Nuovo Hospice pediatrico a Bologna

La primissima idea progettuale del nuovo Hospice Pediatrico della Fondazione Maria Teresa Chiantore Seràgnoli, progettato da Renzo Piano Building Workshop, è stata quella di un edificio che si sollevasse dal terreno per abitare, idealmente uno spazio leggero e luminoso, con l’occhio dei piccoli residenti all’altezza della chioma degli alberi. L’idea di “sollevare” ha la stessa radice della parola “sollievo”: togliere peso al dolore; in fondo è proprio questa la ragione e la forza di umana pietas che sta dentro l’idea di un hospice: alleviare il dolore di chi ci abita. La particolarità, infatti, di un hospice pediatrico è che è rivolto ai più indifesi, ai bambini appunto. Vivere tra gli alberi rimanda ai giochi e ai sogni dei bambini, alle “case sugli alberi” e alla loro potente idea di libertà creativa e profondamente legata al mondo naturale.

Il progetto
Il progetto dell’Hospice pediatrico prevede 14 camere singole di degenza e 8 appartamenti a disposizione per i familiari, oltre ad aree ambulatoriali dedicate a servizio Day Hospice, aree di formazione, aree per attività ludiche ed espressive, una cucina, sale per ristoro e mensa, spazi per il commiato, un luogo di preghiera interreligioso, depositi, magazzini e parcheggi. L’edificio si sviluppa in più padiglioni connessi da leggeri collegamenti aerei al corpo centrale principale. Due satelliti su lato sud ospitano gli otto minialloggi destinati ad accogliere le famiglie dei piccoli pazienti mentre sul lato opposto sono previste le due polarità di carattere maggiormente intimo e meditativo; uno spazio/cappella di meditazione interreligiosa ed una terrazza affacciata sulla valletta del Savena collegata all’obitorio Morgue.
La composizione del corpo centrale dell’Hospice si articola attorno ad un giardino-patio centrale. Tutti i volumi appaiono come sospesi da terra mediante l’utilizzo di esili colonne a sezione circolare e i fronti degli edifici sono ritmati dalla presenza di trasparenze vetrate e parti opache rivestite in legno. La naturale pendenza del terreno rende possibile un inserimento armonico dei volumi nel contesto paesaggistico utilizzando il piano terra dell’edificio principale come elemento di transizione e raccordo fra le quote esterne esistenti. La copertura dei volumi principali avrà una sovrastruttura costituita da pannelli fotovoltaici che potranno assicurare una produzione energetica dell’ordine di circa 500.000 kWh/annui e che rappresenterebbe circa un terzo del consumo annuo stimato per l’intero complesso.

Il parco
Il parco in cui “galleggia” l’edificio è realizzato con leggeri movimenti di terreno su cui verranno messi a dimora gli alberi del bosco. Gli alberi sono autoctoni, sia sempreverdi che a foglia caduca in modo da lasciare filtrare la luce solare nei mesi invernali e permettere al prato, cespugli e sottobosco di crescere. La natura, gli alberi, il verde dovranno avere una presenza pervasiva e guaritrice: l’albero, infatti, è una meravigliosa metafora di guarigione, perché la sua verticalità, come lo stare in piedi, è segno evidente di dell’essere guariti. Il bosco, infine, risulterà essere quell’elemento di magia e di incanto di cui una vera e propria “casa sull’albero” ha bisogno.

Il modello BIM
Con il BIM è stato possibile scambiare i dati del modello progettuale tra tutti i diversi software e applicativi coinvolti nell’intero ciclo di vita dell’opera, assicurando elevata adattabilità e riducendo le possibilità di errore”. Come spiegano Paolo Pelanda e Giuseppe Semprini rispettivamente Associate e BIM Manager del Renzo Piano Building Workshop a Genova. “Grazie al Building Information Modeling puoi avere un maggiore coordinamento con le diverse parti che concorrono alla creazione del progetto. Riesci a verificare in tempo reale le possibili interferenze e a risolvere i problemi prima di arrivare alla fase di costruzione. Il più grande vantaggio è quello di riuscire a lavorare tutti assieme in un ambiente condiviso. Il BIM è un approccio universale orientato alla collaborazione delle figure professionali coinvolte durante tutte le fasi di progettazione. Ottimizza la gestione dei flussi di lavoro, rende condivisibili le scelte tecniche ed evidenzia eventuali incongruenze”.

