Antonio Cervello, SCE Project: il BIM per maggiore efficienza e qualità

L’Ing. Antonio Cervello ha iniziato a lavorare in BIM nel 2015 in SCE Project, società di ingegeria e architettura, inizialmente come BIM Specialist e successivamente come BIM coordinator, per poi proseguire nella sua formazione fino a diventare BIM Manager.

Quale è stato il suo percorso professionale fino a diventare BIM Manager?
Sono entrato in SCE Project nel 2014 lavorando per il progetto di ENI che è stato sviluppato in BIM in collaborazione con uno studio esterno. Alla fine del progetto di ENI e SNAM la società ha voluto investire nello sviluppo BIM internamente. Insieme a un gruppo di colleghi abbiamo iniziato a lavorare in BIM sullo Stadio della Roma. Iniziare con un progetto così importante, a mio parere, è stato lungimirante e molto utile. Abbiamo da subito capito le potenzialità del nuovo metodo di lavoro, nonostante le difficoltà che si devono affrontare con un cambiamento così radicale. Il progetto legato allo Stadio della Roma è proseguito per due anni, durante i quali io e tutti i miei colleghi siamo cresciuti nell’esperienza BIM. Dopo questo progetto, ognuno ha proseguito nello sviluppo e nell’implementazione della metodologia BIM all’interno della società: per esempio, io e la mia collega l’Arch. Arianna Bozzi, oltre ad altre attività, ci siamo occupati dello sviluppo degli standard interni in SCE Project basandoci sulle normative vigenti. La mia esperienza è continuata con lo stadio dell’Atalanta, che prosegue tutt’ora. In questo momento sto seguendo la modellazione costruttiva BIM di due uffici in Assago e la modellazione costruttiva BIM di Citylife. In questi anni ho proseguito, aiutato da SCE, la mia formazione in campo BIM con corsi vari, dalla modellazione alla gestione informativa in campo BIM, fino a diventare BIM Manager.

Quali sono le caratteristiche principali della sua figura professionale?
Il mio compito consiste nel definire la gestione e l’aggiornamento dei modelli BIM di un determinato progetto o più progetti. Sono supportato da molti giovani colleghi che oramai lavorano in BIM e con cui stiamo portando avanti una promozione del modello BIM in tutte le commesse, anche dove non esplicitamente richiesto dal cliente. In prima persona, mi occupo della verifica della congruenza dei modelli agli standard richiesti, oltre che del coordinamento di tutte le fasi del progetto stesso ed, eventualmente, anche della gestione di problematiche o correzioni all’interno del gruppo di lavoro. Come SCE Project, promuoviamo sempre di più l’utilizzo del CDE o AcDat per ogni singola commessa in cui siamo responsabili del coordinamento BIM. Chiaramente, queste attività non possono essere svolte da un’unica persona: un modello BIM e in generale un metodo di lavoro di questo tipo deve essere aggiornato e gestito da parte di tutti i colleghi interessati alla commessa. L’aspetto che reputo più importante è la redazione dei capitoli informativi, delle offerte per la gestione informativa e del piano di gestione informativa che sempre di più, giustamente, vengono richieste all’interno delle commesse o delle offerte BIM.

Come opera quotidianamente, con quali strumenti e con quali obiettivi?
Dopo l’analisi preliminare di una commessa, viene definito un processo di gestione del progetto e stabilito quale deve essere il grado di informazione all’interno del modello. Bisogna successivamente suddividere i compiti tra gli altri collaboratori per competenze. Per ottenere un modello coordinato e sincronizzato utilizziamo Revit, Navisworks, e sto cominciando ad approcciarmi a Dyanmo e ad altri software per lo studio computazionale. L’obiettivo è quello di produrre modelli BIM aderenti alle richieste informative e al metodo di lavoro del cliente e cercare di far sì che il passaggio alla metodologia BIM sia pratico, più veloce e soprattutto efficace per tutti.

