Fabrizio Sampietro, Open Project: Ci vuole un giusto equilibrio tra esperienza e competenze tecnologiche

Dopo la laurea in Ingegneria Edile e Architettura presso l’Università di Bologna, l’Ing. Fabrizio Sampietro ha intrapreso per qualche anno la carriera professionale rendendosi ben presto conto dell’importanza di sviluppare nuove competenze legate al BIM; per questo motivo ha seguito il Master BIM dell’Università di Ferrara. Oggi è BIM Coordinator e Computational Designer della società di progettazione Open Project.

Quale è stato il suo percorso di studi e professionale che l’ha portata al BIM?
Il primo incontro con il BIM l’ho avuto durante il mio percorso di studi all’Università di Bologna dove ho avuto la possibilità di seguire diversi corsi di modellazione parametrica. Dopo la laurea però ho iniziato a lavorare per conto della Regione Emilia-Romagna nell’ambito dei contributi per la ricostruzione a seguito del sisma; mi sono ben presto reso conto dell’importanza di approfondire le tematiche legate al BIM e ho quindi lasciato il lavoro e mi sono iscritto al Master BIM dell’Università di Ferrara. Concluso il Master sono subito entrato in Open Project dove ho avuto fin da subito la possibilità di crescere e sviluppare le mie competenze. Sono riuscito a ritagliarmi il mio spazio e mi occupo principalmente di creare standard script per l’automazione dei progetti con Dynamo.

Come è strutturato oggi Open Project nell’approccio alla metodologia al BIM?
Open Project è una società di progettazione architettonica integrata che ha abbracciato la metodologia BIM da circa 10 anni. In questo modo, grazie ad un gruppo consolidato di professionisti riusciamo a sviluppare progetti integrati in ambito BIM, dal concept sino alla progettazione esecutiva. Ad oggi in Open Project siamo una cinquantina di collaboratori, e a figure senior si affiancano figure junior che conoscono bene gli strumenti software ma hanno ancora bisogno di mettersi in gioco con l’esperienza sul campo. Oltre alla progettazione di nuove strutture ricettive, residenziali, direzionali e industriali abbiamo avuto anche l’opportunità di intervenire su edifici esistenti partendo dalla realizzazione di modelli dai rilievi con laser scanner. Abbiamo inoltre sviluppato standard e codifiche di processi consolidati. Io, in particolare, mi inserisco in questo team con la mia professionalità nel computational design: predispongo e gestisco script sviluppati in Dynamo per una maggiore automazione dei progetti (si veda un esempio nel video qui sotto – ndr).

 

È reale la collaborazione tra le varie professionalità in un processo BIM?
La collaborazione è molto importante e in un mondo ideale è il committente informato che fornisce le giuste indicazione a tutti i gruppi di progettazione, oggi però questo è ancora molto difficile sia perché non tutte le committenze sono ancora in grado di redigere un capitolato informativo sia perché ci vogliono univoci standard di progetto. Il concetto stesso di interoperabilità non è così facile da ottenere. Negli ultimi anni abbiamo testato diverse procedure e piattaforme di condivisione.  Lo strumento più recente che stiamo utilizzando è BIM 360 di Autodesk che è un importante aiuto per la condivisione dei dati, ma non sempre lo scambio di informazioni avviene in maniera fluida e immediata ci sono ancora parecchi limiti nei software.

Quale progetto di cui si sta occupando è particolarmente interessante per il BIM?
Stiamo collaborando alla realizzazione di un progetto nell’ex area EXPO di Milano, il progetto MIND con Leandlease come committente. È un progetto molto ambizioso dal punto di vista dell’applicazione del BIM. Leandlease è un committente informato che ha al suo interno un team di professionisti del BIM in più dobbiamo interfacciarci con tanti studi di progettazione coinvolti ed è quindi necessario un confronto continuo con gli altri progettisti e con la committenza. È un progetto molto dinamico e dal respiro internazionale.

Qual è la sua visione sulla situazione del BIM in Italia?
Devo dire che sicuramente la strada è stata tracciata e c’è un forte aumento di figure professionali relative al BIM che però spesso non hanno abbastanza esperienza per quanto riguarda la progettazione e magari non conoscono la normativa o alcune regole base. Questo credo che oggi sia un limite per lo sviluppo del BIM, ma credo anche che queste figure cresceranno e acquisiranno la giusta esperienza e a quel punto il gap generazionale non si sentirà più in maniera così marcata.

 

 

 

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Giornalista della redazione di BIMportale, professionista della comunicazione e del marketing per il settore AEC – Architetture Engineering & Construction. Ha lavorato per molti anni nell’editoria B2B dirigendo una delle principali testate specializzate per l’industria delle costruzioni, per la quale è stato autore di numerosi articoli, inchieste e speciali. Durante questa lunga esperienza editoriale ha avuto modo di vivere e monitorare direttamente l’evoluzione del settore e la sua continua trasformazione, lavorando a stretto contatto con i principali protagonisti del mercato: imprese edili, progettisti, committenti, produttori. Su tali premesse nel 2007 ha fondato l’agenzia di comunicazione e marketing Sillabario, che si occupa delle attività di comunicazione e ufficio stampa di importanti marchi industriali del settore delle costruzioni.


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