BIM come strumento per la progettazione architettonica
Attraverso un modello 3D informativo, è stato possibile verificare costantemente e parallelamente all’evolversi del progetto il programma funzionale richiesto dalla committenza. Il modello è stato quindi utilizzato per rispondere in tempo reale al brief di progettazione.” – proseguono Pelanda e Semprini – “Allo stesso modo, l’uso di un sistema BIM ha permesso di analizzare in minor tempo più scelte progettuali, sia formali che distributive. Infine, gli abachi della superficie fotovoltaica di copertura sono stati indispensabili per una stima dell’energia elettrica prodotta dalla fonte di luce solare. Uno degli obiettivi principali del BIM è stato il coordinamento multidisciplinare. Lo scambio e l’aggiornamento costante dei modelli tra i diversi team di progettazione ha permesso di migliorare la qualità del design e di anticipare e risolvere una serie di possibili criticità esecutive”.
In particolare, l’attenzione è stata posta sul doppio solaio in calcestruzzo armato a vista con intercapedine impiantistica, su cui poggia l’intero livello ospedaliero dell’Hospice. In un’altezza di circa un metro e mezzo, trova spazio il cuore pulsante dell’edificio: una fitta rete di impianti si sviluppa al di sotto del livello di calpestio intersecando la maglia strutturale portante. Qui, la verifica tridimensionale e un’attenta analisi di potenziali interferenze ha consentito di raggiungere un elevato livello di coordinamento, indispensabile per la futura esecuzione corretta dell’opera”.
A fianco della progettazione multidisciplinare, è stata posta una grande attenzione sulla facciata esterna. L’ambiente BIM è stato utilizzato per lo studio, lo sviluppo e la costante ricerca del dettaglio attraverso un dialogo costante con il consulente di facciata. Modelli 3D, dati e specifiche tecniche sono stati sviluppati al fine di ottimizzare le performance opache e trasparenti dell’involucro, assicurando un elevato controllo della dispersione termica ed un elevato livello di illuminazione naturale interna. Affianco al digitale, hanno trovato spazio mock-up 1 a 1, indispensabili per un controllo “reale” delle proporzioni, forme, colori e performance delle componenti di facciata.
Se da un lato il BIM è diventato uno strumento di progettazione richiesto e indispensabile all’interno della filiera costruttiva” –  conludono Pelanda e Semprini – “dall’altro lato il metodo RPBW, della ’bottega’, risulta essere il vero strumento progettuale di studio. Modelli fisici, bassorilievi, disegni a mano, caratterizzano questo processo ed è così che, la necessità di inserire il BIM all’interno di una tradizione più che radicata, risulti essere una vera e propria “ricerca”: ottimizzare i processi di esportazione con il laboratorio modelli e di rendering, sviluppare disegni di presentazione e nodi di dettaglio in ambiente BIM, portare tecniche AR/VR nel quotidiano sono tra le sfide più avvincenti all’interno di questo ‘saper fare’ RPBW”.

 

Il progetto in breve
Progetto: Hospice Pediatrico della Fondazione MariaTeresa Chiantore Seràgnoli
Luogo: Bologna
Committente: Fondazione Hospice MariaTeresa Chiantore Seràgnoli
Anno: 2014 – in costruzione
Progettazione architettonica: RPBW
Progettazione strutturale: Milan Ingegneria
Progettazione impiantistica: Arch. Adriano Lagrecocolonna
Società di Costruzione: Colombo Costruzioni

 

 

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, dopo i primi anni a rincorrere notizie di cronaca e attualità ha deciso di fermarsi per seguire più da vicino il mondo dell’architettura e del design. Collabora con diverse testate di questo settore alla ricerca di progetti e nuove iniziative da raccontare e descrivere con una particolare attenzione alle idee più innovative approfondendo anche tematiche legante al rispetto dell’ambiente e alle fonti rinnovabili.


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