Concludiamo con l’opinione di due operatori lo speciale sul tema della bozza di Regolamento di Esecuzione del Codice dei Contratti Pubblici del 13/05/2020. Abbiamo intervistato Stefano Lappa, Co Executive Director di Gruppo Contec e Michele Carradori, direttore di BIS-lab, laboratorio di ricerca del Gruppo Contec.
“Con soddisfazione vedo che i passi verso la digitalizzazione che erano già stati tracciati dal Codice Appalti sono stati sostanzialmente confermati. Penso che sia stato corretto riprendere i passaggi del Decreto 560/2017, la bozza del nuovo Regolamento conferma le prescrizioni precedenti e questo è importante, ribadire aspetti già noti è una cosa positiva. Permangono i problemi che le amministrazioni pubbliche potranno avere nell’affrontare il processo di digitalizzazione. L’imposizione di un obbligo non è sufficiente per rendere concreta la trasformazione” commenta Michele Carradori. “La PA, comunque, a livello strategico conferma la direzione, e questo è fondamentale: la strada è tracciata”.
Entrando nel dettaglio del testo della bozza del Regolamento Appalti: “La tecnologia corre più veloce dei tempi del legislatore ed è corretto non descrivere l’operatività pratica, ma dare delle macro indicazioni in relazione alle quali lo sviluppo tecnologico possa rimanere sempre coerente” commenta Stefano Lappa.
Secondo Lappa, emergono due considerazioni. “La prima è positiva e riguarda il fatto che sia stato inserito il richiamo al Codice Contratti su cui fonda il decreto Baratono. Si conferma così la funzione pubblica di traino verso lo sviluppo degli operatori, indicazione che era forte nelle direttive europee ed è stata recepita nella bozza del Regolamento”. La seconda considerazione invece lascia delle perplessità, e riguarda il fatto che il regolamento non si sostituisca al Codice Appalti, ma si aggiunga alla normativa già in vigore: “Codice Appalti, linee guida, decreti, una cinquantina di norme attuative… il Regolamento Appalti sarà un testo in più da conoscere e applicare. Io avrei eliminato la decretazione attuativa per ricondurre tutto a un testo unico”.
La presenza del BIM nel nuovo testo è accolta in modo positivo: “Con la conferma della progressiva obbligatorietà dell’introduzione del BIM, i Rup non avranno più alibi. Certo, mettendosi nei panni delle stazioni appaltanti, c’è ancora molto lavoro da fare”.
Un tema importante infatti è quello delle figure professionali e della formazione. Quali competenze deve avere il Rup? Il regolamento semplifica i requisiti del Rup, invece il Codice dei Contratti introduceva la figura del project manager. Cosa deve fare la PA? “Credo che iI BIM manager dovrebbe essere proprio il Rup, ma nel contesto attuale questo è ancora impensabile. Ragionare sulle procedure non è sufficiente, le procedure sono solo il mezzo per raggiungere il fine, cioè la buona gestione del bene pubblico e del processo edilizio. Le attività del Rup e le sue responsabilità dovrebbero essere viste in quest’ottica” concludono Lappa e Carradori.
SPECIALE “NUOVO REGOLAMENTO CODICE APPALTI”
Il BIM e il cambiamento dei contratti pubblici
Adriano Castagnone, ASSOBIM: il BIM nel nuovo Regolamento Appalti
Angelo Ciribini: la digitalizzazione nel nuovo Regolamento Appalti