Valentina Bello, ATIproject: non esisterà progettazione e costruzione senza il BIM

Durante il percorso di studi in al Politecnico di Bari, l’Arch. Valentina Bello si è particolarmente interessata all’Heritage, campo di applicazione che ha la possibilità di seguire ancora oggi all’interno dello studio ATIproject.

Quale è stato il suo percorso professionale che l’ha portata al BIM?
Dopo la laurea ho frequentato un corso per l’utilizzo del software di authoring Revit Architecture presso la Scuola Ingegneria & Architettura (BA), che mi ha permesso di conoscere le potenzialità del processo BIM applicato alla progettazione di edifici di nuova costruzione, interesse che si è concretizzato in ATIproject, società con consolidata esperienza nell’ambito e certificata SGBIM, presso la sede di Pisa. In parallelo, la crescente richiesta di applicazione del processo BIM al patrimonio storico/costruito, assolutamente calzante con le mie attitudini, mi ha portata a intraprendere un percorso di specializzazione professionale con la 1° Edizione del Master di II livello HBIM per il costruito. Dalla digitalizzazione alla gestione, erogato dal Gruppo Hesutech del Politecnico di Milano, Sede Territoriale di Mantova. La preparazione teorica che ricevo dal gruppo docente altamente qualificato è simultaneamente applicata in una realtà professionale che scommette su di me ogni giorno, permettendomi di mettere in pratica la metodologia nel campo del Restauro e della progettazione sul costruito con una visione BIM oriented.

Quali sono le principali caratteristiche della sua figura professionale?
Tra le principali capacità di uno specialista HBIM, secondo me, c’è anzitutto il saper pianificare e gestire il processo conoscitivo del manufatto oggetto d’ intervento: reputo che un manufatto sia ben studiato solo nel momento in cui venga indagato nel modo più completo in assoluto, incrociando dati materiali e fonti storiche. In studio ho la possibilità di occuparmi di Scan to BIM che, attraverso molteplici tecniche, è il processo di rilevamento avanzato migliore per la digitalizzazione del costruito “As is”. Una seconda caratteristica è sicuramente la capacità di elaborare e gestire tutti i dati raccolti. Utilizzo un ventaglio di software che dialogano in modo strutturato: programmi per l’acquisizione e l’allineamento di nuvole di punti da laser scanner; software per l’acquisizione fotogrammetrica aerea o terrestre; piattaforme GIS; software per l’elaborazione e la pulizia delle nuvole. C’è poi la capacità di restituire i dati, attuabile solo attraverso una conoscenza ad ampio raggio del software authoring BIM. In campo Heritage, lo specialista HBIM deve vestire anche i panni di Family maker, per essere in grado di governare famiglie complesse fedeli alla realtà, realizzate ad hoc per il modello, più o meno parametrizzate sia dal punto di vista geometrico in base alla replicabilità, sia dal punto di vista informativo per rispondere alle richieste di eventuali Capitolati. Ammetto che sulla modellazione complessa dedico gran parte della mia ricerca personale. In campo Heritage, è sempre più richiesta un’attenzione anche all’aspetto energetico compatibilmente con la salvaguardia dei caratteri tipologici e costruttivi, ed è necessaria in ambito BIM una visione ampia che abbracci tutte le discipline per il corretto controllo del 6D. In questo senso ho in previsione il conseguimento, come professionista accreditato, della certificazione GBC Historic Building.

