Matilda Keci: il BIM è una rivoluzione

Dopo essersi laureata all’Università degli Studi di Padova in Ingegneria Edile-Architettura e aver sostenuto l’esame di stato , l’Ing. Matilda Keci ha iniziato il suo percorso professionale presso l’ufficio tecnico di una società di costruzioni civili e industriali, in provincia di Bergamo. In quella realtà, caratterizzata da un flusso di tipo tradizionale, ha avuto modo di scoprire le potenzialità del BIM. Oggi è BIM Coordinator della Gianni Benvenuto S.p.A.

Qual è stato il suo percorso professionale che l’ha portata al BIM?
La vera svolta è arrivata quando decisi di prendermi un periodo di pausa dal lavoro, concentrando tutti i miei sforzi per acquisire le basi che mi avrebbero permesso in futuro di poter operare con coscienza e competenza in questo settore, per questo ho deciso di frequentare il MasterKeen BIM Specialist di AM4 a Lecco. Quest’esperienza, oltre a fornirmi i fondamenti essenziali per comprendere ed operare nel settore, mi diede modo di conoscere molti professionisti di spicco operanti sul panorama nazionale e internazionale.
Successivamente ho iniziato una proficua collaborazione con la 2Dto6D, studio di consulenza specializzato nella gestione dei progetti MEP, che da anni opera nel settore. Durante questo periodo ho avuto modo di seguire, prima come Specialist, poi come Coordinator, diversi progetti per conto di alcuni tra i più importanti studi italiani di ingegneria e architettura.
Recentemente ho deciso di portare l’esperienza maturata all’interno della Gianni Benvenuto S.p.A., società leader sul panorama nazionale, che non si limita solo alla progettazione degli impianti, ma ne cura anche l’installazione.

Quali sono le caratteristiche principali della sua figura professionale?
Definire il lavoro di un BIM Coordinator non è mai semplice, specialmente perché ad oggi in Italia sono diversi gli studi e le aziende non ancora consapevoli delle differenze che intercorrono tra una figura che ha maturato un certo livello di seniority ed un Coordinator. Questo equivoco fa sì che spesso e volentieri i ruoli di Coordinator e Manager, caratterizzati necessariamente da maggiore responsabilità, vengano distribuiti “a braccio”, in relazione a quelle che sono le esigenze aziendali del momento, senza curarsi minimamente che il soggetto investito sia in grado di garantire lo standard minimo che questo ruolo richiederebbe.
In linea di principio il Coordinator trova la sua peculiarità nell’essere figura trasversale e di raccordo tra il Manager e il team di Specialist. Ciò comporta che egli possegga non solo una conoscenza approfondita dei software, del flusso di lavoro e della normativa, ma anche alcune soft skills che sono imprescindibili per poter far comunicare correttamente la “testa” con le singole “dita”. Quest’obbiettivo può essere raggiunto grazie ad una buona capacità di problem solving, tale da mettere sul campo soluzioni creative e stimoli atti a sviluppare delle vere e proprie sinergie a 360 gradi all’interno del team, finalizzate ad ottenere il miglior lavoro, in tempi contenuti, tenendo alto il morale della squadra.

Quali sono secondo lei i principali vantaggi del BIM?
Senza ombra di dubbio ritengo che il vantaggio principale sia strettamente correlato al coordinamento interdisciplinare che si ottiene coinvolgendo costantemente tutti gli attori del processo e garantendo, di conseguenza, una gestione efficiente di tutte le fasi dell’opera.
Adottando il BIM a livello avanzato, gli studi professionali possono ottimizzare le loro scelte progettuali, minimizzando ogni possibilità di errore ed annullando le interferenze che generalmente finiscono per aumentare i costi, oltre a dilatare i tempi di esecuzione in cantiere.
Le imprese riescono a gestire in modo più efficiente la pianificazione della commessa e il monitoraggio dei costi di fase di costruzione. Non a caso, simulando l’avanzamento dei lavori, è possibile migliorare la logistica in cantiere, consentendo anche di ridurre le spese e prevenendo la possibilità che avvengano sprechi.
Benefici ingenti si possono notare anche nella gestione dell’intero ciclo-vita dell’opera, quali Facility Management e Heritage Building Information Modeling per gli interventi di recupero del patrimonio storico. Segnalo che la presenza di un modello informativo digitale costituisce il primo passo verso una manutenzione efficace dell’opera, un’analisi precisa e puntuale delle prestazioni energetiche atta a ridurre i costi e le tempistiche degli interventi di ristrutturazione o manutenzione.
Ritengo inoltre importante riaffermare che quando elenco i vantaggi del BIM non mi riferisco assolutamente all’utilizzo dei software che, per quanto strumenti importanti, costituiscono poca cosa se utilizzati fuori dall’intero processo, in quanto è proprio tramite quest’ultimo che è possibile superare le attuali inefficienze.

