Andrea Relli, Politecnica: le grandi potenzialità del BIM nel patrimonio esistente

Partito da autodidatta nel 2010 Andrea Relli ha iniziato prima a lavorare in ARCHICAD e poi in Revit. Oggi è BIM Coordinator di Politecnica.

Come è arrivato al BIM?
Nel primo studio dove ho iniziato a lavorare nel 2010 utilizzavano Revit e mi dissero che avevano già fatto un corso di aggiornamento per l’utilizzo del software e che mi sarei dovuto allineare a loro nel più breve tempo possibile. Fortunatamente avevo fatto il tirocinio universitario utilizzando ARCHICAD e in poco tempo divenni l’esperto di Revit dello studio. Successivamente mi son sempre mosso nei vari studi grazie al BIM fino ad arrivare allo studio ACPV dove ho davvero capito cosa volesse dire il BIM e le sue potenzialità. Da qui sono arrivato nello studio di ingegneria dove lavoro attualmente (Politecnica) e sono diventato Bim Coordinator per progetti molto grandi (oltre i 100K mq) mentre Bim Manager per progetti meno complessi.

Quali sono le caratteristiche principali della sua figura professionale?
Un buon BIM Coordinator, secondo me, deve avere un’ottima padronanza dello strumento di analisi dei modelli e anche del software di Authoring dove viene effettuata la modellazione. Oltre a questo è fondamentale la conoscenza della normativa BIM del paese dove è locato il progetto e le caratteristiche dei formati aperti BIM che vengono utilizzati nella commessa. Inoltre un plus non da poco è saper gestire il gruppo di lavoro cercando di organizzare il lavoro degli Specialist nel modo da avere più profitto possibile. Negli ultimi anni per la figura del Coordinator sta diventando sempre più importante saper usare un ambiente di programmazione visuale (Dynamo o Grasshopper) per risolvere problemi di vario genere sia di modellazione organica o comunque complessa sia riempire in modo automatico parametri di oggetti.

Come opera quotidianamente con quali strumenti e con quali obbiettivi?
Sempre con lo sguardo rivolto a migliorare la qualità del progetto e diminuire le interferenze fisiche il più possibile, opero giornalmente con il software di Autodesk Revit, spesso in abbinamento a Dynamo, per fare un primo controllo mono disciplinare sulla modellazione. Quando il controllo poi è avvenuto, settimanalmente passo a  Navisworks per le clash detection pluridisciplinari e a Solibri per il code checking il tutto poi viene notificato grazie al software di collaborazione Revizto che ci permette il monitoraggio dei problemi in tempo reale e rendere accessibile all’interno del team di progetto il progetto in un ambiente 3D navigabile

In che modo viene utilizzata la metodologia BIM della vostra azienda?
La metodologia BIM ha una storia relativamente lunga a Politecnica è partita nel 2010 come BIM Level 1 cioè legato ad una sola disciplina, l’architettura. Poi negli anni, visti gli enormi benefici che la progettazione aveva risentito, è stata implementata in tutti i settori nella quale la società opera. Nonostante ci sia una BIM strategy aziendale forte la caratteristica principale del processo BIM nella società è che riesce ad adattare le proprie esigenze di flusso di lavoro e utilizzazione degli strumenti, raggiungendo il miglior rapporto tra progetto, standardizzazione e processo.

Mi può parlare di un suo progetto realizzato con metodologia BIM?
Il progetto a cui sto lavorando come BIM Coordinator è l’ospedale di Køge in Danimarca (Zealand University Hospital). Il progetto prevede l’ampliamento dell’attuale struttura ospedaliera, che sarà portata dagli attuali 64mila metri quadri e 296 posti letto ai futuri 185mila metri quadri e 789 posti letto da sviluppare completamente secondo metodologia BIM.
Siamo partiti da una bozza planimetrica precedentemente realizzata in formato AutoCad, trasformandola e implementandola in BIM come richiesto dalla committenza. Abbiamo così realizzato i vari modelli confrontandoci mensilmente con le imprese e la stazione appaltante che era dotata del room program per la pianificazione delle camere. Data la complessità del progetto, il BIM si è rivelato fondamentale perché ci ha permesso di gestire al meglio il gran numero di dati presenti nel modello. Un risvolto molto interessante di questo progetto è stata l’introduzione nel flusso di lavoro di dRofus un database che ci ha permesso di tenere sotto controllo tutti i requisiti degli oggetti modellati. grazie alla sincronizzazione al database lo sviluppo del modello ha avuto i dati sempre aggiornati e sotto controllo. Il progetto ha riguardato tutti gli aspetti del processo, anche il cantiere, infatti inserendo i codici WBS e quelli legati all’elenco prezzi abbiamo sia potuto ripercorrere puntualmente il Quantity take-off che gestire con software BIM tempi e costi (4D-5D) del cantiere. Questo ci ha permesso di controllare i costi durante tutta la fase progettuale e rispettare una serrata tabella di programmazione e costruzione.

Quali sono secondo lei le prospettive future del BIM in Italia?
Il BIM in Italia sta avendo una espansione fortissima e tutta la filiera delle costruzioni, dai progettisti alle imprese, sta pian piano capendo che dobbiamo spostare più l’attenzione alla progettazione e risolvere le varie problematiche prima di arrivare in cantiere. Come implementazione nell’immediato futuro il BIM lo vedo proiettato come metodologia per l’esistente (HBIM), le infrastrutture e soprattutto il Facility Management perché uno dei motivi per cui è nato, ed ha grandi potenzialità, è appunto la gestione del patrimonio costruito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, dopo i primi anni a rincorrere notizie di cronaca e attualità ha deciso di fermarsi per seguire più da vicino il mondo dell’architettura e del design. Collabora con diverse testate di questo settore alla ricerca di progetti e nuove iniziative da raccontare e descrivere con una particolare attenzione alle idee più innovative approfondendo anche tematiche legante al rispetto dell’ambiente e alle fonti rinnovabili.


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