Il progetto di restauro delle Pescherie di Giulio Romano a Mantova: a che punto siamo?

L’intervento di restauro delle Pescherie di Levante è un progetto che restituirà a Mantova e alla sua comunità uno dei suoi più significativi monumenti. L’edificio, opera dell’architetto Giulio Romano, è un monumento simbolo della città, che dopo anni di sostanziale abbandono tornerà a nuova vita grazie all’iniziativa promossa dalla “Fondazione Le Pescherie di Giulio Romano”. Contestualmente sarà portata avanti una sfida che si potrebbe rivelare altrettanto significativa, sviluppare il progetto attraverso la metodologia BIM: nella fase di progettazione, di cantierizzazione e di esecuzione dell’intervento di restauro.
L’Historical Building Information Modeling (H-BIM), ovvero il BIM applicato ai progetti di recupero del patrimonio esistente, è una metodologia poco utilizzata in Italia ma dall’enorme potenziale, soprattutto alla luce del patrimonio storico, monumentale ed artistico che possiede il nostro Paese e che, se correttamente gestito e valorizzato, potrebbe trasformarsi in una risorsa inestimabile. Al fine di perseguire questo importante obiettivo è necessario definire processi e dotarsi di strumenti in grado di prefigurare e verificare l’efficacia delle trasformazioni ipotizzate.

Non “solo” BIM
Qual è la differenza tra BIM ed H-BIM? Il principale elemento di distinzione è da ricercare nel fatto che l’H-BIM ha a che fare con edifici esistenti di valore storico, artistico ed architettonico, la cui conoscenza approfondita è conditio sine qua non per un progetto di qualità che ne garantisca il recupero. Se il processo BIM si fonda sulla possibilità di virtualizzare digitalmente un edificio ancora da realizzare, potendo in questo modo anticipare e risolvere criticità che impatterebbero sul cantiere in termini di tempi e costi, l’H-BIM parte invece dalla fase di conoscenza dell’edificio, dal punto di vista storico, geometrico e materico, per riuscire a pianificare al meglio gli interventi di recupero. Si tratta di concentrare principalmente gli sforzi nella creazione di un archivio digitale che consenta una conoscenza approfondita del manufatto, una sorta di “cartella clinica” virtuale fatta di documenti, rilievi, fotografie, modelli, che consenta al progettista di trovare la miglior soluzione possibile per “la cura del malato”. Rispetto ai metodi tradizionali, l’H-BIM aumenta esponenzialmente le possibilità di conoscenza del manufatto, in termini di acquisizione ma soprattutto di elaborazione dei dati raccolti.

L’acquisizione dei dati
Il rilievo degli edifici e dei loro elementi costituenti richiede metodi di acquisizione in grado di descrivere ogni singolo dettaglio in maniera efficace, senza scegliere arbitrariamente l’informazione da registrare. I risultati del rilievo rappresentano un importante strumento di conoscenza e supporto per le analisi tematiche e diagnostiche sugli edifici, essenziale per il loro programma di mantenimento e quindi la successiva stesura dei piani di manutenzione. In questo senso, la ricerca H-BIM si sta orientando verso la generazione di oggetti intelligenti con diversi livelli descrittivi, appoggiandosi a metodi di rilevamento accurati come le scansioni laser scanner o la fotogrammetria digitale ad alta definizione La problematica più diffusa nella gestione del patrimonio esistente è la disponibilità dei dati o il mancato aggiornamento di essi. I progettisti intraprendono il più delle volte attività come ristrutturazioni, restauri conservativi e interventi di miglioramento, investendo molto tempo nel recupero di atti e documenti sparsi, nel rilievo più o meno preciso delle situazioni in essere e nel coordinamento sempre delicato delle figure che intervengono lungo il processo. La fluidità nella gestione del flusso di lavoro è minata, ad oggi, dalle versioni cartacee degli as – is, da una documentazione incompleta e non aggiornata, dall’incoerenza delle informazioni, dalla mancanza di un inventario delle componenti e degli impianti, dalla documentazione non condivisa tra operatori e proprietà, da una grande quantità di dati provenienti da fonti diverse durante il ciclo di vita. L’H-BIM può costituire lo strumento per la progettazione, la costruzione ma anche per la gestione dell’edificio limitando la dispersione delle informazioni ed i costi derivanti.