In che modo viene utilizzata la metodologia BIM in SCE Project?
L’adozione di una metodologia BIM, necessaria per il passaggio da un tipo di progettazione tradizionale a una progettazione integrata, ha richiesto inevitabilmente una riorganizzazione del lavoro e dei processi organizzativi. Affinché un progetto BIM sia correttamente implementato e condiviso da tutti è necessario infatti che la fase di progettazione sia preceduta da una fase di pianificazione e analisi. Tale procedura, correntemente applicata in SCE Project, consente fin da subito di stabilire gli obiettivi da perseguire, individuare le criticità connesse e prevederne le possibili soluzioni.
La fase di pianificazione si esplicita nella redazione del PGI o BEP che viene costantemente aggiornato durante l’avanzamento della commessa. L’applicazione di un metodo di lavoro di questo tipo ha consentito in SCE Project la riduzione degli errori progettuali, dei tempi e dei costi di costruzione globale, un adeguato scambio delle informazioni tra tutti e l’aumento generale della qualità erogata e percepita.

Tra i progetti in BIM di recente realizzazione, spiccano quelli di edilizia sportiva. Quali vantaggi porta il BIM in questo ambito?
Il BIM permette di superare le inefficienze tipiche del metodo progettuale tradizionale, consentendo di realizzare la piena integrazione tra la fase progettuale e quella esecutiva. Tutto questo è ancora più evidente in strutture particolari e complesse come quelle degli stadi su cui abbiamo lavorato.
Tutte le valutazioni in termini di efficienza, controllo di processo e condivisione trasversale delle informazioni espresse in relazione alla fase di progettazione dell’opera sono solo alcuni degli aspetti della progettazione di strutture così particolari che traggono vantaggio dalla completezza e condivisione delle informazioni contenute in un modello BIM.
In un approccio CAD tradizionale, esistono solo linee e figure geometriche che non contengono nessun tipo di informazione o relazione; le modifiche e varianti devono essere apportate più volte, e soprattutto aggiornate in ogni tavola. Ciò renderebbe poco efficiente la progettazione di una struttura di edilizia sportiva di notevoli dimensioni e complessità.
Nel BIM, invece, il disegno rimane sempre al centro del processo progettuale. A ogni oggetto vengono associati non solo valori geometrici e dimensionali, ma anche tutti i dati e i vincoli parametrici necessari. Grazie al BIM è stato possibile effettuare uno studio approfondito delle interferenze che sono state risolte direttamente durante le fasi di progettazione: ciò ha permesso di ridurre notevolmente i tempi di costruzione, come per esempio nel caso dello stadio dell’Atalanta.

Quali sono secondo lei le prospettive future del BIM in Italia?
Penso che siano numerose le linee di ricerca e sviluppo ancora da percorrere nell’ambito della metodologia BIM, soprattutto per quanto riguarda la sua applicazione in riferimento alla fase d’uso e di gestione degli edifici e, quindi, all’ambito del Facility Management. L’assimilazione da parte del mondo delle costruzioni di una metodologia BIM, la costituzione di un apparato normativo di riferimento unico e condiviso a livello internazionale con l’adozione di standard aperti, così come di procedure di scambio definite in protocolli specifici, sono i tre step fondamentali da attuare al fine di recuperare il ritardo che il panorama italiano sembra aver accumulato rispetto ad altri paesi. L’emanazione delle norme UNI sul BIM è stato un passo fondamentale per mettersi in pari con l’Inghilterra, all’avanguardia in questo ambito.
A mio avviso, per raggiungere l’obiettivo della completa diffusione del BIM, il primo spunto deve necessariamente venire dalle grandi società di ingegneria e dai committenti più importanti.

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, lavora da molti anni nell’editoria B2B per la stampa tecnica e specializzata. Ha scritto a lungo di tecnologia, business e innovazione. Oggi orienta la sua professione nel campo delle tecnologie applicate alla progettazione architettonica e all’imprenditoria delle costruzioni.


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