Chiara Miatton, Studio Calvi: Il BIM per la documentazione e gestione del patrimonio edilizio italiano

L’Ing. Chiara Miatton si è avvicinata alla progettazione tridimensionale durante gli studi universitari scoprendo il software di authoring Revit che le ha permesso fin da subito di impaginare viste e tavole molto più velocemente di qualsiasi altro software di disegno 2D. Partendo da questa esperienza, ha poi cercato di esplorarne le potenzialità del BIM durante la tesi, correlando l’attività di modellazione in ambiente BIM con il rilievo laser scanner e la creazione di modelli di gestione per la conservazione della facciata della chiesa di San Michele a Pavia. Oggi è BIM Coordinator dello Studio Calvi.

Quale è stato il suo percorso professionale che l’ha portata al BIM?
Al termine dell’esperienza universitaria, ho deciso che avrei voluto continuare sulla strada della scoperta degli usi del BIM nell’ambito della progettazione architettonica. Ho iniziato, quindi, come modellatore di famiglie e di oggetti semplici, fino a farmi promotrice della diffusione del BIM nello studio per cui lavoro ora, lo Studio Calvi di Pavia. Lo studio di progettazione si occupa di ingegneria e architettura e opera a tutto tondo nei settori dell’edilizia contemporanea e storica, dei ponti e delle infrastrutture. Eccelle in particolare nella progettazione antisismica, per la quale vanta opere e consulenze in tutto il mondo. Quando sono arrivata qui, quasi quattro anni fa, era un momento cruciale: lo studio si avvicinava al BIM, ma aveva bisogno di nuove figure per adeguare gli standard interni e verificare se fosse possibile rendere la metodologia BIM non solo una scelta, ma una prassi. Oggi lo Studio Calvi gestisce quasi la totalità delle commesse di progettazione architettonica e strutturale utilizzando il BIM. Lo scorso anno abbiamo partecipato per la prima volta al Digital&BIM promosso da After the Damages e Clust-ER build e siamo arrivati terzi nella categoria “edifici pubblici”. Eravamo increduli di aver fatto così tanta strada in così poco tempo… ed ecco che quest’anno, invece, abbiamo vinto ben due categorie: una soddisfazione incredibile, che premia non solo la qualità del nostro lavoro, ma di tutto il percorso che abbiamo fatto e continuiamo a fare.
Ho imparato molto da questo team e l’insegnamento più importante è che il BIM (come tutti i grandi cambiamenti del resto) non si fa mai da soli: la strada per il rinnovamento ha presentato molti ostacoli, ma li abbiamo tutti superati grazie al lavoro di squadra.
Recentemente ho anche ottenuto la certificazione come BIM Coordinator, che mi è stata rilasciata da TUV SUD.
Dal punto di vista professionale e personale, il mio interesse per il BIM si intreccia ancora con la passione per l’architettura storica e il patrimonio: mi dedico anche alla ricostruzione tramite foto modellazione e reverse engineering di elementi architettonici come colonne, volte e decorazioni.

Quali sono le principali caratteristiche della sua figura professionale?
Il BIM coordinator, così come riporta la UNI 11337-7 è “il coordinatore dei flussi informativi di commessa” e il suo ruolo è quello di “coordinare i BIM Specialist coinvolti nel progetto per garantire l’applicazione degli standard e dei processi”.
Sostanzialmente, noi BIM Coordinator siamo dei mediatori: ci collochiamo tra il BIM manager e i BIM Specialist, facciamo in modo che le procedure e gli standard di commessa (elaborati dal BIM manager e dal project manager) non solo vengano applicati, ma funzionino e siano efficaci per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Coordiniamo, inoltre, il processo di modellazione e verifichiamo le interferenze tra i modelli, ci assicuriamo insomma che tutti i processi informativi che compongono il progetto funzionino organicamente insieme. È un lavoro che riguarda sì la gestione e il controllo di processi, ma che ha soprattutto a che fare con le persone: bisogna sapere cosa fare, chi lo deve fare, quando e come. Molto del mio lavoro è prendere parte alle riunioni, ascoltare le richieste della committenza e poi discutere, insieme a tutta la squadra del settore architettura che lavora a una certa commessa, sul modo migliore di tradurre queste richieste in obiettivi da raggiungere.
Nell realtà, mentre il progetto cresce e progredisce, i ruoli diventano fluidi: essere un BIM coordinator non significa sempre coordinare, ma tante volte vuol dire essere coordinati, all’interno di un processo più ampio che coinvolge molte più figure. Io credo che la qualità più importante nel mercato del lavoro in questo momento sia la fluidità, la capacità di adattamento ai cambiamenti. Questa qualità, però, non può e non deve mai prescindere dalla passione per il proprio lavoro.

