Andrea Agostini, ADHOX: il BIM è un passaggio obbligato

Andrea Agostini ha lavorato per anni come BIM Manager per alcune delle più grandi realtà del settore edilizio italiano, prima Manes-Tifs spa, poi Cimolai spa dove ha creato e gestito il dipartimento BIM, negli ultimi anni collaborando con Operamed ha sviluppato metodologie BIM non solo legate alla progettazione ma finalizzate alla produzione.  Si occupa di formazione tenendo lezioni in numerose organizzazioni e società ed è membro del BIM User Group Italy (BUG).  Oggi è il fondatore di ADHOX, startup innovativa che fornisce servizi di consulenza strategica, organizzativa, tecnica e soluzioni digitali per l’evoluzione BIM based nel settore AEC con la mission di divulgare la cultura BIM in Italia.

Come è arrivato professionalmente al mondo del BIM?
Sono sempre stato affascinato dall’innovazione digitale e dalla scoperta di nuove tecnologie. Sono venuto a conoscenza della metodologia BIM nel 2012 quando lavoravo come progettista per Manens-Tifs, società di ingegneria con sede a Padova e Verona. Leggevo già alcuni libri sul BIM, cercando qualche strumento o workflow che potesse migliorare il modo di progettare, usando sporadicamente il Software di Authoring Autodesk Revit.  Solo nel 2014 si è concretamente consolidata l’opportunità di lavorare in BIM per una commessa in medio oriente, dove il capogruppo era in importante studio con sede in USA.
L’utilizzo d’oltreoceano dei  metodi BIM ci precede di molto, con tutto ciò che questo comporta soprattutto in termini  di qualità. Per il primo progetto che dovevamo affrontare  gli standard imposti erano molti alti e abbiamo dovuto, nel giro di pochi mesi, adeguare il workflow operativo al nuovo paradigma e creare, formandolo, un team BIM adhoc. Il progetto fu il primo di una serie di commesse che sono andate sviluppandosi successivamente, consentendomi di accumulare molta esperienza metodologica, tecnica e gestionale. Ne è nata una vera passione.
Tuttavia queste prime commesse che mi hanno permesso di comprendere gli indubbi vantaggi della metodologia BIM in ambito progettuale hanno nel contempo palesato non poche difficoltà legate, oltre alla presenza di nuovi standard e normative,  all’implementazione di nuovi processi caratterizzati da un alto livello di scambio d’informazioni e interazione collaborativa tra attori. Di certo a tutto ciò  non eravamo abituati.

Dopo anni di esperienza in qualità di  BIM Manager nelle diverse realtà Italiane dove  ho conosciuto i miei attuali soci, è nato un sodalizio finalizzato a  sostenere tutte quelle organizzazioni attualmente impegnate ad affrontare il cambiamento tecnologico e culturale legato al BIM. Non lo abbiamo da soli, da uno spin-off di Eupragma srl, società di consulenza direzionale con sede a Udine e Milano, abbiamo fondato ADHOX, startup innovativa che fornisce servizi di formazione, consulenza strategica, organizzativa, tecnica e soluzioni digitali BIM Based.ADHOX  vuole combinare competenze relative  ai principi di project e change management a quelle digitali del BIM, per offrire un servizio completo volto a dominare l’innovazione e il cambiamento dovuto al BIM in ogni suo aspetto.

Con quali tipologie di clienti lavora principalmente? E quali sono le lori principali richieste?
Il target di clienti con cui lavoriamo è molto vario: studi di architettura, società di ingegneria, interior designer, imprese di costruzioni. Non solo, ci confrontiamo giornalmente anche con società manufatturiere che producono componenti e materiali per il mondo edilizio.
Le richieste iniziali sono molto varie: problematiche di processo o strumentali,  attività formative. Nella maggior parte dei casi riguardano l’implementazione delle metodologia BIM all’interno delle società o lo sviluppo di particolari soluzioni digitali.
Passando attraverso la ristrutturazione dei processi e l’utilizzo di nuovi applicativi necessari all’implementazione, il nostro obbiettivo è aumentare il potenziale di sviluppo delle società. A riguardo guardiamo al digitale non come mero impiego di software ma come progettualità concreta e in divenire votata al  miglioramento e generazione di  valore.
Lavorare con un ampio spettro di clienti comporta il piacere di calarsi in tutte le fasi del ciclo di vita dell’edificio (dal design preliminare alla manutenzione), nelle varie discipline, misurandomi con operatività e problematiche completamente diverse, apprendendo sempre qualcosa di nuovo.

