Sostenibilità e digitalizzazione, un’evoluzione in parallelo

Un anno a dir poco complicato: questa, in estrema sintesi, la definizione del 2023 che sta volgendo al termine. Le forti tensioni geopolitiche e i conseguenti rincari non hanno aiutato e non stanno aiutando un’economia che si era appena brillantemente ripresa dopo l’emergenza sanitaria. La diciassettesima edizione del One Team User Meeting a Milano è stata un’occasione per dare uno sguardo ai trend 2024 in tema di innovazione e digitalizzazione del settore edilizio, ma anche un’opportunità per fare il punto di una situazione, quella della sostenibilità in Italia, ancora in chiaroscuro.
Andrea Perego, Marketing Director & Innovation Consulting l’ha introdotta così: “One Team ha sempre avuto a cuore la sostenibilità a partire dal logo che rappresenta il nostro Pianeta. Ormai da anni lavoriamo per l’Unione Europea in importanti progetti di ricerca e sviluppo volti a utilizzare la digitalizzazione per rendere più sostenibili edifici e fabbriche. Crediamo fortemente che preservare la Terra e le sue risorse sia quanto mai fondamentale, specialmente in questo periodo storico”.

L’impegno delle imprese non basta
Stando ai dati ISTAT più recenti, le imprese italiane si sono impegnate a migliorare la propria attitudine alla sostenibilità. Le note positive arrivano in particolar modo dal settore manifatturiero: “si stima che il 59,5% delle imprese manifatturiere, nel 2022, abbia intrapreso azioni di sostenibilità. Tra queste, il 50,3% adotta azioni di tutela ambientale, il 44,6% di sostenibilità sociale e il 36,8% di sostenibilità economica. Le grandi imprese sono mediamente le più attive in tutte le pratiche di sostenibilità: oltre i 4/5 delle grandi imprese (81,5%) e soltanto il 36,1% delle piccole imprese fanno azioni di sostenibilità. Tuttavia, Giovanni Perego, BIM Manager e BIM Technical Process Analyst di One Team, afferma: “Tenendo conto che il 2030 sarà la data-limite entro la quale tutte le aziende dovranno adeguarsi a nuovi standard europei, al momento l’Italia appare molto indietro e con poca prospettiva di miglioramento”.

Non solo edifici: progettare intere città in 3D
Un quadro controverso che non arresta l’evoluzione degli strumenti digitali sviluppati per le imprese di costruzione con l’obiettivo di semplificare i processi di progettazione e costruzione e diffondere le pratiche di sostenibilità.
È il caso della georeferenziazione integrata nel sistema di progettazione BIM: i modelli urbani, ma anche edilizi, si avvalgono oggi di dati di tipo GIS (Geographic Information System) bidimensionali, ai quali si aggiungono, però, informazioni tridimensionali dell’edificato, che tengono conto anche del contesto urbano circostante, in un’ottica di ottimizzazione e di risparmio energetico.
Partendo dagli ArcGIS Open Data rilasciati gratuitamente e disponibili sul web all’interno dei geoportali regionali e locali, dei siti degli enti statali e delle applicazioni create da organizzazioni internazionali, è addirittura possibile ricostruire il prototipo di un’intera città e ricavare informazioni tridimensionali ottenendo un quadro uniforme del territorio a livello nazionale.
Con OpenStreetMap, comunità di volontari che collaborano alla creazione di un Database Open, si possono potenzialmente visualizzare anche strade, fiumi, ferrovie e perfino alberi, con un buon livello di precisione del contesto. Una recente novità internazionale in tema è Overture Maps Foundation, frutto della collaborazione tra alcuni noti giganti del web, che risulta promettente anche se al momento le immagini non appaiono molto precise.
A livello nazionale invece, la novità più rilevante è la possibilità, per tutti, di disporre dei dati dell’Istituto Geografico Militare, ovvero il DataBase di Sintesi Nazionale (DSBN).
Integrare i dati GIS durante il processo BIM è imprescindibile per tre principali motivi: perché sono indispensabili per ambientare e presentare i progetti BIM nel contesto territoriale con un occhio molto attento alla sostenibilità ESG, dall’impatto ambientale al risparmio energetico fino al benessere dei cittadini, perché sono ora riconosciuti anche nel nuovo Codice degli Appalti e perché applicazioni e formati BIM consentono ormai un’integrazione agevole di tali dati.
In sintesi, partendo da un rilievo in GIS è possibile arrivare fino alla realizzazione del piano di fattibilità tecnico economico (PFTE) del flusso BIM, per proseguire poi con la progettazione definitiva ed esecutiva e con il collaudo in cantiere.
BIM e GIS si interconnettono creando una collaborazione bidirezionale; per dirla con gli esperti One Team, “Il GIS informa il BIM e il BIM rifornisce il GIS”. In tal senso, software BIM Autodesk come Civil 3D e InfraWorks consentono un’ottima integrazione GIS. One Team mette inoltre a disposizione un nuovo corso di soluzione dal titolo “Strumenti e dati GIS per il BIM”.