Quali vantaggi secondo lei porta il BIM alla progettazione?
Si sente parlare dei vantaggi del BIM in continuazione. Io credo che uno dei vantaggi più significativi sia proprio l’incredibile quantità di informazioni che si possono gestire, in un tempo significativamente inferiore rispetto a qualsiasi altro processo. Il classico “a farlo con Autocad ci metti meno” è una delle bugie più grosse che ci siano mai state raccontate. Il cambiamento porta sempre con sé una certa dose di dubbio e perplessità, forse anche di paura. Non per questo, però, si deve fermare. Sto semplificando troppo il problema? Forse, ma guardandomi intorno mi sembra che tanti abbiano ancora bisogno di sentirselo dire. Aprendo un modello, non soltanto ho in mano una rappresentazione tridimensionale di un oggetto (che già non è poco), ma posso anche vedere com’è fatto questo oggetto, quali sono i materiali che lo compongono; posso capire in quale momento alcune parti di questo oggetto vengono costruite ed altre vengono demolite, persino chi ha prodotto un elemento e proprietà fisiche possiede. Tutto questo guardando un unico modello.
Ovviamente non tutti i BIM sono uguali, ed è anche vero che la cosiddetta “digitalizzazione” porta con sé numerose complicazioni e costi non indifferenti (di software e di formazione). Tuttavia, se con un incremento di costi posso usufruire di strumenti migliori, che mi consentono di gestire e comprendere un numero maggiore di informazioni, di stimare i costi di un progetto in maniera più corretta e di analizzare meglio le problematiche legate alle interferenze delle varie discipline… credo che il gioco valga la candela.

Come si lavora in BIM all’interno della sua realtà aziendale?
Credo che la grande forza della mia realtà aziendale sia stata la comprensione che il BIM non è un fine, ma uno strumento.
Al centro del nostro lavoro c’è sempre il progetto, il desiderio di creare un prodotto finito che risponda alle esigenze della committenza e che sia fruibile, solido, armonico.
Un aspetto fondamentale della nostra realtà è stato la definizione di procedure di lavoro standardizzate (BIM Excecution Plan). Tuttavia, l’elaborazione di uno standard è soltanto un punto di partenza: ogni progetto è unico, ed è questa unicità a plasmare e mutare le nostre procedure di lavoro. Anche in questo caso, è la flessibilità a creare la qualità. Ogni progetto costituisce una sfida nuova, che affrontiamo sempre come squadra.
Un altro aspetto fondamentale della nostra realtà è la formazione: non dimentichiamoci che il BIM è sì una metodologia normata e consolidata, ma è anche in costante evoluzione. Per questo motivo è fondamentale che noi, in primis, e tutti gli interlocutori coinvolti nel processo progettuale siano sempre preparati su come utilizzare gli strumenti che noi forniamo loro. Ci è capitato di organizzare noi stessi, per esempio, brevi corsi di formazione per spiegare alla committenza come si utilizza correttamente il CDE e, prima ancora, di quali vantaggi avrebbero potuto beneficiare se avessero scelto il BIM.
Parlando più nel concreto di strumenti, per quanto riguarda la progettazione architettonica utilizziamo Revit, mentre per quella strutturale Tekla Strctures. Per il computational design utilizziamo Dynamo, mentre per code checking e clash detection Navisworks. Tramite formati aperti siamo in grado di interfacciare questi software con Midas, SAP2000, TeamSystem Construction Project Management, Lumion, 3D Studio Max, IDEA StatiCa, e 3Muri. Per la rielaborazione delle nuvole di punti in genere ci affidiamo a Recap, grazie alla sua ottima interazione con Revit.