Con quali strumenti  lavora per aiutare chi vuole implementare la metodologia BIM?
Mi definisco tecnologicamente ‘ateo’. Non proponiamo o sponsorizziamo particolari case software. Al fine di valutare liberamente quali possano essere gli obbiettivi, ciò che in prima istanza andiamo a svolgere è l’assessment. Questa fase ha come scopo l’analisi dei processi interni delle società, delle modalità di gestione delle commesse e delle attività tecniche; inoltre delle competenze dell’ufficio tecnico, degli strumenti utilizzati in studio ed in cantiere.
Lo scopo di questa fase è stabilire delle linee d’intervento future atte a traguardare mete più alte che consentano dinamiche di crescita, la scelta dei migliori strumenti, l’impostazione di processo ad-hoc, per poi passare a momenti di formazione sul software specifico.
Avendo a fianco un team di persone con competenze eterogenee (gestionali, tecniche e sociali) e trasversali, l’approccio multidisciplinare mi permette di valorizzare la potenzialità aziendali partendo dalla comprensione del suo contesto, per metterne in luce i punti di forza e le aree di miglioramento e realizzare percorsi di sviluppo specifici.
Gli strumenti software di cui ci avvaliamo  sono molteplici proprio perché  a contatto con discipline e operatività diverse tra loro: software di Authoring (Autodesk Revit, Tekla Strucures, Archicad), vari strumenti per la modellazione 4D e 5D, Computational Design (Grasshopper, Dynamo), molte delle nostre progettualità si basano anche nell’impostazione e impiego di Common Data Enviroment.

Mi può raccontare qualche progetto su cui sta lavorando?
Uno dei progetti a cui più tengo riguarda l’implementazione digitale intrapresa da un anno a questa parte presso una società manifatturiera in provincia di Padova, Operamed, azienda che lavora nel campo dell’edilizia sanitaria. Nello specifico progetta, fornisce e installa di sistemi di fabbricazione chiavi in mano per aree critiche ospedaliere. Il lavoro di change management apportato presso la società è stato di digitalizzare e rinnovare il workflow dalla fase di elaborazione dell’offerta di gara alla fase di produzione e installazione andando a migliorare la qualità del servizio offerto, ottimizzando tempi e riducendo i costi di realizzazione. La sfida è stata di adottare il BIM in tutta la filiera aziendale non solo in termini di  progettazione ma combinandolo con i processi e software produttivi secondo la logica PLM.
Un’altra collaborazione  rivolta a un altro target di cliente è con STC Group, società di ingegneria nel padovano che si occupa della progettazione di impianti tecnologici. L’implementazione BIM è stata studiata ad-hoc pur continuando a mantenere costanti le progettualità in essere. Dopo una prima fase di alfabetizzazione e formazione abbiamo dato vita ad un team dinamico in grado, solo  dopo pochi mesi, di conoscere  perfettamente gli strumenti, le normative e la metodologia con conseguente efficace applicazione nelle medio-piccole realtà residenziali come nei grandi complessi industriali e commerciali.

Quali sono secondo lei le prospettive future del BIM in Italia?
BIM è, di fatto,  change management,  condivisione, digitalizzazione. Se pensiamo al modo di lavorare negli ultimi dieci anni e lo compariamo con quello di oggi ci rendiamo facilmente conto che è mutato radicalmente in tutti i suoi aspetti: negli strumenti utilizzati, nella comunicazione come  nei servizi, il computer è diventato il nostro tecnigrafo e la nostra macchina da scrivere, il telefono è diventato lo strumento che ci consente di indagare, scoprire e comunicare. In particolare il settore AEC in Italia in questi ultimi anni, grazie alla metodologia BIM, sta vivendo un’evoluzione completa, una trasformazione organizzativa e tecnologica che agisce in tutte le sue fasi: la progettazione, la cantierizzazione e il facility management.
L’obbligatorietà dell’utilizzo della metodologia BIM, che il decreto Baratono stabilisce per le opere pubbliche, è sicuramente una sfida, pure una valida opportunità di crescita e miglioramento dell’intero settore. Esso sta attraversando una complicata quanto ineludibile fase di cambiamento culturale. Dovrà necessariamente incrementare la consapevolezza dei potenziali miglioramenti offerti dal BIM.
Nel futuro del settore non vedo il BIM come punto di arrivo ma come passaggio obbligatorio verso l’introduzione di nuove tecnologie come, ad esempio, l’Intelligenza Artificiale (AI), Internet of Things e Blockchain.
Per perseguire questa innovazione le aziende in molti casi tendono a considerare gli strumenti tecnologici alla stregua di soluzioni vincenti per riuscire a dominare il cambiamento, limitandosi all’utilizzo di software tecnici. La realtà purtroppo è ben diversa! Il change management è un processo complesso, sartoriale che va adattato a ogni singola realtà. Necessita di un metodo solido, deve mirare ad obbiettivi concreti e precisi.
La tecnologia non è la soluzione bensì uno strumento abilitante. In assenza di visione, strategia, capacità di gestione,e organizzazione anche il miglior strumento digitale è destinato a rimanere sterile ed inefficace aumentando nel concreto la complessità. Al contrario l’inserimento di strumenti in un processo studiato e organizzato permette un reale salto di qualità.

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, dopo i primi anni a rincorrere notizie di cronaca e attualità ha deciso di fermarsi per seguire più da vicino il mondo dell’architettura e del design. Collabora con diverse testate di questo settore alla ricerca di progetti e nuove iniziative da raccontare e descrivere con una particolare attenzione alle idee più innovative approfondendo anche tematiche legante al rispetto dell’ambiente e alle fonti rinnovabili.


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