Come si lavora in BIM all’interno della sua realtà professionale?
Durante la mia esperienza ho avuto modo di sperimentare cosa comporta l’uso del BIM, sia all’interno di uno studio di consulenza specializzato, sia presso una società modernamente strutturata.
La 2Dto6D sperimentava continuamente soluzioni nuove e flussi di lavoro innovativi che potessero rispondere al meglio alle specifiche esigenze di ogni cliente. Ciò era possibile grazie alla messa in pratica del concetto di “liquid team”, mediante il quale diversi gruppi di lavoro potevano operare in maniera fluida ed elastica adattandosi, in tempi molto ridotti, al mutare delle richieste della clientela e delle circostanze.
L’uso che viene fatto in una società come Gianni Benvenuto S.p.A. differisce inevitabilmente da quello che potrebbe fare qualsiasi studio di consulenza, in quanto lo strumento viene utilizzato da un soggetto che opera sia nella fase di progettazione che in quella di realizzazione dell’opera. A riguardo preciso che la società presso cui lavoro costituisce una realtà che ha adottato un workflow BIM oriented da diversi anni e ad oggi vanta numerosi progetti complessi realizzati secondo questo standard.

Mi può parlare di un progetto su cui ha lavorato?
Non è mai facile scegliere un solo progetto, specialmente quando nel corso degli ultimi due anni i lavori interessanti sono stanti tanti. Tra i vari progetti sviluppati in BIM, quello di cui vado più fiera è assolutamente il lavoro svolto con la 2Dto6D per l’Aeroporto di Ginevra. Trattasi di un modello assai rilevante, considerato che stiamo parlando del secondo aeroporto più importante della Svizzera, ove transitano circa 15 milioni di passeggeri all’anno. Il lavoro svolto concerne l’ampliamento e la riqualificazione dell’impianto di smistamento dei bagagli, che consentirà una capacità di movimentazione incrementale del 30% rispetto al sistema esistente. L’attività ha durata pluriennale, di conseguenza, vista la peculiarità dell’impianto in questione, si palesava come una sfida complessa ma allo stesso tempo molto stimolante.
L’opera, nella sua fase iniziale, era concepita mediante una progettazione integrata, seguendo pedissequamente quanto contenuto nel BIM Execution Plan. Vista la necessità di operare un coordinamento interdisciplinare, di notevole complessità, si decise di attuare la migrazione all’interno di Revit di tutte le componenti modellate, comprensive dei relativi dati informativi, fino all’attuale fase di progettazione. L’ampliamento si articolava in diverse fasi temporali, dalla progettazione alla costruzione, tutte gestite all’interno dei modelli. In un primo momento è stata sviluppata la libreria famiglie, modellando i componenti parametrici in modo che potessero soddisfare gli obbiettivi e gli usi dei modelli. Successivamente è stato operato lo spacchettamento dell’intero impianto in dei sotto modelli, creando dei file di dimensione contenuta che potessero facilitare l’attività di coordinamento successiva. Tutti questi sono stati incorporati in un file master, utilizzato per il coordinamento multidisciplinare. Da ultimo, sono stati definiti i processi di automatizzazione dove, con l’utilizzo di Dynamo, è stato possibile eseguire il trasferimento da un altro software a Revit.

Quali sono secondo lei le prospettive future del BIM in Italia?
Come ogni volta che porta in seno una rivoluzione, è veramente difficile ex ante comprendere appieno gli scenari che potrebbero prospettarsi nel medio lungo termine. Fino a qualche anno fa, quando si parlava di BIM nel contesto italiano, lo stato dell’opera era sostanzialmente embrionale. Ad oggi, complici provvedimenti lungimiranti come il Decreto Baratono, c.d. “Decreto BIM”, vi è stata una crescita esponenziale anche nel settore privato e sempre più spesso ci si può imbattere in studi ed aziende che decidono di attuare un’implementazione per non venir tagliati fuori da quello che quasi all’unanimità si considera “il futuro”.
D’altro canto questo entusiasmo può scontrarsi con un contesto come quello italiano, caratterizzato per lo più da PMI e da studi di medio-piccola dimensione che, rapportati a quelli europei o americani, hanno a disposizione budget di spesa più limitati. Ritengo inoltre che ci si trovi un momento cruciale in quanto come ogni novità, prima che possa dispiegare i benefici, vada compresa, accettata e solo all’ultimo attuata. Un’implementazione di facciata, orfana di un progetto di lungo respiro, legata solo all’uso di qualche software, corre il rischio di far percepire a chi sta valutando se investirvi, o vi ha investito da poco, che dovrà far fronte a un “costo sicuro” a fronte di benefici solo “potenziali”.
Per questo motivo, ritengo che il BIM abbia tutte le carte in regola per far breccia anche nel nostro paese, ma che allo stesso tempo il suo successo sia strettamente legato alla capacità e alla responsabilità di tutti gli attori chiamati di attuare un reale cambiamento.

 

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, dopo i primi anni a rincorrere notizie di cronaca e attualità ha deciso di fermarsi per seguire più da vicino il mondo dell’architettura e del design. Collabora con diverse testate di questo settore alla ricerca di progetti e nuove iniziative da raccontare e descrivere con una particolare attenzione alle idee più innovative approfondendo anche tematiche legante al rispetto dell’ambiente e alle fonti rinnovabili.


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