Dopo la laurea in Architettura all’università di Roma La Sapienza, l’arch. Simone Di Biase ha iniziato la sua collaborazione con lo studio DBA Progetti che dal 2014 ha iniziato la strada della trasformazione digitale dei processi e dell’implementazione del BIM. Nel 2018 ha acquisito la certificazione ICMQ come BIM Manager e oggi è coinvolto in rappresentanza di DBA Progetti al tavolo tecnico della UNI 11337.
Quale è stato il suo percorso professionale fino a diventare BIM Manger?
Il mio percorso professionale inizia con la laurea in Architettura all’università di Roma La Sapienza nel 2007 (Triennale) e 2011 (Specialistica). All’epoca in abito universitario il tema BIM era poco diffuso. Nel 2007 a completamento della laurea triennale ho intrapreso la collaborazione con DBA Progetti che ha contribuito alla mia formazione e crescita professionale nell’ambito della progettazione architettonica ed urbana con la partecipazione ad alcuni concorsi di Architettura nel team di progettazione dell’Arch. Daniele De Bettin (uno dei titolari dello studio). In parallelo ho avuto la possibilità di approfondire le mie conoscenze nelle aree specifiche delle ristrutturazioni relativamente al Real Estate in ambiti di medio e grandi ristrutturazioni di immobili esistenti a destinazione d’uso uffici e Data Center (certificandomi ATD Tier Designer Presso Uptime Institute). Tra il 2014 e il 2015 l’azienda ha intrapreso la strada della trasformazione digitale avviando dei corsi di formazione interni in ambito BIM, ed in particolare all’uso di strumenti come Revit e similari. Questo ha spostato la mia attenzione sulle tematiche BIM in genere appassionandomi a tal punto che nel periodo successivo sono stato coinvolto all’interno dell’azienda nello sviluppo dei processi interni legati al BIM di cui tutt’oggi mi occupo, con la redazione di specifiche interne e organizzazione dei corsi di formazione. Dal 2018 ho acquisito la certificazione ICMQ come BIM Manager e in rappresentanza di DBA Progetti sono coinvolto al tavolo tecnico della UNI 11337. Per completare la mia formazione sto seguendo il Master in BIM presso l’università di Roma La Sapienza che nell’ultimo periodo sta investendo in modo particolare sulle tematiche BIM.
Quali sono le caratteristiche principali della sua figura professionale?
Vista la mia crescita professionale attualmente sono specialista in progettazione (preliminare, definitiva, esecutiva) in ambito real estate, reti di telecomunicazione (mobili e fisse – data center), appalti pubblici, direzione lavori operativa. Negli ultimi anni mi sono occupato, partendo da queste esperienze e in considerazione dell’integrazione nella struttura aziendale, dell’implementazione di nuovi processi di sviluppo progettuale tra cui la metodologia BIM che in azienda in collaborazione con altri colleghi portiamo avanti cercando di estenderla a tutte le nostre business unit interne. A questo nel tempo si è abbinata la necessità di abbinare percorsi formativi interni all’azienda inerenti le tematiche BIM. Al momento mi occupo di emissione, in fase di offerta di gara, di oGI (Offerta di gestione informativa) per gare di appalto (pubbliche e private), redazione dei pGI (piano per la Gestione Informativa) per l’avvio dei progetti, redazione e aggiornamento delle linee guida BIM aziendali e integrazioni delle stesse nei processi aziendali. Negli ultimi periodi siamo anche sempre di più coinvolti nella validazione delle progettazioni BIM per conto dei nostri clienti.
Come opera quotidianamente con quali strumenti e con quali obiettivi?
