B1P Group porta l’H-BIM al Master della Sapienza in Diritto e Nuove tecnologie per la valorizzazione dei beni culturali

Il 23 Aprile, su invito della Prof.ssa Elena Tassi, Direttore del Master in Diritto e Nuove tecnologie per la valorizzazione dei beni culturali, Matteo Proia CEO di B1P Group (team internazionale di Architetti e Ingegneri, Professionisti delle tecnologie, dei processi, della gestione e dell’implementazione BIM) insieme con l’Avv. Rosalba Cori, terrà una video lezione alla Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza Università di Roma al Master in Diritto e nuove tecnologie per la valorizzazione dei beni culturali per portare la sua esperienza sul processo HBIM.

La tutela e la valorizzazione dei beni culturali deve certamente passare anche attraverso un processo H-BIM che preveda la realizzazione di modelli tridimensionali intelligenti, che racchiudano al loro interno tutte le informazioni sul “presente” del bene ma soprattutto sul “passato” dell’opera.

L’Archeologia virtuale impegnata a ricercare e sviluppare la visualizzazione grafica computer-based per la gestione integrale del patrimonio archeologico ha colto le potenzialità del BIM che consente di interagire con il modello tridimensionale della ricostruzione grafica. Il BIM impiegato per la descrizione di edifici urbani di nuova costruzione si è messo in gioco anche per l’architettura storica, per la sua rappresentazione 3D, per la raccolta di dati di analisi in vista di interventi di restauro e di valorizzazione.

L’approccio BIM all’architettura moderna e all’architettura storica è differente: il BIM offre all’architettura moderna la possibilità di vedere costruito un edificio prima della sua realizzazione fisica per anticipare e risolvere criticità che influirebbero sul cantiere in termini di tempi e costi. L’H-BIM invece permette una conoscenza storica, geometrica e materica approfondita dell’edificio di valore storico, artistico ed architettonico, che è condizione imprescindibile per progetti di recupero di qualità.

In grandi banche dati vengono immessi dati identificativi, morfologici, costruttivi, relativi ad ogni oggetto, parte o elemento rappresentato nella scena, dati più generali del contesto archeologico, del sito archeologico dove sono stati effettuati gli scavi. Metodi di rilievo ad alta definizione permettono di generare nuvole di punti che evidenziano misure e volumetria; l’elaborazione del software dà la mesh o tessitura cioè la definizione di superfici che compongono il modello 3D vero e proprio.

A questo punto a partire dalla superficie tridimensionale costituita dalla tessitura, che raffigura l’opera rilevata, si ha la creazione del modello 3D parametrico. Le sperimentazioni del sistema hanno evidenziato tuttavia che molte famiglie e caratteristiche dell’oggetto edilizio che il software applica di default essendo pensate esclusivamente per l’edilizia moderna e contemporanea non sono utili alla descrizione di architetture storiche. Pertanto la mancanza di simmetria e regolarità, la singolarità degli elementi costruttivi antichi confliggono con la linearità, regolarità e standardizzazione degli oggetti delle librerie di default del software.   Potremmo pensare di arricchire i software di nuove famiglie che rispecchino l’oggetto archeologico e le sue caratteristiche.

L’applicazione dell’approccio BIM agli edifici di valenza storica, monumentale e architettonica costituisce una sfida interessante per la loro conservazione.

 

 

 

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Lavoro nel settore della comunicazione b2b da alcuni anni sia per testate giornalistiche che agenzie di comunicazione. Focus della mia attività è il confronto quotidiano con le nuove modalità di gestione ed elaborazione delle informazioni, le nuove tecnologie digitali, le trasformazioni in corso nelle professioni e nell’industria.


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