L’avventura di SACEE S.r.l. inizia nel 2011, in anni in cui la richiesta di consulenza in ambito di efficienza energetica si fa sempre più sentita. Nel 2016 SACEE si sposta a Milano con l’idea di aggiungere al ruolo del consulente quello del progettista e da subito puntano sulla progettazione in BIM affiancando al dipartimento dedicato alla progettazione energetica e impiantistica un dipartimento di progettazione strutturale e architettonica. Nel 2018 Sacee apre una seconda filiale a Piacenza. Il team cresce e si arricchisce di altre figure professionali, che portano diverso know how ed esperienze come ci racconta Maria Grazia Costa, Amministratore di SACEE.
Quando avete deciso di implementare la metodologia BIM?
Da quando SACEE ha deciso di occuparsi anche di progettazione, lo ha fatto sposando l’approccio BIM, avendo ben chiaro quanto fosse necessaria una proposta di progettazione integrata che riunisse tutte le professionalità coinvolte in una commessa. La progettazione, con l’aumentare della complessità delle normative e delle richieste burocratiche, sta diventando sempre più difficile e il cliente non può assumersi l’onere di coordinare una squadra di progettisti, mestiere per cui è necessaria grande preparazione. Forniamo in maniera integrata Servizi di Consulenza, di Energy Management e di Progettazione in BIM, configurandoci come unico referente per i nostri clienti. In quanto E.S.Co siamo in grado di realizzare, incentivare e gestire interventi per il risparmio energetico, che in qualità di Società di Ingegneria progettiamo, collaudiamo e monitoriamo.
Nel team di SACEE lavorano professionisti specializzati in diversi ambiti: EGE certificati 11339, Energy Manager, Tecnici Acustici, Architetti e Ingegneri.
Come vi siete strutturati al cambiamento?
SACEE ha diviso il proprio Team in dipartimenti: c’è CEM l’unità di Consulenza ed Energy Management, una disciplina trasversale che è il cuore originario e fondante di SACEE, e poi ci sono il Dipartimento di Energia Acustica, il Dipartimento Progettazione Impiantistica, il Dipartimento Progettazione Architettonica e il Dipartimento Progettazione strutturale.
Siamo divisi ma rimaniamo uniti nel percorso progettuale. Tutti i diversi dipartimenti utilizzano dei software BIM che dialogano tra di loro e comunicano tra di loro attraverso file IFC. Questo ci consente una progettazione multidisciplinare in un dialogo che facilita il meccanismo.
Come lavorate in BIM?
Per raccontare il nostro workflow di una commessa BIM, il punto di partenza è il BEP (BIM Execution Plan) che riceviamo dal cliente. A volte invece il BEP non viene fornito e quindi utilizziamo il nostro standard. I diversi dipartimenti sviluppano i vari modelli per le diverse discipline architettonico strutturale e impiantistico. I software che abbiamo scelto sono rispettivamente ARCHICAD, DDS CAD e Tekla Structures. Il modello architettonico viene acquisito dal dipartimento di energia acustica che si occupa di quelle analisi energetiche oggi più che mai necessarie per assicurare che gli interventi siano a norma dal punto di vista energetico e acustico.
Dopo un check interno ai singoli dipartimenti sui propri modelli, si forma il modello federato che viene poi testato con Solibri SMC per la Clash detection e il Code checking, una fase molto importante questa per garantire progetti a norma e senza interferenze geometriche. Successivamente implementiamo nel modello anche il 4D e il 5D e quindi la possibilità tramite l’information take off di ottenere sia la parte dei costi sia i tempi di un progetto. Questo flusso BIM si è sviluppato negli anni ed è oggetto di continue migliorie e ottimizzazioni.
Voi avete sposato la filosofia OPEN BIM quindi cosa ne pensate dell’interoperabilità?
Credo molto nella filosofia OPEN BIM perché è giusto che i singoli professionisti utilizzino il software più adeguato e coerente alle specifiche esigenze progettuali e che il loro lavoro possa essere facilmente interconnesso con quello degli altri. Devo però ammettere che non siamo ancora arrivati ad una totale interoperabilità e che ci sono dei limiti che stiamo affrontando insieme alle case produttrici dei software. Siamo tutti in un percorso: i progettisti, le case software, i committenti. Stiamo cercando di contribuire nel nostro piccolo allo sviluppo del BIM. (ndr – guarda il webinar di Bimportale in cui Maria Grazia Costa parla di progettazione impiantistica Open BIM e collaborazione con il caso studio del progetto HBIM di Palazzo Beccaria Litta nel Comune di Gambolò.)
Secondo la vostra esperienza come vedono le stazioni appaltanti il BIM, sono pronte ad implementarlo nei loro processi?
Nei nostri primi progetti BIM siamo stati noi a proporre all’amministrazione l’utilizzo di questa metodologia e a volte i nostri referenti, tipicamente i RUP e i sindaci dei Comuni committenti, non sapevano neppure cosa significasse l’acronimo. Ultimamente mi sembra che le cose stiano cambiando, il BIM è sempre più richiesto nelle gare d’appalto soprattutto come premio rispetto alla progettazione tradizionale. Il dubbio che potrebbe essere sollevato è che questo cambiamento di atteggiamento sia più dovuto alla necessità normativa che obbliga le amministrazioni ad andare in questa direzione, che invece legato ad una reale comprensione di cosa sia il BIM e dei suoi vantaggi. Ma come dice John Jacobs, co-fondatore di Life Is Good, “L’ottimismo ci aiuta a perseverare”. Io aggiungo che non bisogna mai smettere di avere fiducia nel futuro e di sognare.