Roberta Cecchi: il mio lavoro non esisterebbe senza il BIM

Tra i primi studenti dell’Università di Architettura di Firenze ad utilizzare il computer per la produzione dei progetti d’esame Roberta Cecchi già nel 1995 creava modelli 3D da cui ricavava, in automatico, gli elaborati grafici per la stampa (piante, sezioni e prospetti) con rendering e fotoinserimenti. In quegli anni ancora non si parlava di BIM ma di “Virtual Building” ed è stata proprio la tecnologia 3D utilizzata fin dagli albori a portarla in modo naturale, ad occuparsi di BIM. Nel 1999 insieme ad alcuni colleghi fonda il portale ArchiRADAR che si occupa di produzione oggetti BIM per professionisti e aziende di tutto il mondo, oltre che di formazione e servizi BIM a 360 gradi. “La nostra mission – racconta – è dare un valido supporto agli studi e alle aziende che si approcciano al BIM, sviluppare progetti BIM per gare e appalti pubblici e contribuire alla diffusione della “cultura BIM” non solo in Italia”.
Oltre alla libera professione Roberta Cecchi è docente al Master BIM di secondo livello dell’Università di Ingegneria di Pisa ed esaminatore BIM per l’azienda ICMQ Spa.

Come potrebbe descrivere il suo lavoro all’interno di un processo BIM?
Mi occupo di pianificare e coordinare i gruppi di lavoro, studiare l’approccio migliore per il conseguimento degli obiettivi, supervisionare e validare il lavoro dei BIM Specialist e dei BIM Coordinator.  Mi occupo inoltre della stesura dell’Employer’s Information Requirements (EIR) che del BIM Execution Plan (BEP) pre e post gara. In sintesi il mio lavoro è garantire un processo BIM efficiente, focalizzato su obiettivi e risultati, con il massimo impegno professionale possibile.

Quali sono i principali obbiettivi che è più facile ottenere con la metodologia BIM e con quali strumenti è possibile raggiungerli più facilmente?
L’obiettivo è sempre focalizzato sul risultato da voler raggiungere, attraverso la massima produttività ed efficienza possibile, tenendo presente i costi. Oggi si trovano sempre più professionisti che parlano di BIM o che sanno usare questo o quell’altro software, ma ciò che invece in pochi sanno fare è pianificare l’utilizzo dei tanti software disponibili, farli dialogare tra loro e tracciare la strada più semplice e produttiva possibile. Il mio lavoro mi permette di conoscere molte realtà nel campo delle costruzioni e quasi sempre l’errore comune è l’introduzione di tanti software nel proprio flusso di lavoro senza alcuna coerenza e, soprattutto, senza averne sufficiente padronanza disperdendo energie e tempo. Saper scegliere gli strumenti più adatti presuppone un’ampia conoscenza dei prodotti in commercio, una notevole sperimentazione personale e una padronanza della materia che non si trova ovunque.

Utilizziamo principalmente ARCHICAD, il software più flessibile e duttile che ci sia tra i BIM Authoring, collegato dinamicamente a Rhino e Grasshopper, poi programmi di computo metrico quali STR Vision CPM e Mastro 4K e Solibri per clash detection. Ma all’occorrenza ne usiamo altri, in base alle esigenze del momento e al tipo di lavoro che dobbiamo fare.

Che cosa vuol dire BIM per Archiradar?
Il nostro lavoro non esisterebbe senza il BIM: è fondamentale per utilizzare, gestire e usare i dati che ruotano attorno a una commessa con lo scopo di integrare processi. Il BIM ci permette di incrementare la produzione, limitare o avere un controllo sugli errori, migliorare la qualità non solo del progetto in sè ma anche della comunicazione dello stesso.

Mi può parlare di un suo progetto, di recente realizzazione, progettato con metodologia BIM?
Utilizziamo il BIM dal 2012 e abbiamo prodotto molti lavori con questa metodologia. Ultimamente stiamo seguendo la modellazione BIM as-built di alcuni magazzini/depositi di Trenitalia che saranno riconvertiti a nuove funzioni. Italferr Spa è una delle prime grandi aziende italiane che si è interessata al BIM da subito e i cui dipendenti sono certificati BIM da ICMQ. L’obiettivo è ovviamente quello di avere questi manufatti in BIM al fine di una programmazione avanzata della manutenzione. Sul Facility Management, in Italia, siamo ancora molto indietro. Nei prossimi anni questa sarà la grande sfida.

Quale può essere l’impatto del BIM nel mondo delle costruzioni e che direzione sta prendendo?
Da ciò che posso vedere il BIM sta “svecchiando” finalmente l’industria delle costruzioni con un vento di novità che spero portino non solo a migliorare la qualità dei progetti e l’efficienza dei manufatti ma, soprattutto, a ridurre gli sprechi e i ritardi che accusano quasi tutti i cantieri in Italia. Nuove professioni, nuove metodologie, nuove sfide. Non è semplice per uno studio o una azienda il passaggio al BIM, me ne rendo conto tutti i giorni. La resistenza maggiore al cambiamento è data principalmente dal modus operandi, sempre identico tramandato per decenni, degli studi di progettazione e delle imprese di costruzione. Accettare di cambiare modalità di lavoro è lo scoglio più difficile da superare, ma la strada del progresso è tracciata e non percorrerla significa essere dei dinosauri del XXI secolo.

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Giornalista professionista della redazione di BIMportale, dopo i primi anni a rincorrere notizie di cronaca e attualità ha deciso di fermarsi per seguire più da vicino il mondo dell’architettura e del design. Collabora con diverse testate di questo settore alla ricerca di progetti e nuove iniziative da raccontare e descrivere con una particolare attenzione alle idee più innovative approfondendo anche tematiche legante al rispetto dell’ambiente e alle fonti rinnovabili.


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