Può raccontarci qualche progetto su cui sta lavorando?
In questo periodo, nella sezione architettura dello studio, si sta aprendo una nuova e interessante pagina: la direzione lavori di alcuni dei nostri progetti più significativi realizzati interamente seguendo la metodologia BIM.
La sfida più grande che affronterò nel brevissimo periodo sarà l’inizio dei lavori dell’ormai famoso ampliamento della Fondazione CNAO, a Pavia. Il progetto di ampliamento è il terzo classificato al Digital&BIM dello scorso anno e, recentemente, è stato oggetto di un approfondimento proprio di BIMportale. Il cantiere, che coinvolgerà diverse imprese e interlocutori internazionali, fornirà un’importante occasione per implementare l’utilizzo del BIM nella fase di direzione lavori. Verrà posta grande attenzione alla digitalizzazione, sia sotto il profilo della sicurezza (regolamentazione degli accessi), sia per la gestione del materiale amministrativo e burocratico (verbalizzazione, documentazione dei sopralluoghi, gestione dei rifiuti), sia per la documentazione dell’evoluzione del cantiere nel tempo.
Contemporaneamente, procedono ad Imperia i lavori per il restauro, la rifunzionalizzazione e l’adeguamento statico e sismico dell’ex caserma “Pietro Crespi” per conto dell’Agenzia del Demanio della Regione Liguria; partiranno poi con il nuovo anno i lavori per la rifunzionalizzazione dell’Ex Caserma Rosolino Pilo, comprensiva di miglioramento sismico, adeguamento statico ed efficientamento energetico, sempre per la committenza di Agenzia del Demanio (Liguria).
Inoltre, ci sono nuovi progetti all’orizzonte ai quali non vedo l’ora di prendere parte, tra cui il progetto di restauro e riqualificazione del complesso edilizio Ex Istituto Mondino, una struttura ospedaliera dismessa situata nel centro storico di Pavia. Questa commessa richiederà indubbiamente l’impiego di tecnologie 3D, a partire dal rilievo sino alla realtà immersiva, che consentiranno uno sviluppo coerente del progetto esecutivo e, al contempo, forniranno uno strumento avanzato di confronto con la committenza e con la soprintendenza. Saranno cruciali le attività di controllo costi, project management e programmazione dei tempi, che svolgeremo anche avvalendoci del software TeamSystem Construction Project Management. L’approccio BIM alla gestione dei dati riferiti all’intero ciclo di vita dell’opera consente a tale software di ricavare automaticamente dai “progetti” 3D tutto quanto serve per la computazione dell’opera (QTO), cui aggiungere tutte quelle informazioni necessarie alla sua pianificazione e programmazione (BIM 4D). La visualizzazione virtuale del modello di costruzione, ottenuta grazie all’utilizzo dello standard IFC, consente di disporre di simulazioni visive del processo di realizzazione dell’opera e l’accesso immediato ad ogni sua parte costituente.

Quali sono secondo lei le prospettive future del BIM in Italia?
L’Italia vanta il più alto numero di beni patrimonio UNESCO al mondo, eppure il mantenimento di questo patrimonio ha costi esorbitanti. Troppo spesso, a causa di elevati costi di mantenimento, beni di inestimabile valore vengono trascurati o giacciono in stato di abbandono per lungo tempo, fino a deteriorarsi in modo irreversibile.
Dal mio punto di vista, il BIM può offrire una straordinaria possibilità di documentazione e gestione di questo patrimonio: dalla rappresentazione tridimensionale di un oggetto (per comprenderne meglio la geometria) alla caratterizzazione del degrado delle superfici attraverso specifici parametri, per esempio, o allo studio delle fessurazioni. Si tratta, di fatto, di un’estensione del concetto di facility management applicato però al patrimonio e, pertanto, intrinsecamente connesso con il restauro. Il punto chiave di questo tema è l’interoperabilità tra rilievo laser scanner 3D e i software BIM, sul quale sono stati fatti incredibili passi avanti, ma mi sembra ci sia ancora parecchia strada da fare.  È evidente, inoltre, che il BIM può aprire nuovi fronti anche solo in termini di rappresentazione del progetto: la realtà aumentata e la realtà virtuale ne sono i due esempi più lampanti.
Un’ulteriore prospettiva interessante è l’utilizzo del BIM nella gestione del territorio, anche a livello dei singoli comuni. Mi piacerebbe poter consegnare tutte le pratiche edilizie in formato interoperabile, risparmiando tempo nell’impaginazione degli elaborati (e anche carta per la stampa, troppo spesso ancora necessaria).
Non sono traguardi lontani, queste cose stanno già accadendo in via più o meno sperimentale: il futuro è già qui, ci è solo richiesto un piccolo sforzo in più per renderlo reale e fruibile per tutti.

 

 

 

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, dopo i primi anni a rincorrere notizie di cronaca e attualità ha deciso di fermarsi per seguire più da vicino il mondo dell’architettura e del design. Collabora con diverse testate di questo settore alla ricerca di progetti e nuove iniziative da raccontare e descrivere con una particolare attenzione alle idee più innovative approfondendo anche tematiche legante al rispetto dell’ambiente e alle fonti rinnovabili.


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