Quali vantaggi secondo lei porta il BIM alla progettazione?
Basandomi sul mio quotidiano, posso affermare che il processo BIM permette un dialogo interdisciplinare coerente, strutturato e organizzato tra tutti i professionisti coinvolti, in tutte le fasi progettuali. Dal recepimento immediato delle modifiche, allo studio delle clash detection già in fase progettuale, il BIM rende le procedure snelle, rapide ed efficaci, non solo in fase di progetto ma anche in fase di realizzazione. Per massimizzarne i vantaggi, però, ci vuole anche dedizione e conoscenza dello strumento. L’esempio concreto è quello che ci ha permesso di creare un efficace workflow per la gestione del 5D in BIM: affiancata dal team di Ricerca & Sviluppo, ho testato un processo di codifica automatica delle istanze con parametri computazionali, letti a loro volta da fogli di calcolo, consentendo un immediato e continuo aggiornamento dei documenti economici, a seguito delle variazioni progettuali e minimizzando gli errori.
In campo Heritage, il vantaggio indiscusso del BIM è la possibilità di poter digitalizzare il patrimonio storico, per la creazione di una copia digitale del manufatto, documentandone sia lo stato “As is” legato ad un preciso presente storico ormai passato, che “As built” legato ad un successivo presente storico.
In generale, il risultato è un’agevole gestione delle commesse, con alti standard qualitativi degli elaborati finali, prodotti in linea con i tempi previsti e rispondenti a tutti i requisiti richiesti.

Può raccontarci qualche progetto su cui sta lavorando?
Attualmente in ATIproject sto lavorando sulla progettazione integrata in campo Heritage che coinvolge la Caserma Dabormida a Torino, realizzata nel 1906 e sottoposta a tutela secondo il D. Lgs. 42/2004. La Stazione Appaltante è l’Agenzia del Demanio, uno dei pionieri nella Pubblica Amministrazione, in ambito Restauro, ad aver scommesso sull’utilizzo del BIM per la digitalizzazione, progettazione e gestione del patrimonio nazionale, che si traduce in bandi di gara scrupolosi, capitolati informativi strutturati e un forte orientamento all’interoperabilità. Grazie a questo progetto, ho partecipato al mio primo Rilievo BIM, dall’acquisizione all’elaborazione, affiancando anche il BIM Coordinator di commessa per la rispondenza al Piano di Gestione Informativa, per il Code Checking e per la garanzia dei Livelli di Coordinamento. Proseguiremo la progettazione sulle successive fasi di Vulnerabilità sismica e Fattibilità tecnico-economica.
Fuori dal lavoro in azienda, occupo parte del mio tempo libero con la ricerca e la sperimentazione, suggestionata dagli argomenti affrontanti durante le lezioni del Master. Mi sono lasciata sedurre da una chiesetta medievale a pochi passi da casa, la Chiesa di San Michele degli Scalzi. La sua peculiarità è la torre campanaria a pianta quadrata a ridosso dell’Arno, che ha subìto cedimenti in fondazione riportando un fuoripiombo di più di 4°. Ho avuto modo di rilevare gli esterni con Laser Scanner e pian piano sto realizzando il modello architettonico/strutturale HBIM. Sto approfondendo la possibilità, per valutare criticità e potenzialità, di utilizzare mesh fotogrammetriche di alcuni apparati scultorei all’interno di famiglie caricabili, rendendole geometrie e semplificandone le facce, sperimentando la manipolazione delle superfici complesse da un punto di vista di mappatura dei degradi, individuazione delle mancanze lapidee, applicazione texture, o semplice catalogazione. Mi piacerebbe dar “vita” al modello, infine, attraverso l’Augmented-Reality. È una sperimentazione in continuo work in progress.

Quali sono secondo lei le prospettive future del BIM in Italia?
I termini “Progettazione” e “Costruzion”e in futuro perderanno di significato se non associati al BIM. Le Stazioni Appaltanti stanno investendo sempre più risorse nel campo applicativo BIM, un mondo standardizzato secondo specifiche normative, che dettano le linee guida per una gestione di qualità dei progetti. È un processo irreversibile, da cui poter trarre notevoli benefici nel settore dell’edilizia.

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, dopo i primi anni a rincorrere notizie di cronaca e attualità ha deciso di fermarsi per seguire più da vicino il mondo dell’architettura e del design. Collabora con diverse testate di questo settore alla ricerca di progetti e nuove iniziative da raccontare e descrivere con una particolare attenzione alle idee più innovative approfondendo anche tematiche legante al rispetto dell’ambiente e alle fonti rinnovabili.


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