Il cantiere digitalizzato è più sostenibile
Uno dei nuovi obiettivi dell’integrazione tra processi BIM e tecnologie GIS è quello di analizzare il contesto territoriale e le sue trasformazioni in atto, restituendo – già in fase di progetto e poi in corso d’opera – una fotografia in tempo reale dell’area di cantiere con evidenti vantaggi in termini di sostenibilità: non solo tempi e costi ridotti e prevenzione/gestione del rischio idrogeologico ma anche analisi qualitative e quantitative dei materiali di cantiere con conseguente adeguato recupero o smaltimento. In questo modo è possibile rispettare i protocolli di sostenibilità del cantiere. Il gemello digitale georeferenziato (GeoDigitalTwin) diviene così a tutti gli effetti fondamentale per l’intero ciclo di vita dell’opera.

La toolbox della sostenibilità
L’istituzione, con il regolamento UE 2020/852, di una tassonomia europea che classifica le attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale, stabilendo sei obiettivi nel rispetto del principio Do Not Significant Harm (DNSH) ha fatto sì che anche nelle stesure delle normative nazionali si cominciasse a trattare con più assiduità il tema.  Il nuovo Codice degli Appalti, nell’articolo 57 “Sostenibilità sociale e CAM”, fa riferimento a “misure orientate a garantire le pari opportunità”, richiede alle stazioni appaltanti di rispettare i Criteri Ambientali Minimi all’interno della documentazione di gara e, nell’art. 11 dell’allegato I.7, stabilisce i requisiti per la relazione di sostenibilità dell’opera.
Cosa fare dunque per progettare e costruire edifici e infrastrutture realmente sostenibili? “Green BIM, protocolli, certificazioni sono tutti strumenti volti a incentivare e misurare la sostenibilità, così come il Position Paper n.5 di AIS (Associazione Infrastrutture Sostenibili) che definisce i parametri di misurazione per il cantiere sostenibile.” dichiara Marta Tadiotto, BIM Specialist e BIM Infrastructure Application Engineer.
Un applicativo molto utile è ArcGIS Pro, software che integra BIM e GIS e supporta attività di analisi, verifica e gestione in tutte le fasi del ciclo di vita dell’opera, valorizzando gli aspetti sociali, geografici, economici e tematici del sito. Per esempio, è possibile mappare un’area per individuare eventuali lacune a livello di accessibilità sociale (es. fermata di un tram mancante presso un punto di interesse) o per intervenire con la piantumazione di nuovi alberi allo scopo di ridurre la formazione delle isole di calore.
Altri software che aiutano la sostenibilità in fase di progettazione sono la famiglia dei prodotti Autodesk e Innovyze.
Tanti obiettivi, numerosi strumenti a disposizione, i fondi europei del PNRR: il nostro Paese ha una grande possibilità di spiccare il volo, ma, come ribadito durante il One Team User Meeting 2023, è necessario comprendere che, senza digitalizzazione, non c’è sostenibilità.

 

mm

Lavoro nel settore della comunicazione b2b da alcuni anni sia per testate giornalistiche che agenzie di comunicazione. Focus della mia attività è il confronto quotidiano con le nuove modalità di gestione ed elaborazione delle informazioni, le nuove tecnologie digitali, le trasformazioni in corso nelle professioni e nell’industria.


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