In generale l’utilizzo quotidiano di strumenti “BIM” è focalizzato su strumenti di BIM Authoring (Revit), software per il coordinamento informativo (Navisworks), software per la gestione della programmazione 4D (Navisworks, STR Vision CPM), software per il QTO e computazione (STR Vision CPM). Questi ed altri sono gli strumenti che quotidianamente supportano lo sviluppo di commesse BIM. Come accennato nell’ultimo periodo l’attenzione si sta spostando sempre di più sulle tematiche 4D, 5D, 7D e strumenti come STR Vision CPM ci supportano specificatamente su questi temi come stiamo affrontando sulla DL di Cortina 2021 – Rumerlo dove oltre a questi si affianca l’utilizzo, in un opera pubblica, di un ACDat messo a disposizione dalla SA condiviso tra SA, DL, Impresa all’interno del quale confluiscono tutti le informazioni e i metadati inerenti gli stati di avanzamento dell’esecuzione dell’opera.
In che modo viene utilizzata la metodologia BIM all’interno del vostro studio?
Attualmente nello studio vengono sviluppati in BIM i progetti più complessi, tendenzialmente pubblici (anche in assenza di obbligatorietà di progettazione con metodologia BIM ma su nostra proposta), lo sviluppo della progettazione in ambito infrastrutturale per le telecomunicazioni, progettazione in ambito energetico relativamente a stazioni elettriche. L’utilizzo della metodologia BIM avviene dalla fase di sviluppo del progetto ed alle successive fasi di progettazione definitiva, esecutiva e direzione lavori, ove richiesto. In azienda la metodologia BIM viene utilizzata con lo scopo di controllare tutte le fasi del processo di progettazione, e in maniera specifica, secondo le più frequenti esigenze dei clienti, l’utilizzo degli strumenti si pone sempre di più in direzione della modellazione 4D, 5D e 7D. In quest’ottica in parallelo con il settore R&D approfondiamo le tematiche direttamente connesse al BIM in ambito IoT, Digital Twin, applicandole ove possibile ai processi e ai settori aziendali. Questo aspetto è in continua evoluzione e ci consente di approfondire le tematiche connesse all’interoperabilità nelle fasi successive allo sviluppo dei modelli 3D con sw di authoring con l’utilizzo del formato IFC applicato alla fase di esercizio dell’asset.
Mi può parlare di un suo progetto, di recente realizzazione, progettato con metodologia BIM?
Uno degli ultimi progetti sviluppati con metodologia BIM riguarda l’ampliamento del complesso scolastico Sartor di Castelfranco Veneto. In fase di gara non era richiesta la progettazione in BIM poiché appalto sotto soglia. Abbiamo proposto di svilupparla con metodologia BIM già in fase di gara e questo ha consentito di acquisire maggiore visibilità in fase di aggiudicazione. Le fasi di progettazione sono state definitivo ed esecutivo compresa redazione del piano di sicurezza. Molto rilevante in questo progetto è stata l’integrazione del 4D e del 5D nel modello con la simulazione dei tempi e costi di realizzazione dell’opera grazie all’utilizzo del formato aperto IFC (estratti da Revit) ed importati in STR Vision CPM. L’utilizzo del BIM ci ha consentito di avere il controllo su tutte le fasi del processo progettuale secondo gli obiettivi prefissati. AL momento, visto l’utilizzo del formato IFC nel processo progettuale abbiamo proposto con questo progetto la nostra candidatura al BSI Award 2019 (DBA Group è membro standard di Building Smart International).
Quali sono secondo lei le prospettive future del BIM in Italia?
Allo stato attuale credo che in Italia ci siano ancora troppi vincoli per le progettazioni inerenti i formati cartacei che stanno rallentando la diffusione della metodologia BIM. A tal proposito basta analizzare la maggior parte dei bandi BIM (in netta crescita nel 2018 come indicato dal report OICE di febbraio 2018) che rimangono comunque con prevalenza cartacea. Il decreto Baratono che, per ambiti pubblici, ha fissato degli step di implementazione obbligatoria del BIM fino al 2025 è secondo me molto innovativo e credo che l’Italia sia sulla buona strada per garantire la digitalizzazione del paese. Per il momento però è il settore privato il veicolo di mercato principale attraverso il quale si sta assistendo ad una diffusione più capillare della metodologia BIM nel settore, sia in ambito building che in ambito infrastrutturale. Credo che questo debba essere preso come input per una più rapida digitalizzazione dei processi trasversale a tutta la filiera.