Il BIM entra in cantiere grazie a UNI e Codice Appalti

Ingenio, portale di informazione tecnica e progettuale, organizza insieme a Euroconference e nell’ambito delle iniziative ospitate presso l’Arena Federbeton del Saie un incontro per raccontare la “True Story” del BIM. Il programma prevede “16 + 1” relazioni, di 8 minuti ciascuna, sul tema della digitalizzazione delle costruzioni. Il Bim, acronimo di “Building Information Modeling”, promette una rivoluzione epocale in edilizia, sull’esempio di ciò che già nei fatti e nel quotidiano sta accadendo in diversi Paesi del mondo. Anche se si tratta di un processo ancora poco utilizzato in Italia (la percentuale di impiego negli studi sfiora i 2/3 punti), la situazione sta per cambiare. E si modificherà a valle del nuovo Codice degli Appalti, che cita il BIM per le opere pubbliche (pur non fissandone ancora un regolamento di utilizzo) e dell’avvenuta pubblicazione, i primi di ottobre, della norma Uni 11337, che detta le regole su come approcciare il progetto e come presentarlo e che è attualmente nella fase dei tre mesi di osservazioni prima del via libera finale. Per questo, l’attenzione al tema fra le aziende, i progettisti e le software house è massima.

«Il BIM è un approccio alla gestione del progetto fortemente innovativo – spiega Andriano Castagnone, presidente di Aist (Associazione Italiana Software Tecnico) e socio fondatore di S.T.A.Data, una delle più importanti software house a livello nazionale –. L’obiettivo di questa metodologia, che funzione in 3D, è in sostanza virtualizzare in anticipo una costruzione che si va a realizzare, prevedendone il comportamento e verificandone in anticipo eventuali problemi, errori e incongruenze. Al contrario, fino ad oggi, con il metodo tradizionale, quando si realizza un’opera si sovrappongono più progetti, cioè quello architettonico, quello strutturale e impiantistico e solo in fase di cantiere si capisce se siano pienamente compatibili fra di loro».

Concetto chiave del BIM è il passaggio di informazioni. «Per questo – chiosa Andrea Dari di Ingenio – abbiamo scelto il paragone con la musica rock. Il pezzo, in questo genere, funziona solo se viene suonato da un complesso di musicisti, che collaborano fra loro. Così anche la modellazione in BIM obbliga tutti i professionisti a operare insieme per arrivare a un progetto migliore sotto tutti gli aspetti, da quello strutturale a quello energetico o delle prestazioni acustiche». La forza sta, insomma, soprattutto in una nuova gestione dei processi di costruzione, che prevede il coinvolgimento di tutta la filiera dal committente al progettista, fino al facility manager. L’interoperabilità è centrale e implica una forte collaborazione a livello personale oltre a un linguaggio unitario sotto l’aspetto informatico.

Un ruolo, quello del BIM, che non finisce con il collaudo dell’opera, ma prosegue anche sul piano delle manutenzione. «Perché se oggi, quando appendiamo una mensola in casa – prosegue Dari – spesso non abbiamo coscienza di cosa si nasconda dentro al muro che stiamo bucando, con la modellazione 3D questo non potrà più accadere». Di BIM si parla, infine, nei processi di retrofitting. Nel corso del Forum del Saie dedicato al recupero, tre studi italiani di architettura e ingegneria – Progetto Cmr, Lombardini 22 e It’s – dialogano, sempre questa mattina alle 10.30, con un’impresa, la Italiana Costruzioni. Il focus è sul collegamento tra la produzione dei disegni e l’avanzamento del progetto costruttivo e il controllo dei costi.

Giornalista professionista della redazione di BIMportale, specializzato nel settore delle costruzioni, si occupa dai primi anni ’90 di tecnologie applicate alla progettazione e al cantiere. Ha all’attivo numerose pubblicazioni e collaborazioni con le principali testate di settore relative a tecniche costruttive, progettazione 3D, organizzazione e gestione dei processi di cantiere.


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