Recentemente una novità normativa molto importante per il mondo BIM è stata quella che in sintesi possiamo definire il passaggio dal concetto di LOD (Level of Detail) a quello di LOIN (Level of Information Need).
Dalla fine del 2016 l’Italia con l’Ing. Marzia Bolpagni, Digital Strategy Adivisor presso Mace, ha guidato il tavolo di lavoro europeo riguardante il Livello di Fabbisogno Informativo, che con la collaborazione di professionisti ed esperti provenienti da 16 Paesi, ha concordato il nuovo framework incluso nella nuova norma UNI EN 17412-1 che porta ad una definizione più specifica dei requisiti informativi di un modello BIM.
Per approfondire il tema abbiamo chiesto all’Ing. Andrea Fronk, direttore di Bimfactory, di descrivere sinteticamente in cosa consiste questo cambiamento.
Perché questo cambiamento?
Il concetto di LOD era stato introdotto nel mondo anglosassone e americano, successivamente ogni Paese ne ha sviluppato un suo approccio operativo. In Italia è stato fatto uno step ulteriore rispetto ad altre nazioni: nella
UNI 11337-4 i LOD sono stati contestualizzati in funzione agli utilizzi dei modelli – LOD per le infrastrutture, per il restauro, per la costruzione, ecc. – riconoscendo il fatto che ci potesse essere un approccio diverso ai livelli di sviluppo in funzione delle diverse necessità. Questa impostazione è stata valida fino ad oggi, però, nell’operatività quotidiana, spesso si fa fatica a circoscrivere le reali necessità dei clienti in funzione di questa scala di sviluppo. Indicativamente, l’approfondimento progettuale o costruttivo è diverso a seconda del componente, del fornitore o del sistema costruttivo adottato: non sempre è necessario estendere un determinato LOD ad un intero modello. Da qui l’esigenza di evolvere il concetto di LOD in quelli che sono stati definiti i Livelli di Fabbisogno Informativo.
Qual è l’obiettivo alla base di questa modifica?
L’intento è quello di migliorare la qualità delle informazioni e garantire maggior flessibilità ed efficacia nei processi. I Livelli di Fabbisogno Informativo sono costruiti su un framework basato su due livelli principali: i prerequisiti ed il contenuto. Per quanto riguarda i requisiti, bisogna tenere sempre in considerazione la ragione per cui viene richiesto un certo grado di approfondimento, quando le informazioni devono essere prodotte, chi produce queste informazioni e, puntualmente, cosa deve essere effettivamente prodotto. Relativamente ai contenuti, questi riguardano le informazioni geometriche, le informazioni alfanumeriche ed introducono un altro aspetto fondamentale che è legato alla documentazione.
Quali sono le principali differenze tra LOD e LOIN?
La struttura che si viene a creare utilizzando i Livelli di Fabbisogno Informativo è meno statica rispetto a quanto avveniva con i LOD, richiedendo un maggior coinvolgimento da parte del committente che deve essere in grado di sottoporre ai suoi fornitori una “domanda” informativa consapevole e matura.
È necessaria inoltre una maggiore predisposizione nel cambiamento del metodo di lavoro anche da parte di progettisti ed imprese, chiamate ad un approccio maggiormente collaborativo e votato alla riduzione dello spreco di informazioni.
Fino ad oggi si sono visti modelli informativi talvolta troppo ricchi, caotici e ridondanti nelle informazioni, altre volte scarni, semplificati o insufficienti per gli utilizzi previsti. L’obiettivo è quello di costituire un’impostazione votata a fornire esattamente le informazioni necessarie per lo scopo prefissato, sia esso la consegna per un permesso di costruire, la realizzazione dell’opera o la gestione del ciclo-vita. Il passaggio ai Livelli di Fabbisogno Informativo potrà correggere questi problemi.
Quale potrebbe essere l’importanza di questo nuovo modello nell’elaborazione di bandi di gare per opere pubbliche?
Secondo l’ultimo rapporto Oice sui bandi di gara in cui è richiesto il BIM, solo una piccola parte di questi prevedeva un capitolato informativo. Introdurre i Livelli di Fabbisogno Informativo costringe la committenza ad una fase di preparazione strategica del lavoro, ovvero ad una maggiore consapevolezza. Non solo le richieste devono essere chiare, ma la stazione appaltante deve essere in grado anche di verificare che i requisiti siano soddisfatti dai progettisti o dalla società di costruzione affidataria. Governare meglio le informazioni porta, implicitamente, ad una maggiore efficienza. A livello legislativo la committenza pubblica ha già tutti gli strumenti necessari per mettere in pratica la gestione di un progetto BIM, bisogna però raggiungere una maggiore consapevolezza del contesto e dell’argomento.
E per quanto riguarda la committenza privata?
Qualche variante rispetto all’applicazione dei LOD era già avvenuta nel settore privato, soprattutto in quei casi dove il BIM è stato applicato alla fase di cantiere con il coinvolgimento di imprese e fornitori. Spesso è capitato che le committenze percepissero la questione accettando anche soluzioni alternative rispetto all’applicazione verticale di un particolare LOD. Noi, come Bimfactory, ancora prima di questo cambiamento, abbiamo cominciato a modificare i nostri processi e ad aiutare le aziende nell’implementazione del BIM introducendo LOD misti per diverse categorie di prodotti e differenti fasi di lavorazione. La normativa adesso ci permette di migliorare ulteriormente questo processo di evoluzione già avviato.
I risultati che abbiamo ottenuto sono stati buoni, soprattutto se si pensa alle imprese di costruzioni che hanno la necessità di rispettare tempistiche molto ridotte per l’ingegnerizzazione del progetto e devono quindi focalizzarsi maggiormente su alcune componenti piuttosto che su altre: mantenere una struttura informativa flessibile ci ha permesso di ottimizzare una serie di attività e di processi.
I benefici che ne derivano si possono riscontrare in tutta la filiera, ad esempio nella stima economica di un progetto, piuttosto che nel coordinamento dei fornitori o nella gestione del ciclo-vita delle opere.