebbe l’emanazione di bandi di progettazione riducendo i tempi, le interferenze e i rischi di fallimento. Risulta evidente come ci si trovi ad oggi di fronte ad opportunità e prospettive concrete di cambiamento che non possono essere ignorate. Le innovazioni offerte dalla tecnologia BIM, in modo particolare per gli interventi sul patrimonio costruito, richiedono un cambiamento radicale nella gestione e organizzazione dei processi. Si rende necessario, e si prefigura quindi, insieme al continuo sviluppo di linguaggi e protocolli condivisi, l’apertura ad un maturo approccio sistemico.

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Laureata in Ingegneria Edile Architettura all’Università di Pisa nel 2017, iscritta all’Ordine degli Ingegneri di Brescia, collabora attualmente con BimFactory, brand operativo di D.Vision Architecture, società di architettura e ingegneria bresciana.


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