La gestione dei contenuti
In un approccio H-BIM il modello, ottenuto attraverso un’attenta e critica rilettura dei dati di rilievo, costituisce un vero e proprio “indice dei contenuti”, consultabile in tempo reale per raggiungere i dati di ogni singolo componente dell’edificio così rappresentato: geometria, fase storica, materiali, stato di degrado, interventi ipotizzati dal progettista o i dati dell’impresa che da ultima ha eseguito i lavori. Questo è solo un elenco, non esaustivo, della quantità di dati che possono essere inseriti e consultati nell’archivio digitale. Accompagneranno l’edificio in quello che resta del suo ciclo di vita e agevoleranno incredibilmente il compito di chi dovrà occuparsi della sua tutela e dei futuri interventi di restauro. Vista la difficoltà nel reperimento dei dati, in quanto raramente si ha la certezza delle componenti non visibili o delle caratteristiche con cui sono state messe in opera e mantenute nel tempo, è importante sottolineare che l’archivio digitale e il modello ad esso connesso, verranno modificati e integrati ogni qualvolta ci sarà la possibilità di scoprire nuove informazioni. E’ necessario, dunque, impostare un protocollo informativo in modo tale da garantire un’implementazione di dati che potranno essere costantemente raccolti.

Le Pescherie di Levante: un percorso progettuale
La prima fase del lavoro, anche nel caso specifico delle Pescherie di Levante di Giulio Romano a Mantova, è stata caratterizzata dalla raccolta dei dati e condotta su due fronti, dai responsabili del progetto di restauro Giorgio Sebastiano Bertoni e Sandro Scarduelli dello Studio pdA Associati di Mantova e da Guido ed Elio Pinto della società PiScan di Bergamo. I primi impegnati nella raccolta di tutta la documentazione storica disponibile, i secondi nelle campagne di rilievo laser scanner dell’edificio. La conoscenza approfondita del manufatto e la successiva verifica degli aspetti geometrici attraverso l’analisi delle nuvole di punti ha consentito di superare la carenza di documentazione e di impostare la fase successiva del lavoro.
La seconda fase, affidata ad Armando Casella, Alessandro Vitale e Marta Olivieri di D.Vision Architecture – BIMFactory di Brescia, costituisce l’elaborazione dei dati storici e di rilievo e la creazione del modello BIM dell’edificio giuliesco. La definizione di una corretta metodologia di modellazione assume un carattere essenziale. Il punto di partenza passa attraverso la definizione degli obiettivi ed i futuri utilizzi dei modelli “Bim Uses, identificando le informazioni minime e necessarie che essi devono contenere. Tutto questo è reso possibile dall’utilizzo di strumenti informatici quali ArchiCAD di Graphisoft e STR Vision CPM di STR, entrambi sponsor tecnici del progetto, che si sono messi a disposizione per il raggiungimento dei risultati attesi.
Con l’adozione della metodologia H-BIM migliorerà la conoscenza dell’edificio su cui intervenire e potranno essere monitorati, oltre alla qualità del progetto di restauro, anche i costi e i tempi di cantierizzazione. Al termine del percorso verrà fornito alla “Fondazione Le Pescherie di Giulio Romano” uno strumento attraverso il quale gestire il ciclo di vita dell’edificio restaurato.

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Laureata in Ingegneria Edile Architettura all’Università di Pisa nel 2017, iscritta all’Ordine degli Ingegneri di Brescia, collabora attualmente con BimFactory, brand operativo di D.Vision Architecture, società di architettura e ingegneria bresciana.


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