Valeria Perco, Zaha Hadid Architects: Impegnarsi per il “vero BIM”

L’Arch. Valeria Perco ha aperto per la prima volta un software BIM nel 2009 quando lavorava presso lo studio Morena Architects e dovevano cercare un modo di lavorare che fosse efficiente e produttivo e che riducesse al minimo le possibilità di errore. Oggi è BIM Lead dello studio Zaha Hadid Architects dove ha iniziato a lavorare nel 2015 e dove ha capito quali fossero le potenzialità del BIM che potevano essere sfruttate su progetti complessi e dalle geometrie poco familiari.

Quali sono le caratteristiche principali della sua figura professionale?
La mia figura professionale deve avere di sicuro un background da progettista in quando deve capire l’edificio per poter organizzare il modello e il team in maniera efficiente. Chiunque lavori in questo campo deve essere preciso, metodico e predisposto al lavoro con un team di persone con le quali bisogna confrontarsi quotidianamente.
L’organizzazione è una parte fondamentale del nostro lavoro. Bisogna capire sin dall’inizio quali sono gli obiettivi e organizzare di conseguenza ogni aspetto del modello, il workflow e come dovrebbe avvenire lo scambio delle informazioni anche con i consulenti esterni. Basta un attimo a passare da un modello BIM a un modello CAOS.

Come opera quotidianamente con quali strumenti e con quali obbiettivi?
Attualmente uso Revit per la modellazione e BIM360 per poter condividere il modello con il cliente e con gli altri progettisti. Per il controllo, coordinamento e clash detection tra i vari modelli utilizzo Naviswork.
Uno degli obiettivi giornalieri è la creazione di standard e processi per rendere più efficiente la comunicazione tra il BIM team e i designer. Riuscire ad incorporare nel modello Revit le geometrie fluide che caratterizzano l’architettura di Zaha Hadid Architects (ZHA) è sicuramente una sfida le cui soluzioni cambiano non solo a seconda del progetto ma anche a seconda del team di designer con cui devi collaborare.

In che modo viene utilizzata la metodologia BIM all’interno del vostro studio?
In ZHA la metodologia BIM viene applicata in tutte le fasi progettuali.
In fase concettuale permette, attraverso l’uso di masse, una prima analisi dei volumi e delle aree che possono essere ottenute. Con le modifiche dei loro parametri possiamo capire come i volumi e le superfici cambino e quindi ottimizzare immediatamente le geometrie dove necessario.
Nelle fasi successive invece il BIM permette di controllare le quantità, il progetto e le eventuali interferenze tra la parte architettonica e gli elementi strutturali ed impiantistici che con un semplice modello 2D difficilmente potrebbe essere individuate.
Vi sono progetti in cui tutto il team utilizza Revit, altri in cui il team comprende invece designer che lavorano su altre piattaforme come Rhino o Maya. In questo secondo caso, è necessario un grande lavoro del BIM manager soprattutto all’inizio della fase progettuale, in quanto nulla deve essere lasciato al caso: il workflow dovrà essere studiato e organizzato in maniera tale che tutte le informazioni prodotte su queste diverse piattaforme possano essere implementate nel modello BIM in maniera efficiente, secondo tempi predefiniti.

Mi può parlare di un suo progetto, di recente realizzazione, progettato con metodologia BIM?
Le opere di ZHA sono caratterizzate dalla fluidità delle forme che si riflettono su tutte le scale del design, un dialogo di complesse geometrie curvilinee che modellano gli oggetti e gli spazi. Riuscire ad integrare queste forme all’interno di Revit è una sfida giornaliera in quanto questo software non è stato ottimizzato per queste geometrie non tradizionali.
Le regole geometriche che stanno alla base delle forme devono essere studiate e razionalizzate in maniera tale da poter essere ricreate in Revit tramite l’utilizzo di adaptive components, i quali, avendo delle regole parametriche ben definite alla loro base, possono essere modificati successivamente anche da utenti meno esperti.
Questo metodo è stato applicato per il progetto di Sberbank Technopark, un edificio di 262.000 m2, sito nello Skolkovo Innovation Centre a Mosca, considerata la nuova Silicon Valley della Russia. In questo progetto, abbiamo importato automaticamente in Revit delle nuvole di punti create in Rhino tramite un plug-in sviluppato internamente a ZHA. Successivamente, sempre in maniera automatica, siamo riusciti ad associate le adaptive families a queste nuvole di punti.

Quali sono secondo lei le prospettive future del BIM in Italia?
Quando ci si riferisce al BIM, si pensa spesso esclusivamente a edifici di nuova realizzazione, ma, a mio parere, il BIM dovrebbe essere visto come uno strumento essenziale anche nelle ristrutturazioni e nella gestione dell’edilizia esistente, specie in un paese come l’Italia.
Il BIM in Italia è cresciuto molto negli ultimi anni ma, nonostante questo, siamo solo all’inizio, c’è ancora tanta strada da fare. Spero che l’implementazione del BIM possa essere un volano per il futuro, che possa creare nuove figure professionali e nuove specializzazioni, e che la diffusione del BIM non venga scoraggiata o rallentata dai costi iniziali dell’investimento economico per il software e per la formazione.
Dobbiamo inoltre impegnarci affinché venga applicato il “vero” BIM e che non costituisca semplicemente un ulteriore cavillo burocratico a cui adempiere.

 

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, dopo i primi anni a rincorrere notizie di cronaca e attualità ha deciso di fermarsi per seguire più da vicino il mondo dell’architettura e del design. Collabora con diverse testate di questo settore alla ricerca di progetti e nuove iniziative da raccontare e descrivere con una particolare attenzione alle idee più innovative approfondendo anche tematiche legante al rispetto dell’ambiente e alle fonti rinnovabili.


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